BARI. La Cisl aderisce ai sentimenti ed alle motivazioni della stragrande maggioranza della popolazione pugliese che non vuole che le coste del proprio mare, dove insistono parchi marini e riserve naturalistiche, vengano insidiate da trivellazioni per la ricerca di idrocarburi. Detto questo va, però, precisato che non basta far sapere di essere spaventati ne risolvere i problemi con ‘fuochi pirotecnici’ affidati a manifestazioni. E’ necessaria, invece, un’accorta politica energetica – nazionale e regionale – che distribuisca in maniera sostenibile il carico delle diverse fonti di approvvigionamento per la produzione di energia, elemento, quest’ultimo, insostituibile per la vita civile e per il sistema produttivo di un Paese. Non basta, perciò, un semplice ‘NO’, di fronte all’assenza di una politica energetica nazionale, dalla Cisl più volte denunciata, ed alla necessità di reimpostare il Piano energetico ambientale regionale (Pear); un semplice ‘NO’, anche se collettivamente espresso da un territorio, appare indifeso di fronte ad esigenze di politica economica che richiedono volumi produttivi cospicui. Nel 2010 per rispondere alla richiesta di energia elettrica per 326,2 Mdi di kWh sono stati necessari 183,8 mni tep (tonnellate equivalenti di petrolio) di combustibili da diverse fonti. Di queste sono state impiegate 71,2 mni tep di petrolio, in forte calo dal 2007 in poi, grazie al ricorso a fonti alternative, cioè gas naturale (68 mni tep), rinnovabili (4,5 mni tep) ed energia importata. È chiaro, quindi, che per scongiurare un utilizzo ulteriore o crescente di idrocarburi bisogna insistere sulle alternative che assicurino l’indipendenza energetica del Paese. In Italia ciò non avviene ed in Puglia avviene in maniera disordinata e contraddittoria, più incline a rispondere a parole d’ordine che ad una razionale distribuzione delle fonti di approvvigionamento e, peraltro, provocando seri problemi per l’ambiente “che sarà ”. Il nuovo PEAR deve razionalizzare l’utilizzo di fonti rinnovabili (vento e sole) di cui si è finora fatto un uso indiscriminato ed eccessivo e assolutamente invasivo in ampie fasce del territorio regionale. Deve, poi, porsi il problema dello smaltimento dei numerosi generatori eolici (palificazioni comprese) e dei pannelli fotovoltaici, la cui soluzione non può rimanere solo a carico delle future generazioni. E, ancora: vanno rimossi atteggiamenti pregiudizievoli alla realizzazione degli impianti di rigassificazione di Brindisi, all’ammodernamento delle centrali come l’Enipower di Taranto e quelle del polo elettrico brindisino. La CISL di Puglia, quindi, ritiene che insieme alle manifestazioni di rifiuto per le trivellazioni debba esserci, da parte dei soggetti responsabili delle scelte energetiche regionali, un gesto di presa d’atto che quel NO diventa vero ed inamovibile se si sbloccano i tanti veti che oggi frenano la realizzazione di opere davvero alternative al petrolio. Lo si legge in una nota della Cisl Puglia.