TARANTO. La Cassazione dice no al riarresto dei parenti di Sabrina Misseri nelle motivazioni che seguono la decisione dello scorso 21 settembre e bacchetta il tribunale del Riesame di Taranto, colpevole di "non avere esaminato" i presunti "gravi indizi" nei confronti degli indagati accusati di soppressione del cadavere di Sarah Scazzi e di avere cosi' dato vita ad una serie di "incongruenze con il racconto dell'unico reo confesso del delitto Michele Misseri".
In particolare, la Prima sezione penale ha rimproverato il tribunale del Riesame di Taranto perche', lo scorso 10 marzo, "pur dilungandosi nella confutazione dei ritenuti falsi alibi che sarebbero stati indicati" da Carmine Misseri e da Cosimo Cosma, rispettivamente zio e cugino di Sabrina Misseri, accusati di aver soppresso il cadavere di Sarah Scazzi insieme a Michele Misseri, non ha esaminato "con il doveroso impegno gli elementi che, ove ritenuti fondati e non smentiti da elementi di forza maggiore, sarebbero idonei a giustificare un serio dubbio, ancorato a dati temporali e spaziali oggettivi, in punto di concorso materiale degli indagati, in ausilio a Michele Misseri, nella soppressione del cadavere della Scazzi secondo le modalita' indicate nell'ordinanza genetica, corrispondenti a quelle indicate dall'unico reo confesso del delitto, Michele Misseri, e confermate dal Tribunale".
Nel dettaglio, la Suprema Corte, dichiarando inammissibile il ricorso della Procura di Taranto che chiedeva il riarresto dei parenti di Sabrina Misseri, e accogliendo i ricorsi presentati dai difensori di Cosimo Cosma e di Carmine Misseri, ha evidenziato come "le incongruenze spazio-temporali segnalate dal Cosma non sono state affatto valutate dal tribunale, che ha ignorato le mappe con la topografia dei luoghi prodotte a sostegno del suo assunto di non essere stato raggiunto dallo zio Michele prima della soppressione del cadavere e di non avere partecipato all'azione criminosa, come del resto costantemente sostenuto dallo stesso Michele Misseri, non trovandosi la casa del Cosma sul percorso descritto dallo zio e non essendo il tragitto ipotizzato dagli inquirenti, incrociante l'abitazione dell'indagato, quello piu' breve per raggiungere da Avetrana la contrada Mosca".
Spetterà ora al Tribunale di Taranto dover riesaminare le accuse nei confronti dei parenti di Sabrina
In particolare, la Prima sezione penale ha rimproverato il tribunale del Riesame di Taranto perche', lo scorso 10 marzo, "pur dilungandosi nella confutazione dei ritenuti falsi alibi che sarebbero stati indicati" da Carmine Misseri e da Cosimo Cosma, rispettivamente zio e cugino di Sabrina Misseri, accusati di aver soppresso il cadavere di Sarah Scazzi insieme a Michele Misseri, non ha esaminato "con il doveroso impegno gli elementi che, ove ritenuti fondati e non smentiti da elementi di forza maggiore, sarebbero idonei a giustificare un serio dubbio, ancorato a dati temporali e spaziali oggettivi, in punto di concorso materiale degli indagati, in ausilio a Michele Misseri, nella soppressione del cadavere della Scazzi secondo le modalita' indicate nell'ordinanza genetica, corrispondenti a quelle indicate dall'unico reo confesso del delitto, Michele Misseri, e confermate dal Tribunale".
Nel dettaglio, la Suprema Corte, dichiarando inammissibile il ricorso della Procura di Taranto che chiedeva il riarresto dei parenti di Sabrina Misseri, e accogliendo i ricorsi presentati dai difensori di Cosimo Cosma e di Carmine Misseri, ha evidenziato come "le incongruenze spazio-temporali segnalate dal Cosma non sono state affatto valutate dal tribunale, che ha ignorato le mappe con la topografia dei luoghi prodotte a sostegno del suo assunto di non essere stato raggiunto dallo zio Michele prima della soppressione del cadavere e di non avere partecipato all'azione criminosa, come del resto costantemente sostenuto dallo stesso Michele Misseri, non trovandosi la casa del Cosma sul percorso descritto dallo zio e non essendo il tragitto ipotizzato dagli inquirenti, incrociante l'abitazione dell'indagato, quello piu' breve per raggiungere da Avetrana la contrada Mosca".
Spetterà ora al Tribunale di Taranto dover riesaminare le accuse nei confronti dei parenti di Sabrina