Carri e allegorie per il carnevale di Colonia


di Maria Teresa Lattarulo. Il “Rosenmontag” o lunedì delle rose, momento culminante del Carnevale tedesco, è festa nazionale in Germania. In quest’occasione, a Colonia, si è svolta la tradizionale parata allegorica che ogni anno percorre le vie del centro cittadino fino a raggiungere la magnifica Cattedrale dedicata ai Re Magi.

La mirabolante fantasia del gotico d’Oltralpe si sposa con la sorprendente varietà di costumi e di colori, durante questa imponente manifestazione che coinvolge oltre un milione di partecipanti e dura ben quattro ore, con centinaia di carri di cartapesta dai quali vengono gettate migliaia di fiori e tonnellate di dolciumi, al corale saluto carnevalesco del “Kölle Alaaf”.

Poiché il rovesciamento dell’ordine costituito è, da epoca remota, caratteristica intrinseca di tutti i “Carnevali”, anche a Colonia, proprio come a Viareggio o Putignano, lo spirito della festa è la satira politica e di costume che reinterpreta, impietosa e beffarda, gli episodi più salienti dell’attualità, nostra comune saga contemporanea.
In epoca di “glocalizzazione”, anche il Carnevale di Colonia ha giustapposto alla stigmatizzazione di personaggi, vicende e istituzioni del luogo uno sguardo più aperto ed attento su questioni di interesse internazionale, europeo e mondiale.


Quest’anno i carri hanno rappresentato, fra gli altri: una trionfante Merkel, con al guinzaglio l’indice della Borsa tedesca; Obama, vestito da Mister America, con l’elefante repubblicano sullo sfondo; una enigmatica “Roulette russa” nella quale, come il rosso e il nero, si alternavano Medvedev e Putin; Ahmadinejad, nell’atto di spaccare le Nazioni Unite con un missile nucleare; la pallida e smunta Europa della crisi economica che, a cavallo di un Toro, sbarrava la strada alla Turchia; la Cina, l’India e il Brasile che portavano in dono, come i Re Magi di Colonia, i loro investimenti ad un neonato Euro.
Al centro dell’attenzione è stato posto anche il tema dell’ambiente, con la rappresentazione di un mare minacciato dalle piattaforme petrolifere ed un inedito parallelismo fra le pale eoliche ed i nordici mulini a vento.

La vena caricaturale gotica e iperrealista non ha risparmiato Facebook, raffigurato come un ragno che ipnotizza le sue vittime per catturarle nella sua telematica “rete”.
Non è comparsa invece la politica italiana che, in anni precedenti, era stata inevitabilmente ritratta nella persona di un Berlusconi diviso fra le allegorie dei Media e della Giustizia.

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