BARI. “Nella giornata in cui si è aperto a Palazzo Chigi il tavolo con sindacati e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro, mi preme rinnovare al Governo nazionale l’appello ad una politica occupazionale che tranquillizzi chi un’occupazione ce l’ha e rassicuri chi la deve ancora ottenere”. È questo, secondo il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, l’obiettivo di qualsiasi intervento: “incoraggiare e costruire, aggiungere garanzie, perciò, non sottrarle”. Il riferimento di Introna è all’estensione del confronto, in particolare, all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
In un momento di crisi, nel quale “occorre difendere fino all’ultimo posto di lavoro”, non è certamente una priorità rivedere la norma che considera illegittimi i licenziamenti senza giusta causa o giustificato motivo. “Sfondare l’ultima linea di difesa del fronte occupazionale” non sembra, al presidente del Consiglio regionale pugliese, un argomento proponibile di fronte ad una disoccupazione a doppia cifra e davanti a situazioni difficili generalizzate, a danno soprattutto del Mezzogiorno, mentre molti lavoratori, sfiduciati, non figurano peraltro nelle liste di disoccupazione e quindi nemmeno vengono registrati da indicatori già preoccupanti”.
“Sono sicuro che il presidente Monti, il ministro Fornero e tutti i rappresentanti di un esecutivo attento come l’attuale hanno a cuore le sorti del Paese e non chiederanno sacrifici ‘impossibili’ a quanti sono stati già sollecitati a dare un contributo pesante, con la prima manovra di dicembre”.
Introna ricorda quanto già affermato quando indiscrezioni di stampa fecero parlare di decisioni sull’art. 18, poi “responsabilmente escluse dal Governo. “Prima di cancellare una delle conquiste storiche del socialismo riformista, si dovrebbero ristabilire condizioni meno pesanti per i livelli occupazionali”.
“Solo a quel punto i ‘tabù’ potranno cadere - conclude – ma solo in un mercato del lavoro mobile, flessibile, non in quello attuale, drammaticamente bloccato, dove chi scende dal treno sa di non avere nessuna speranza di risalire”.
In un momento di crisi, nel quale “occorre difendere fino all’ultimo posto di lavoro”, non è certamente una priorità rivedere la norma che considera illegittimi i licenziamenti senza giusta causa o giustificato motivo. “Sfondare l’ultima linea di difesa del fronte occupazionale” non sembra, al presidente del Consiglio regionale pugliese, un argomento proponibile di fronte ad una disoccupazione a doppia cifra e davanti a situazioni difficili generalizzate, a danno soprattutto del Mezzogiorno, mentre molti lavoratori, sfiduciati, non figurano peraltro nelle liste di disoccupazione e quindi nemmeno vengono registrati da indicatori già preoccupanti”.
“Sono sicuro che il presidente Monti, il ministro Fornero e tutti i rappresentanti di un esecutivo attento come l’attuale hanno a cuore le sorti del Paese e non chiederanno sacrifici ‘impossibili’ a quanti sono stati già sollecitati a dare un contributo pesante, con la prima manovra di dicembre”.
Introna ricorda quanto già affermato quando indiscrezioni di stampa fecero parlare di decisioni sull’art. 18, poi “responsabilmente escluse dal Governo. “Prima di cancellare una delle conquiste storiche del socialismo riformista, si dovrebbero ristabilire condizioni meno pesanti per i livelli occupazionali”.
“Solo a quel punto i ‘tabù’ potranno cadere - conclude – ma solo in un mercato del lavoro mobile, flessibile, non in quello attuale, drammaticamente bloccato, dove chi scende dal treno sa di non avere nessuna speranza di risalire”.
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