"Torni a bordo"","Ma qui è buio", la telefonata che inchioda Schettino

GROSSETO. "Schettino, lei si e' salvato dal mare, ma io la porto molto male, le faccio passare le anime dei guai. Vada a bordo!". E' questa la frase che testimonia i momenti piu' drammatici dell'evacuazione della nave Costa Concordia, affondata nelle acque antistanti l'Isola del Giglio dopo aver urtato contro degli scogli. Al telefono ci sono il capitano Gregorio De Falco della Capitaneria di Livorno e Francesco Schettino, ormai a terra dopo aver abbandonato la sua nave.

De Falco avverte Schettino che "ci sono persone intrappolate a bordo" e gli impartisce ordini ben precisi: "lei ora va con una scialuppa sotto la prua della nave lato dritto. C'e' gente che scende dalla biscaggina, lei la percorre in senso inverso, sale e mi dice quante persone ci sono e che cosa hanno a bordo; se ci sono bambini, donne o bisognose di assistenza e mi dice il numero di ciascuna di queste categorie, chiaro?". Schettino e' incerto, sembra prendere tempo. "Comanda', per cortesia" prova a dire, ma De Falco lo interrompe bruscamente: "No per cortesia, lei ora va subito a bordo. Mi assicuri che e' a bordo. Vada a bordo e coordini i soccorsi da bordo".

Schettino farfuglia qualcosa, De Falco gli intima di parlare piu' forte, finche' non lo inchioda: "Mi dica qual e' il motivo per cui non cui sale a bordo! Vada a bordo, non deve fare altre valutazioni. Ha dichiarato l'abbandono nave e adesso comando io. Vada a bordo. Ci sono gia' dei cadaveri!". E a questo punto Schettino cede: "Quanti sono?" chiede. "Me lo deve dire lei quanti sono, Cristo!", urla il capitano della Capitaneria di Livorno.

Le ragioni di Schettino sono risibili agli occhi del capitano De Falco: "Ma si rende conto che e' buio e che qua non si vede niente?" aggiunge a De Falco, che urla: "E che vuole fare? Tornare a casa perche' e' buio? Salga sulla prua della nave e mi dica cosa si puo' fare, quante persone ci sono e cosa si puo' fare. Lo faccia ora!".

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