Concordia: "Schettino perse ore preziose". E monta la protesta di Greenpeace contro i ritardi della politica

GROSSETO. La responsabilita' dell'incidente che ha portato all'affondamento della nave Costa Concordia "e' sicuramente del comandante", il quale per altro ha perduto un'ora preziosa nell'organizzazione dei soccorsi, per cui se l'allarme fosse stato dato nei tempi dovuti con ogni probabilita' non si avrebbe avuto un simile numero di vittime.
Lo ha sostenuto il comandante generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, ammiraglio Marco Brusco, nel corso di un'audizione alla commissione Lavori pubblici del Senato, sottolineando che nel lasso di tempo intercorso prima delle decisioni operative da parte del comandante Schettino "si sarebbero potute calare le scialuppe con calma" e quindi mettere con piu' efficacemente in sicurezza i passeggeri.

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Quanto alla manovra di avvicinamento alla costa del transatlantico, che sarebbe stata operata da Schettino per facilitare le operazioni di soccorso, l'ammiraglio Brusco ha rilevato che l'analisi della scatola nera indichera' se si sia trattato "realmente un atto di perizia, dopo aver commesso la sciocchezza" del cosiddetto 'inchino', oppure "se sia avvenuta casualmente", in questo senso particolare di particolare rilievo sara' la tempistica di posizionamento delle ancore. In generale, la pratica dell'inchino, praticata dalle marinerie anche a livello internazionale non puo' essere considerata vietata, ma deve essere "effettuata nel rispetto delle specifiche norme di sicurezza" e, in ogni caso, il comandante e' "per legge l'unico responsabile nella condotta della nave".

Nel frattempo, ci sara' una estensione dell'incidente probatorio sulla scatola nera della nave Costa Concordia nell'eventualita' che agli attuali indagati Francesco Schettino e Ciro Ambrosio se ne aggiungano altri da qui al 3 marzo, data in cui avverra' l'accertamento peritale. Lo ha spiegato il gip del tribunale di Grosseto, Valeria Montesarchio.

SACERDOTE IN RITIRO? NO, ERA SULLA CONCORDIA - Don Massimo Donghi, sacerdote a Besana Brianza (Monza), aveva annunciato ai suoi parrocchiani un ritiro spirituale, magari in un eremo, come aveva loro riferito, ma invece era sulla crociera della Costa Concordia, come invece è emerso proprio grazie a Facebook. La vicenda, riportata da Leggo.it e ripresa da vari siti, è venuta a galla perché a parlarne sul noto social network è stata la nipote del sacerdote nato a Seveso. La ragazza, appena si è salvata dal naufragio, non solo ha avvertito i parenti, ma ha voluto condividere la propria gioia per lo scampato pericolo con gli amici di Facebook, raccontando di aver raggiunto le scialuppe di salvataggio insieme alla nonna e allo zio.

E lo zio é appunto don Massimo Donghi. Al telefono dell'abitazione del prete, che su Facebook ha collezionato la bellezza di 688 amici, risponde una cortese segreteria telefonica che comincia con "pace e bene a te". La voce è quella del parroco, che al momento sembra preferire il silenzio. Così come preferiscono non commentare la vicenda i religiosi delle altre parrocchie raggiunti telefonicamente.

(grafico: Ansa Centimetri)

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