di Desirèe Montesano. Presidente, la ringraziamo innanzitutto per l'intervista gentilmente concessa al Giornale di Puglia. Recenti indagini condotte dai Nas sul territorio nazionale hanno evidenziato la presenza nei cereali di micotossine che non solo li deteriorano, ma possono risultare estremamente nocive per il nostro organismo.
Oggi, la maggior parte del grano proviene da Paesi extraeuropei. Il rischio è che arrivino sul mercato – come purtroppo sembra accaduto - coltivazioni trattate con fitofarmaci messi al bando in Europa perché pericolosi, ma utilizzati in altri paesi. Come possiamo difenderci da questi attacchi?
La parola chiave è informazione, sensibilizzare e informare l’opinione pubblica è l’unica arma che abbiamo per debellare questi continui attacchi alla nostra salute e alla nostra intelligenza. La politica dovrebbe impegnarsi nella tutela dei prodotti locali, sensibilizzare ed indirizzare il cittadino verso un acquisto più consapevole. Il ritorno in termini di risparmio economico sarebbe immenso, le spese che lo Stato sostiene per le intolleranze alimentari sarebbero completamente debellate da un uso più corretto dell’alimentazione.
In questi ultimi anni è emersa una situazione a dir poco sconcertante: in Italia almeno un terzo del grano è importato dall’estero a prezzi di gran lunga inferiori a quelli italiani e in condizioni di trasporto non sempre idonee a mantenere integro il prodotto. Il grano ammassato nelle stive delle navi per intere settimane, spesso viene attaccato da micotossine. Molte aziende che producono pasta di semola di grano duro in Italia si riforniscono al mercato estero per acquistare il grano, e basta guardare l’aumento delle intolleranze alimentari per accorgersene. Ritengo che debba nascere nel cittadino l’esigenza di conoscere la provenienza del prodotto che acquista, solo imparando a conoscere la provenienza di ciò che mangiamo possiamo limitare l’introduzione dei frumenti esteri nel nostro Paese. Costringeremo così i produttori ad essere più competitivi sul piano della qualità dei prodotti offerti.
Perché non si riescono a bloccare queste importazioni?
Credo che il motivo principale sia la mancanza di una volontà politica congiunta ai grandi interessi delle multinazionali: basti ricordare che l’80% del grano importato è riservato ai pastifici italiani. In Italia queste importazioni selvagge si traducono in danni evidenti sia a carico degli agricoltori locali, che non riescono a spuntare prezzi equi e remunerativi; sia a carico dei consumatori che non sanno con quale grano sono prodotti il pane e la pasta che acquistano. Nutrire dubbi sulla bontà del grano che viene importato è lecito. Ad esempio nel 2005, proprio a Bari, fu sequestrata una intera nave poiché il grano trasportato era contaminato con ocratossina, una sostanza cancerogena. Tale grano fu miscelato con altro grano e commercializzato a prezzi sensibilmente inferiori a quelli di mercato, nonostante fosse pericoloso per la salute. Vorrei precisare che il disciplinare di produzione della D.o.p. vieta categoricamente l’utilizzo di farine estere, abbiamo un fitto controllo su tutta la filiera produttiva. Acquistare un pane D.o.p, significa acquistare un prodotto munito della sua carta d’identità , sapere che si tratta di un prodotto realizzato solo con farine provenienti dal grano coltivato esclusivamente sulla murgia e garantito da controlli quotidiani.
Che cosa significa pane D.o.p.?
La DOP, acronimo della Denominazione di Origine Protetta, è un marchio di tutela giuridica Europea della denominazione che viene attribuito ad alimenti che hanno peculiari caratteristiche qualitative dipendenti dal territorio in cui sono prodotti. La produzione, la trasformazione e la elaborazione devono avvenire nella zona geografica delimitata. Per poter produrre prodotti a marchio DOP è necessario attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione che ciascun prodotto a marchio DOP deve avere. Gli attenti controlli degli organismi preposti garantiscono al consumatore unicità , genuinità e salubrità del prodotto.
Il “Pane di Altamura DOP" rappresenta un bellissimo esempio di prodotto italiano tutelato da questo prestigioso marchio Europeo. La denominazione d’origine protetta "Pane di Altamura" è riservata al pane che risponde ai requisiti e alle condizioni poste dal regolamento CEE n. 2081/92 e alle prescrizioni imposte dal presente disciplinare di produzione.
La denominazione "Pane di Altamura" è propria del pane ottenuto mediante l’antico sistema di lavorazione (a lievito madre o pasta acida,sale marino-acqua) e dall’impiego di semole rimacinate di varietà di grano duro coltivato nei territori dei comuni della Murgia nord-occidentale. Precisamente, la zona di produzione del "Pane di Altamura" comprende il territorio amministrativo del comune di Altamura, Gravina, Poggiorsini, Spinazzola e Minervino in provincia di Bari.
Il pane prodotto è di qualità "unica", perché derivato da ottimi grani duri, ottenuti in un ambiente con specifici fattori geografico-ambientali, e dall’impiego di acqua potabile normalmente utilizzata sul territorio.
Qual è il futuro della D.o.p.?
La d.o.p. sul pane di Altamura potrebbe essere un veicolo importante per l’economia del territorio, un prodotto di prima necessità che garantisce la tutela della salute. Ad Altamura produrre pane è un’arte e significa produrre cultura, sviluppo economico, turismo e occupazione. Un’arma per combattere la crisi. Con la scelta di un prodotto d.o.p., il consumatore indirizza il mercato verso la produzione di un prodotto di qualità . Il marchio d.o.p. rappresenta uno strumento per migliorare il livello qualitativo del prodotto offerto. Ritengo che aumentando la visibilità del nostro prodotto, attraverso opportune iniziative promozionali, come sagre, conferenze, manifestazioni in forma itinerante possiamo portare centinaia di visitatori nella città di Altamura, ormai nota come Città del Pane.
