Libri: “Silenzio, si ruba". Il blog del potere

di Francesco Greco. 2011, un anno vissuto pericolosamente. Start il 14 dicembre 2010, quando il Berlusconi-ter, senza più maggioranza dopo l’abbandono di Fini e i suoi scagnozzi, ottiene la fiducia alle Camere grazie al voto di alcuni parlamentari d’opposizione: è il prologo di un anno di crisi politica, ma anche morale, culturale, sociale culminata con la risata Merkel-Sarkozy a Bruxelles (fine ottobre scorso) che pone un sigillo di fuoco su 20 anni di berlusconismo che hanno atrofizzato il tessuto sociale e portato il sistema-Paese al minimo di credibilità (“sottozero” direbbe Benigni), preludio di un crack clonato su quello greco e sulla cui fuoruscita pesano incognite laceranti per il tessuto democratico.

A storicizzarlo adeguatamente, il diario di un giornalista credibile quanto coraggioso e rigoroso, che canta fuori dal coro, scava sotto le verità ufficiali e le menzogne da agenzia Stefani per offrire agli studiosi del futuro italian graffiti utili a contestualizzare le dinamiche storiche in cui siamo immersi per tentare di decifrarle sullo sfondo di un degrado che è totale. “Silenzio, si ruba”, di Marco Travaglio (il diario politico del 2011 raccontato attraverso gli interventi settimanali a “Passaparola”, il blog di Beppe Grillo), Chiarelettere, Milano 2011, in collaborazione con Casaleggio Associati, libro+dvd di 100 minuti € 16.60 (sceneggiatura Matteo Moneta, editing video Fabrizio Roscini, speaker Laura Liberanome).

Si ruba, e non solo: nel canovaccio delirante del culto della personalità di un degrado plastico, mentre la classe politica in blocco scappa vigliaccamente in una replica dell’8 settembre, delegando ai “tecnici” le lacrime e il sangue per la povera gente e tentando di conservare i propri benefit castali senza il senso del ridicolo, si attacca la Magistratura (“terroristi”, “brigatisti”), si corrompono giudici, si sparano panzane (direbbe Montanelli) sulla presunta sicurezza dell’atomo, si trama apertamente contro lo Stato in un replay della P2, ci si avvolge accidiosamente nel conflitto di interessi, si difendono imprenditori assassini, si cita Caligola nominando sottosegretari i propri cavalli, ci si spaccia per novelli Mandrake citando San Francesco col Lupo di Gubbio per redimere i corrotti con uno sguardo, si rivendica impunità per se stessi e i propri sodali, aspetto tipico dei regimi brutali, da Ceaucescu a Saddam e Gheddafi.

Travaglio cesella con la pazienza dell’entomologo, dello scalpellino sulla facciata barocca trattenendo a stento il furore iconoclasta. Si avvolge il nastro ed ecco una gallery raccapricciante (e incompleta). Berlusconi a tg unificati: “E’ assurdo soltanto pensare che io abbia pagato per avere un rapporto con una donna: è una cosa che considero degradante per la mia dignità…”. Poi vedi le facce di Fede, Mora, Lavitola e Minetti ed esclami: mavà! Non ci crede manco lui ma recita da teatro del no. Totò Cuffaro “vasa-vasa” col vassoio di cannoli in mano, “il presidente che ama la Sicilia e i siciliani”: a Rebibbia da un anno dopo la condanna a 7 anni per “favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra”, eletto al Senato da Casini (Udc) e poi transitato da Berlusconi (“appena Berlusconi vede un corrotto lo vuole subito…”, Travaglio). Casini giurò sulla sua onestà, mise la mano sul fuoco: si sente puzza di brucato, ma “Azzurro” fa finta di niente. Bulina meglio Travaglio con una secchiata di vetriolo: “Berlusconi non tollera che i corrotti vadano da altre parti, li vuole tutti lui…”. Cuffaro è il solo politico su 70mila carcerati (era, poi è giunto Alfonso Papa, Tedesco e Cosentino no: che jella!). Con la pazienza dell’entomologo, il vicedirettore del “Fatto” assembla lacerti di realtà, collega col filo rosso elementi all’apparenza distanti, aggiunge tessere nuove a vecchi mosaici incancreniti, compone puzzle devastanti.

Destra e sinistra: non ci sono santuari inviolati, dèi risparmiati: becca tutti col sorcio in bocca: Vendola che difende il craxian-dalemiano Tedesco (la cui famiglia ha 3 aziende che producono protesi ortopediche: il fondatore del Sel poteva non sapere?). “Ci è o ci fa?”, si chiede Travaglio. Rammenta la condanna per truffa ai danni dello Stato inflitta a Vittorio Sgarbi, “malato” per l’incarico ai Beni Culturali e in ottima salute per la rubrica su Canale 5, a cui la Rai dà 200mila € a puntata (ma gli chiude il “Canto libero” dopo la prima performance) . Non manca il senatore Pdl Marcello Dell’Utri, “assolto dall’accusa di tentata estorsione”. Una pennellata anche a Franco Battaglia, filonucleare dall’87: “La prova che è sicuro è Chernobyl” (ancora nascono bambini con disabilità).Gli fa pendant Oscar Giannino che chiosa: “Nucleare sicuro, la prova del 9”. Ecco Luigi Bisignani, giornalista, piduista in erba, ufficio-stampa del ministro Stammati, dalla P2 alla P4 (in compagnia di Costanzo e Cicchitto) nonostante una condanna, “il più ascoltato consigliere di Gianni Letta”: l’ex premier gli dedica un post: “E’ l’uomo più potente d’Italia, più potente di me”. Anche di Letta, lo zio d’America?

In un crescendo da ultimi giorni a Pompei, da saldi di fine stagione, il lettore nell’Italia del bungabunga inorridisce e si rende conto che siamo all’Armageddon: un tempo è finito e si lavora per un altro meno ambiguo e perverso, con un codice etico sideralmente lontano da quello appena sepolto dalla mancanza di senso della misura, del grottesco, il tempo di un potere spudorato segnato da facce toste e culi di pietra, sigillato dalla frase del faccendiere lucano Walter Lavitola (direttore dell’Avanti, giornale virtuale: Pertini si rivolta nella tomba; Montanelli diceva che Berlusconi si circondava di “mammocci”), che fornisce al Cavaliere una sim peruviana e vuol portare sulla retta via il “povero” Tarantini) intercettato vs il Cavaliere: “Più merda c’è meglio è”. E’ il “manifesto” del regime morente, dove la maionese è impazzita e la papera non galleggia. Che giacciano in pace formattati, sepolti dai pixel dell’indignazione popolare: nessuno li ricorderà o li rimpiangerà. Un crudo apologo sulla brutalità, l’impudenza del potere, sulla banalità del male con cui Travaglio ci dice che siamo all’anno zero e di darci una mossa. Domani è un altro giorno si vedrà.