di Vittorio Polito. Il Laboratorio Teatrale dell’Università della Terza e Libera Età “Auser” con il patrocinio del Comune di Bari e Antenna Sud, presenta al Teatro Di Cagno, giovedì 15 dicembre, la commedia di Domenico Triggiani (1929-2005), scrittore e commediografo, “U madremonnie de Celluzze”.
La vicenda viene rappresentata con 10 personaggi: Jannine (madre dello sposo, Anna Quarto), che con decisione mette in risalto i compiti di una madre alle prese con un figlio da sistemare, nonostante le difficoltà del suo carattere; Beneditte (padre dello sposo, Giuseppe Guida), che si trova ad affrontare una difficile situazione; Mechèle e Geditte (genitori della sposa, Enzo Rizzo e Rosalba Citarella), il primo apparentemente iettatore, la seconda sempre pronta a difendere la figlia dal mormorio dei vicini; Giacchine (fratello della sposa, Mario Mitolo)), Vastiane e Felomène (zii della sposa, Alfonso Paulicelli e Katia Antonicelli), tutti e tre sempre disponibili a “dare una mano”; Leciètte (la sposa, Tonia Salomone), in un ruolo ingenuo e ricco di difetti; Celluzze (lo sposo, Vittorio Triggiani), che affronta un personaggio non facile, dimostrando una finta ingenuità. La vicenda si svolge in presenza di un monaco, Don Felisce (Piero Genchi), che la sa lunga, sempre prodigo a proporre soluzioni, anche in situazioni che esorbitano dal suo ruolo di sacerdote. Regia di Tonio Del Core.
I pregi di questa commedia sono numerosi e appariscenti, tipici delle commedie di Domenico Triggiani, che tenta in ogni modo di recuperare la più genuina baresità. Il progetto matrimonio rappresenta, per ogni famiglia, agiata o no, un impegno notevole e pieno di difficoltà. A Triggiani, esperto della materia, poiché autore di altre commedie in dialetto (All’aneme de la bonaneme, No, u manecomie no!, Che le surde jè mugghie a jèsse mùte, So ffatte sé’!, Nge ne sìme ascennùte, U rètorne de Giacchìne Mùratte, A cchiànge stù muèrte so làggreme perdùte, No, u muèrte non u vògghie!, Nessciùne u sàpe, Le barise a Venèzie, La candine de Cianna Cianne), va dato atto delle sue ottime qualità di commediografo e ricercatore, più volte affermate da qualificati critici e riconosciute anche dai premi e dalle attestazioni ricevute. Non va dimenticato che Domenico Triggiani si è dedicato con passione ed entusiasmo alla rivalutazione del dialetto, alla salvaguardia delle tradizioni ed alla baresità.
La vicenda viene rappresentata con 10 personaggi: Jannine (madre dello sposo, Anna Quarto), che con decisione mette in risalto i compiti di una madre alle prese con un figlio da sistemare, nonostante le difficoltà del suo carattere; Beneditte (padre dello sposo, Giuseppe Guida), che si trova ad affrontare una difficile situazione; Mechèle e Geditte (genitori della sposa, Enzo Rizzo e Rosalba Citarella), il primo apparentemente iettatore, la seconda sempre pronta a difendere la figlia dal mormorio dei vicini; Giacchine (fratello della sposa, Mario Mitolo)), Vastiane e Felomène (zii della sposa, Alfonso Paulicelli e Katia Antonicelli), tutti e tre sempre disponibili a “dare una mano”; Leciètte (la sposa, Tonia Salomone), in un ruolo ingenuo e ricco di difetti; Celluzze (lo sposo, Vittorio Triggiani), che affronta un personaggio non facile, dimostrando una finta ingenuità. La vicenda si svolge in presenza di un monaco, Don Felisce (Piero Genchi), che la sa lunga, sempre prodigo a proporre soluzioni, anche in situazioni che esorbitano dal suo ruolo di sacerdote. Regia di Tonio Del Core.
I pregi di questa commedia sono numerosi e appariscenti, tipici delle commedie di Domenico Triggiani, che tenta in ogni modo di recuperare la più genuina baresità. Il progetto matrimonio rappresenta, per ogni famiglia, agiata o no, un impegno notevole e pieno di difficoltà. A Triggiani, esperto della materia, poiché autore di altre commedie in dialetto (All’aneme de la bonaneme, No, u manecomie no!, Che le surde jè mugghie a jèsse mùte, So ffatte sé’!, Nge ne sìme ascennùte, U rètorne de Giacchìne Mùratte, A cchiànge stù muèrte so làggreme perdùte, No, u muèrte non u vògghie!, Nessciùne u sàpe, Le barise a Venèzie, La candine de Cianna Cianne), va dato atto delle sue ottime qualità di commediografo e ricercatore, più volte affermate da qualificati critici e riconosciute anche dai premi e dalle attestazioni ricevute. Non va dimenticato che Domenico Triggiani si è dedicato con passione ed entusiasmo alla rivalutazione del dialetto, alla salvaguardia delle tradizioni ed alla baresità.
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Cultura e Spettacoli