ROMA. L'orso d'oro della 62esima edizione del Festival di Berlino e' andata a Paolo e Vittorio Taviani per 'Cesare deve morire'. Erano 21 anni che l'Italia non riusciva a vincere il prestigioso premio.
''Questo premio ci da' gioia soprattutto per chi ha lavorato con noi. Sono i detenuti di Rebibbia guidati dal regista Fabio Cavalli che li ha portati al teatro. Questi detenuti-attori hanno dato se stessi per realizzare questo film'', ha commentato Paolo Taviani, all'Ansa, commentando il riconoscimento ricevuto alla Berlinale.
''E poi ci fa piacere vincere un premio in un festival come questo che non ha un indirizzo generico - ha continuato Taviani - ma che al contrario ha un carattere molto specifico: cerca forze nuove e cerca forze che si appassionano a tematiche sociali''.
''In questo momento io penso che anche nelle celle di Rebibbia i nostri attori, i nostri amici i nostri complici, perche' quando si fa insieme un'opera siamo dei complici, penso che siano la' - ha aggiunto Vittorio Taviani nel corso dell'incontro - e penso che come noi ci sentiamo vicini a loro, loro si sentano vicini a noi''.
''Questo film combina tante cose - ha continuato - Shakespeare entra dentro Rebibbia. E io penso che questa esperienza forte ci rimarra' dentro sempre, anche come contraddizione, e comunque come grande momento di qualita'''.
IL FILM - Cesare deve morire, questo il titolo della pellicola, segue le prove del Giulio Cesare shakesperiano allestito nella Sezione di Alta Sicurezza del carcere Rebibbia di Roma da un gruppo di detenuti, alcuni segnati dalla “fine pena mai”. Prodotto da Kaos Cinematografica in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da Sacher Distribuzione, il film uscirà nelle sale nostrane il prossimo 2 marzo.