Oggi, la maggior parte del grano proviene da Paesi extraeuropei. Il rischio è che arrivino sul mercato – come purtroppo sembra accaduto - coltivazioni trattate con fitofarmaci messi al bando in Europa perché pericolosi, ma utilizzati in altri paesi. Come possiamo difenderci da questi attacchi?
La parola chiave è informazione, sensibilizzare e informare l’opinione pubblica è l’unica arma che abbiamo per debellare questi continui attacchi alla nostra salute e alla nostra intelligenza. La politica dovrebbe impegnarsi nella tutela dei prodotti locali, sensibilizzare ed indirizzare il cittadino verso un acquisto più consapevole. Il ritorno in termini di risparmio economico sarebbe immenso, le spese che lo Stato sostiene per le intolleranze alimentari sarebbero completamente debellate da un uso più corretto dell’alimentazione.
In questi ultimi anni è emersa una situazione a dir poco sconcertante: in Italia almeno un terzo del grano è importato dall’estero a prezzi di gran lunga inferiori a quelli italiani e in condizioni di trasporto non sempre idonee a mantenere integro il prodotto. Il grano ammassato nelle stive delle navi per intere settimane, spesso viene attaccato da micotossine. Molte aziende che producono pasta di semola di grano duro in Italia si riforniscono al mercato estero per acquistare il grano, e basta guardare l’aumento delle intolleranze alimentari per accorgersene. Ritengo che debba nascere nel cittadino l’esigenza di conoscere la provenienza del prodotto che acquista, solo imparando a conoscere la provenienza di ciò che mangiamo possiamo limitare l’introduzione dei frumenti esteri nel nostro Paese. Costringeremo così i produttori ad essere più competitivi sul piano della qualità dei prodotti offerti.
Perché non si riescono a bloccare queste importazioni?
Credo che il motivo principale sia la mancanza di una volontà politica congiunta ai grandi interessi delle multinazionali: basti ricordare che l’80% del grano importato è riservato ai pastifici italiani. In Italia queste importazioni selvagge si traducono in danni evidenti sia a carico degli agricoltori locali, che non riescono a spuntare prezzi equi e remunerativi; sia a carico dei consumatori che non sanno con quale grano sono prodotti il pane e la pasta che acquistano. Nutrire dubbi sulla bontà del grano che viene importato è lecito. Ad esempio nel 2005, proprio a Bari, fu sequestrata una intera nave poiché il grano trasportato era contaminato con ocratossina, una sostanza cancerogena. Tale grano fu miscelato con altro grano e commercializzato a prezzi sensibilmente inferiori a quelli di mercato, nonostante fosse pericoloso per la salute. Vorrei precisare che il disciplinare di produzione della D.o.p. vieta categoricamente l’utilizzo di farine estere, abbiamo un fitto controllo su tutta la filiera produttiva. Acquistare un pane D.o.p, significa acquistare un prodotto munito della sua carta d’identità , sapere che si tratta di un prodotto realizzato solo con farine provenienti dal grano coltivato esclusivamente sulla murgia e garantito da controlli quotidiani.
Che cosa significa pane D.o.p.?
La DOP, acronimo della Denominazione di Origine Protetta, è un marchio di tutela giuridica Europea della denominazione che viene attribuito ad alimenti che hanno peculiari caratteristiche qualitative dipendenti dal territorio in cui sono prodotti. La produzione, la trasformazione e la elaborazione devono avvenire nella zona geografica delimitata. Per poter produrre prodotti a marchio DOP è necessario attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione che ciascun prodotto a marchio DOP deve avere. Gli attenti controlli degli organismi preposti garantiscono al consumatore unicità , genuinità e salubrità del prodotto.
Il “Pane di Altamura DOP" rappresenta un bellissimo esempio di prodotto italiano tutelato da questo prestigioso marchio Europeo. La denominazione d’origine protetta "Pane di Altamura" è riservata al pane che risponde ai requisiti e alle condizioni poste dal regolamento CEE n. 2081/92 e alle prescrizioni imposte dal presente disciplinare di produzione.
La denominazione "Pane di Altamura" è propria del pane ottenuto mediante l’antico sistema di lavorazione (a lievito madre o pasta acida,sale marino-acqua) e dall’impiego di semole rimacinate di varietà di grano duro coltivato nei territori dei comuni della Murgia nord-occidentale. Precisamente, la zona di produzione del "Pane di Altamura" comprende il territorio amministrativo del comune di Altamura, Gravina, Poggiorsini, Spinazzola e Minervino in provincia di Bari.
Il pane prodotto è di qualità "unica", perché derivato da ottimi grani duri, ottenuti in un ambiente con specifici fattori geografico-ambientali, e dall’impiego di acqua potabile normalmente utilizzata sul territorio.
Qual è il futuro della D.o.p.?
La d.o.p. sul pane di Altamura potrebbe essere un veicolo importante per l’economia del territorio, un prodotto di prima necessità che garantisce la tutela della salute. Ad Altamura produrre pane è un’arte e significa produrre cultura, sviluppo economico, turismo e occupazione. Un’arma per combattere la crisi. Con la scelta di un prodotto d.o.p., il consumatore indirizza il mercato verso la produzione di un prodotto di qualità . Il marchio d.o.p. rappresenta uno strumento per migliorare il livello qualitativo del prodotto offerto. Ritengo che aumentando la visibilità del nostro prodotto, attraverso opportune iniziative promozionali, come sagre, conferenze, manifestazioni in forma itinerante possiamo portare centinaia di visitatori nella città di Altamura, ormai nota come Città del Pane.