di Barbara Musciagli. Quando Elena e Raffaele (coordinatori dell'ANAC, ndr), qualche anno fa, mi hanno chiesto di far parte dell’ANAC, ho subito risposto in maniera affermativa perché pensavo fosse lodevole il loro impegno per l’Africa e che fosse una di quelle associazioni “fantasma” che non richiedono impegno ma… così non è stato!
Oggi la chiamo 'fortuna', perché sono stata fortunata ad incrociare la mia strada con la loro per ben due volte.
La prima volta sono stata io che ho dato a loro: sono infatti riusciti a “rubarmi” una firma e pochi euro per la costituzione dell’associazione; la seconda volta, loro hanno dato qualcosa a me: mi hanno donato l’amore per l’ Africa, la loro amicizia e la loro famiglia.
Fine aprile 2010: arrivano nel mio ufficio, Elena mi dice: "Dobbiamo farti una proposta indecente! Parti in Africa al mio posto". La mia bocca si è mossa da sola e non so
per quale strano motivo abbia detto sì! Io che odio viaggiare, io che la sera voglio dormire nel mio letto, io che sono abituata alle comodità , io...
Da quel sì, è iniziato un esilarante conto alla rovescia: in appena un mese ho dovuto fare il passaporto e tutte le vaccinazioni. Io e Raffaele abbiamo rischiato di non partire perché il mio passaporto non arrivava... ma alla fine siamo riusciti a prendere l’aereo per Kinshasa, bagagli pesantissimi, un viaggio interminabile e la puzza dell’Ethiopian Airlines, un olezzo che ho portato con me per diversi giorni dopo il mio rientro in Italia e che non dimenticherò per tutta la vita.
Il 20 giugno 2010 sono rientrata in Italia con le valigie vuote ed il mio 'mal d'Africa'. Solo dopo un lungo periodo di “riadattamento” alla vita civile mi sono resa conto che a Kinshasa non ho lasciato solo cibo, medicine e vestiti ma anche testa e cuore.
Oggi la chiamo 'fortuna', perché sono stata fortunata ad incrociare la mia strada con la loro per ben due volte.
La prima volta sono stata io che ho dato a loro: sono infatti riusciti a “rubarmi” una firma e pochi euro per la costituzione dell’associazione; la seconda volta, loro hanno dato qualcosa a me: mi hanno donato l’amore per l’ Africa, la loro amicizia e la loro famiglia.
Fine aprile 2010: arrivano nel mio ufficio, Elena mi dice: "Dobbiamo farti una proposta indecente! Parti in Africa al mio posto". La mia bocca si è mossa da sola e non so
per quale strano motivo abbia detto sì! Io che odio viaggiare, io che la sera voglio dormire nel mio letto, io che sono abituata alle comodità , io...
Da quel sì, è iniziato un esilarante conto alla rovescia: in appena un mese ho dovuto fare il passaporto e tutte le vaccinazioni. Io e Raffaele abbiamo rischiato di non partire perché il mio passaporto non arrivava... ma alla fine siamo riusciti a prendere l’aereo per Kinshasa, bagagli pesantissimi, un viaggio interminabile e la puzza dell’Ethiopian Airlines, un olezzo che ho portato con me per diversi giorni dopo il mio rientro in Italia e che non dimenticherò per tutta la vita.
Il 20 giugno 2010 sono rientrata in Italia con le valigie vuote ed il mio 'mal d'Africa'. Solo dopo un lungo periodo di “riadattamento” alla vita civile mi sono resa conto che a Kinshasa non ho lasciato solo cibo, medicine e vestiti ma anche testa e cuore.