NEW YORK. Incidenti mortali e suicidi nella fabbriche cinesi della Apple che producono iPad e iPhone. A denunciarlo è un'inchiesta che il quotidiano New York Times pubblica sulla prima pagina del suo sito web e dalla quale emergono le condizioni di degrado e di sfruttamento in cui lavorano i dipendenti di queste aziende.
Negli ultimi dieci anni, scrive il quotidiano americano, l'azienda con sede a Cupertino e' diventata una delle compagnie piu' potenti, piu' ricche e di maggior successo al mondo e insieme a decine di altre industrie americane che producono alta tecnologia ha raggiunto un ritmo di innovazione praticamente mai vista nella storia moderna. Ma i lavoratori che assemblano questi oggetti di culto per la societa' occidentale lavorano quasi sempre sette giorni su sette e vivono in dormitori affollati, come emerge dai documenti della stessa azienda.
Alcuni degli operai ha raccontato di aver passato talmente tanto tempo in fabbrica da non riuscire a camminare per il gonfiore alle gambe. Per costruire i preziosi prodotti della Apple sono stati utilizzati anche dei minorenni e i fornitori della compagnia hanno smaltito rifiuti pericolosi illegalmente e falsificato documenti, secondo quanto denunciato gruppi di sostegno legale considerati in Cina molto attendibili.
Si e' in presenza, insomma, di un autentico disprezzo per i lavoratori, come nel caso di due anni fa, quando 137 dipendenti di un fornitore di Apple in Cina orientale sono rimasti feriti dopo che era stato loro ordinato di usare una sostanza chimica velenosa per pulire gli schermi degli iPhone. O come nel 2010, quando diversi lavoratori della Foxconn, gigante cinese dell'elettronica, si suicidarono a causa dei salari da fame.
Negli ultimi sette mesi dello scorso anno si sono verificate due esplosioni nella fabbriche degli iPad, inclusa quella a Chengdu, che ha causato quattro morti e 77 feriti.
Prima di questi incidenti, la Apple era stata informata da un gruppo di dipendenti dei rischi che si correvano all'interno degli impianti.
''Quello che e' moralmente ripugnante in un paese viene accettato come pratica normale in un altro paese, e le compagnie se ne approfittano'', ha detto al NYT Nicholas Ashford, ex presidente della Commissione nazionale americana per la sicurezza sul lavoro.
Negli ultimi dieci anni, scrive il quotidiano americano, l'azienda con sede a Cupertino e' diventata una delle compagnie piu' potenti, piu' ricche e di maggior successo al mondo e insieme a decine di altre industrie americane che producono alta tecnologia ha raggiunto un ritmo di innovazione praticamente mai vista nella storia moderna. Ma i lavoratori che assemblano questi oggetti di culto per la societa' occidentale lavorano quasi sempre sette giorni su sette e vivono in dormitori affollati, come emerge dai documenti della stessa azienda.
Alcuni degli operai ha raccontato di aver passato talmente tanto tempo in fabbrica da non riuscire a camminare per il gonfiore alle gambe. Per costruire i preziosi prodotti della Apple sono stati utilizzati anche dei minorenni e i fornitori della compagnia hanno smaltito rifiuti pericolosi illegalmente e falsificato documenti, secondo quanto denunciato gruppi di sostegno legale considerati in Cina molto attendibili.
Si e' in presenza, insomma, di un autentico disprezzo per i lavoratori, come nel caso di due anni fa, quando 137 dipendenti di un fornitore di Apple in Cina orientale sono rimasti feriti dopo che era stato loro ordinato di usare una sostanza chimica velenosa per pulire gli schermi degli iPhone. O come nel 2010, quando diversi lavoratori della Foxconn, gigante cinese dell'elettronica, si suicidarono a causa dei salari da fame.
Negli ultimi sette mesi dello scorso anno si sono verificate due esplosioni nella fabbriche degli iPad, inclusa quella a Chengdu, che ha causato quattro morti e 77 feriti.
Prima di questi incidenti, la Apple era stata informata da un gruppo di dipendenti dei rischi che si correvano all'interno degli impianti.
''Quello che e' moralmente ripugnante in un paese viene accettato come pratica normale in un altro paese, e le compagnie se ne approfittano'', ha detto al NYT Nicholas Ashford, ex presidente della Commissione nazionale americana per la sicurezza sul lavoro.
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