Yara: l'indagine si sposta nella zona di Frosinone. Nuovi esami telefonici e scientifici
di Roberta Calò. Il caso della giovane Yara Gambirasio, scomparsa il 26 Novembre e ritrovata uccisa a pochi chilometri da casa nella zona di Brembate di Sopra, sembra essere scosso da nuovi elementi investigativi.
Gli ultimi accertamenti riguardavano prelievi di dna effettuati su un considerevole numero di persone che si trovavano in loco il giorno in cui è avvenuto il delitto. Gli stessi inquirenti avevano dichiarato: "Sono mesi che chiediamo e preleviamo dna da persone che abitano in tutta Italia e che abbiamo accertato si trovavano nella zona il giorno della scomparsa di Yara".
Ora un nuovo elemento sembra far luce su un delitto rimasto irrisolto per troppo tempo. Nel corso della trasmissione "Chi l'ha visto?" infatti una donna rilascia la sua testimonianza in esclusiva. Si tratta di Elisa Fusciello, una donna residente nella zona di Frosinone a cui i carabinieri avrebbero chiesto di poter effettuare il tampone di dna per accertamenti scientifici relativi al caso della giovane ginnasta. Il maresciallo dei carabinieri incaricato di eseguire i controlli, avrebbe mostrato alla donna un numero di telefono che però la donna non avrebbe riconosciuto come suo. "E' successo un fatto strano. -Ha spiegato Elisa Fusciello-. Alla fine di ottobre il mio telefono aveva agganciato una cellula di Brembate. Quando sono andata in caserma il maresciallo mi ha fatto vedere il numero di telefono ma io ho detto che quello non era mio. Lui ha fatto squillare il telefono e squillava. Allora il maresciallo ha iniziato a farmi delle domande, se ero mai stata a Brembate. Dopo qualche giorno è tornato il maresciallo a casa mia e mi ha detto che dovevo tornare in caserma per fare il dna. Il maresciallo si è messo la mascherina, ha estratto due tamponi tipo stuzzicandenti e mi ha preso prima il tampone dietro la parte delle gengive e l'ha chiamato A, poi ha aspettato un po' e ha ripreso il tampone dietro le gengive è l'ha chiamato B. Poi mi ha fatto firmare un foglio e quando ho letto per la morte della ragazza mi sono bloccata e non ho letto tutto. In quel momento mi è crollato il mondo addosso. Per la madre della ragazza e per la ragazza l'ho fatto solo per loro. Il numero non mi appartiene, noi stiamo ad 800km di distanza, io in quel paese non ci sono mai stata, e non capisco perchè mi hanno fatto questo tampone di dna. Io l'ho sentito in tv e mi chiedo perchè sono venuti a fare il dna a me, io sono donna quello è il dna di un uomo. E' una cosa lontana da me, io ho tre figli, è una cosa lontanissima da me".
Il rappresentante legale della donna, l'avvocato Teresa Testa, ha spiegato: "Voleva capire perchè si è vista coinvolta in questo accertamento. Io ho fatto richiesta a due gestori e mi hanno confermato l'assoluta estraneità della signora da questa utenza telefonica. Resto basita e comprendo lo sgomento della signora e la sua disponibilità verso la famiglia Gambirasio".
Gli ultimi accertamenti riguardavano prelievi di dna effettuati su un considerevole numero di persone che si trovavano in loco il giorno in cui è avvenuto il delitto. Gli stessi inquirenti avevano dichiarato: "Sono mesi che chiediamo e preleviamo dna da persone che abitano in tutta Italia e che abbiamo accertato si trovavano nella zona il giorno della scomparsa di Yara".
Ora un nuovo elemento sembra far luce su un delitto rimasto irrisolto per troppo tempo. Nel corso della trasmissione "Chi l'ha visto?" infatti una donna rilascia la sua testimonianza in esclusiva. Si tratta di Elisa Fusciello, una donna residente nella zona di Frosinone a cui i carabinieri avrebbero chiesto di poter effettuare il tampone di dna per accertamenti scientifici relativi al caso della giovane ginnasta. Il maresciallo dei carabinieri incaricato di eseguire i controlli, avrebbe mostrato alla donna un numero di telefono che però la donna non avrebbe riconosciuto come suo. "E' successo un fatto strano. -Ha spiegato Elisa Fusciello-. Alla fine di ottobre il mio telefono aveva agganciato una cellula di Brembate. Quando sono andata in caserma il maresciallo mi ha fatto vedere il numero di telefono ma io ho detto che quello non era mio. Lui ha fatto squillare il telefono e squillava. Allora il maresciallo ha iniziato a farmi delle domande, se ero mai stata a Brembate. Dopo qualche giorno è tornato il maresciallo a casa mia e mi ha detto che dovevo tornare in caserma per fare il dna. Il maresciallo si è messo la mascherina, ha estratto due tamponi tipo stuzzicandenti e mi ha preso prima il tampone dietro la parte delle gengive e l'ha chiamato A, poi ha aspettato un po' e ha ripreso il tampone dietro le gengive è l'ha chiamato B. Poi mi ha fatto firmare un foglio e quando ho letto per la morte della ragazza mi sono bloccata e non ho letto tutto. In quel momento mi è crollato il mondo addosso. Per la madre della ragazza e per la ragazza l'ho fatto solo per loro. Il numero non mi appartiene, noi stiamo ad 800km di distanza, io in quel paese non ci sono mai stata, e non capisco perchè mi hanno fatto questo tampone di dna. Io l'ho sentito in tv e mi chiedo perchè sono venuti a fare il dna a me, io sono donna quello è il dna di un uomo. E' una cosa lontana da me, io ho tre figli, è una cosa lontanissima da me".
Il rappresentante legale della donna, l'avvocato Teresa Testa, ha spiegato: "Voleva capire perchè si è vista coinvolta in questo accertamento. Io ho fatto richiesta a due gestori e mi hanno confermato l'assoluta estraneità della signora da questa utenza telefonica. Resto basita e comprendo lo sgomento della signora e la sua disponibilità verso la famiglia Gambirasio".
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