Caso Novelli: Grevo, Regione e Procura accertino illeciti

BARI. «Non si può girare la testa dall'altra parte di fronte alla tragicità della morte di Massimo Novelli, soprattutto per il fatto che sono stati proprio i vertici della azienda sanitaria barese a riferire, in più di una intervista, dello stato di ansia e preoccupazione nel quale il manager diceva di trovarsi e sono stati proprio i vertici della Asl a riferire di pressioni e minacce che il manager aveva subito a causa del suo lavoro». Lo sostiene il coordinatore regionale della Puglia prima di tutto, Salvatore Greco, a proposito dell'amministratore di Sanitaservice, la società in house della Asl di Bari, trovato morto il 25 agosto dello scorso anno.

«Va approfondito - spiega Greco - il nesso tra la sua morte, le testimonianza di chi parla di lui come di persona oggetto di pressioni affinché adottasse atti illeciti e ciò che è successo subito dopo». «In una interrogazione presentata all'indomani della tragedia - ricorda Greco - avevo chiesto una indagine interna, in particolare sul fatto che il primo servizio che la Asl ha internalizzato è il facchinaggio, ovvero un servizio che non poteva essere assunto dalla Sanitaservice, visto che la legge e perfino le linee guida della giunta Vendola stabilivano il ricorso a società in house soltanto per "prestazioni sanitarie finalizzate al sostegno del bisogno di salute" e non invece per "attività di produzione di beni e servizi non legati alle finailtà istituzionali delle Asl"».

«Era forse questo il motivo per cui Novelli si sentiva sotto pressione, costretto ad atti illegittimi?», chiede il consigliere regionale. «La Regione innanzitutto - conclude Greco - e la Procura poi, per quanto di competenza, non possono lasciare inevase queste domande».

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