Vertice Ue: Monti esce a testa alta. L'Italia ha fatto i 'compiti'
di Redazione. Un Consiglio europeo che lascia ben sperare per l'Italia. Il Professore ha incassato ieri il placet sul suo operato sino ad ora di tutte le maggiori forze politiche presenti. Un Consiglio che si chiude, dunque, in una Bruxelles sotto la neve e semiparalizzata dallo sciopero generale del trasporto pubblico, con un accordo sul ''fiscal compact'', che impone ai Paesi Ue regole comuni di rigore sui conti pubblici, e con una intesa sulla crescita e l'occupazione.
Ma ieri c'è stato anche l'atteso accordo sull'Esm, il nuovo fondo salva-stati permanente. Si parla di una dotazione 500 miliardi, come vorrebbe la Germania, o almeno 750 come chiedono l'Italia e altri Paesi, la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale.
Discrepanze di vedute si sono viste solo sul Patto di bilancio e crescita. Il nuovo Fiscal Compact e' stato sottoscritto da 25 paesi membri, con Gran Bretagna e Repubblica Ceca rimaste fuori.
Tutti contenti tranne la Repubblica Ceca. Inizialmente sembrava infatti che fosse la Polonia l'ostacolo insormontabile. Varsavia chiedeva la possibilita' che i paesi non aderenti all'euro potessero partecipare alle riunioni dell'Eurogruppo. I francesi non vedevano di buon occhio la cosa.
Alla fine si e' raggiunto un compromesso, che ha soddisfatto i polacchi ma non i cechi. Anche se questi ultimi hanno fatto sapere che potrebbero cambiare posizione. Atteso invece il no di Londra. La mediazione prevede almeno tre summit dell'Eurogruppo l'anno e la partecipazione dei paesi non euro firmatari il Patto ad ''almeno'' uno.
Il Patto obbliga i Paesi al pareggio di bilancio, che deve essere inserito nelle singole Costituzioni. I membri Ue hanno un anno di tempo a partire dall'entrata in vigore del Trattato per mettere in atto le nuove norme. In caso di inosservanza la Corte di giustizia europea potra' imporre sanzioni fino a un massimo dello 0,1% del Pil del Paese inadempiente. Il Patto prevede l'obbligo di rientrare verso il tetto del 60% del Pil al ritmo di 1/20 l'anno per la parte eccedente e da' la possibilita', solo a chi lo ratifica, di accedere al sostegno dell'Esm. Il Patto di bilancio diventera' operativo il primo gennaio 2013, non appena ''sottoscritto da almeno 12 Paesi membri dell'euro''.
Per quanto concerne invece il dossier crescita e occupazione e' stata la Svezia a non sottoscriverlo per ''ragioni parlamentari'', come ha spiegato il premier svedese Frederik Rensfeldt, che guida un esecutivo di minoranza. Per questo motivo, ha sostenuto il primo ministro, dovra' pronunciarsi il Parlamento di Stoccolma.
Sempre sul capitolo crescita, particolare attenzione è stata posta ai giovani ed alla creazione di nuovi posti di lavoro, 'vera piaga' secondo Monti. Dovranno essere definiti piani nazionali per l'occupazione, utilizzando gli 82 miliardi di fondi europei (di questi otto sono italiani).
Questi interventi dovranno prevedere, fra l'altro, la riduzione degli oneri sociali e degli altri costi che gravano sulle retribuzioni. Un team della Commissione, ha proposto il presidente Jose' Manuel Barroso, lavorera' con i governi nazionali e le parti sociali per creare occupazione, servendosi anche dei fondi Ue non spesi. Otto i paesi che sarebbero coinvolti nell'azione della Commissione: oltre l'Italia ci sono Spagna, Grecia, Slovacchia, Lituania, Portogallo, Lettonia e Irlanda.
Il Consiglio è arrivato quindi alle dolenti note e si è occupato del caso greco, anche se non previsto nel programma. Il tema e' entrato nei lavori del summit dopo la proposta tedesca, vista l'incapacita' di Atene di raggiungere un accordo con i creditori privati cosi' da poter pagare i bond in scadenza, di ''commissariare' il paese.
In sostanza Berlino aveva chiesto alla Grecia di affidare ad un supercommissario la gestione dei propri bilanci. Una posizione che ha diviso il fronte europeo tra chi l'ha definita inaccettabile e chi invece l'ha considerata una delle possibilita' di intervento. Su una cosa l'Ue è stata categorica: niente aiuti al paese guidato da Lucas Papademos se non ci sara un serio impegno sulle riforme.
Ma ieri c'è stato anche l'atteso accordo sull'Esm, il nuovo fondo salva-stati permanente. Si parla di una dotazione 500 miliardi, come vorrebbe la Germania, o almeno 750 come chiedono l'Italia e altri Paesi, la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale.
Discrepanze di vedute si sono viste solo sul Patto di bilancio e crescita. Il nuovo Fiscal Compact e' stato sottoscritto da 25 paesi membri, con Gran Bretagna e Repubblica Ceca rimaste fuori.
Tutti contenti tranne la Repubblica Ceca. Inizialmente sembrava infatti che fosse la Polonia l'ostacolo insormontabile. Varsavia chiedeva la possibilita' che i paesi non aderenti all'euro potessero partecipare alle riunioni dell'Eurogruppo. I francesi non vedevano di buon occhio la cosa.
Alla fine si e' raggiunto un compromesso, che ha soddisfatto i polacchi ma non i cechi. Anche se questi ultimi hanno fatto sapere che potrebbero cambiare posizione. Atteso invece il no di Londra. La mediazione prevede almeno tre summit dell'Eurogruppo l'anno e la partecipazione dei paesi non euro firmatari il Patto ad ''almeno'' uno.
Il Patto obbliga i Paesi al pareggio di bilancio, che deve essere inserito nelle singole Costituzioni. I membri Ue hanno un anno di tempo a partire dall'entrata in vigore del Trattato per mettere in atto le nuove norme. In caso di inosservanza la Corte di giustizia europea potra' imporre sanzioni fino a un massimo dello 0,1% del Pil del Paese inadempiente. Il Patto prevede l'obbligo di rientrare verso il tetto del 60% del Pil al ritmo di 1/20 l'anno per la parte eccedente e da' la possibilita', solo a chi lo ratifica, di accedere al sostegno dell'Esm. Il Patto di bilancio diventera' operativo il primo gennaio 2013, non appena ''sottoscritto da almeno 12 Paesi membri dell'euro''.
Per quanto concerne invece il dossier crescita e occupazione e' stata la Svezia a non sottoscriverlo per ''ragioni parlamentari'', come ha spiegato il premier svedese Frederik Rensfeldt, che guida un esecutivo di minoranza. Per questo motivo, ha sostenuto il primo ministro, dovra' pronunciarsi il Parlamento di Stoccolma.
Sempre sul capitolo crescita, particolare attenzione è stata posta ai giovani ed alla creazione di nuovi posti di lavoro, 'vera piaga' secondo Monti. Dovranno essere definiti piani nazionali per l'occupazione, utilizzando gli 82 miliardi di fondi europei (di questi otto sono italiani).
Questi interventi dovranno prevedere, fra l'altro, la riduzione degli oneri sociali e degli altri costi che gravano sulle retribuzioni. Un team della Commissione, ha proposto il presidente Jose' Manuel Barroso, lavorera' con i governi nazionali e le parti sociali per creare occupazione, servendosi anche dei fondi Ue non spesi. Otto i paesi che sarebbero coinvolti nell'azione della Commissione: oltre l'Italia ci sono Spagna, Grecia, Slovacchia, Lituania, Portogallo, Lettonia e Irlanda.
Il Consiglio è arrivato quindi alle dolenti note e si è occupato del caso greco, anche se non previsto nel programma. Il tema e' entrato nei lavori del summit dopo la proposta tedesca, vista l'incapacita' di Atene di raggiungere un accordo con i creditori privati cosi' da poter pagare i bond in scadenza, di ''commissariare' il paese.
In sostanza Berlino aveva chiesto alla Grecia di affidare ad un supercommissario la gestione dei propri bilanci. Una posizione che ha diviso il fronte europeo tra chi l'ha definita inaccettabile e chi invece l'ha considerata una delle possibilita' di intervento. Su una cosa l'Ue è stata categorica: niente aiuti al paese guidato da Lucas Papademos se non ci sara un serio impegno sulle riforme.