Celentano choc si scaglia contro Chiesa e Consulta: Avvenire e Famiglia Cristiana? Inutili

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SANREMO. Lo aspettavano e Adriano Celentano non si e' smentito. Attacchi durissimi a giornali come 'Avvenire' e Famiglia Cristiana, definiti "inutili", testate "ipocrite" e che secondo la star italiana "devono chiudere"; un altro attacco rivolta anche alla Consulta per aver bocciato il referendum sulla legge elettorale. In questo alla Consulta e' stato accompagnato da Gianni Morandi e anche da Rocco Papaleo.

Vere e proprie "bombe" mediatiche precedute dal rumore sordo e al tempo stesso terrorizzante degli scoppi di bombe aeree, delle sirene ululanti, di scene che rappresentano la guerra, scene che introducono la prima perfomance di Celentano in questa edizione del Festival di Sanremo.

Celentano ha esordito dicendo "i preti non sanno regolare gli audio. Se c'e' una cosa che non sopporto, non solo dei preti ma anche dei frati, e' che nei loro argomenti, quando fanno la predica non parlano mai della cosa piu' importante, cioe' del motivo per cui siamo nati, quel motivo nel quale e' insito il cammino verso il traguardo, quel traguardo che segna non la fine di un'esistenza ma l'inizio di una nuova vita. I preti non parlano mai del paradiso, quasi come a dare l'impressione che l'uomo sia nato per morire. Ma noi non siamo nati per morire, siamo nati per vivere. Che cazzo di vita e' questa qua? lo spread, l'economia...".

Quindi l'attacco a giornali definiti "inutili", dicendo che "Avvenire, Famiglia Cristiana andrebbero chiusi definitivamente". Qui dalla galleria ed anche dalla platea sono partiti numerosi fischi.

Celentano ha continuato dicendo che questi giornali "si occupano di politica e delle beghe del mondo. Senza contare i malati terminali, che anche se non lo dicono, loro sono consapevoli di cio' a cui stanno andando incontro. Loro pero', Famiglia Cristiana e l'Avvenire, non la pensano cosi'. Per loro il discorso di Dio occupa poco spazio, lo spazio delle loro testate ipocrite, le critiche che fanno a uno come don Gallo che ha dedicato la sua vita, ancora adesso, per aiutare gli ultimi, e di ultimi ce ne sono tanti".

Celentano ha toccato anche il tema del lavoro: "Sulla torre della stazione centrale di Milano ci sono operai che dall'8 dicembre stanno li' a protestare contro la cancellazione dei posti di lavoro.

Celentano e' andato avanti. "La parola politica sembra aver perso ogni valore e le lettere che la compongono stanno cadendo a pezzi sulla testa di un popolo che s'illude di essere sovrano. Ma cosa significa sovrano? Il vocabolario lo spiega bene". E chiama 'maitre', rivolgendosi a Papaleo. Cosa dice il vocabolario? "Non lo so". Tu non leggi mai il vocabolario. "Non vorrei contraddirla, maesta', preferisco leggere il giornale.

Qualche volta ho provato a leggere il vocabolario e non si spiega bene", spiega Papaleo. "Qualche giorno fa - aggiunge il regista - sono andato alla lettera 'governo Monti': materiale di ottima resistenza apparentemente indipendente, facile pero' all'ossido dei partiti". E sulla parola sovrano, "si dice di potere, dignita', diritto che non derivino da altra autorita', che non dipendono da altro potere. La Costituzione italiana sancisce che il potere sovrano appartiene al popolo che esercita". Celentano: "La Consulta ha buttato nel cestino le firme raccolte per il referendum".

Entra in scena, dalla platea, Pupo fingendo di protestare: "Chi ti credi di essere, tu sottovaluti quelli bassi...". Poi interviene anche Morandi: "Non e' stata una cosa molto bella che la Consulta ha boccato i referendum. Ha tolto la parola ai cittadini, non si possono buttare nel cestino un milione 200mila firma. Se pensi che ne bastano 500mila per dare la parola al popolo, figurati che errore ha fatto al Consulta".

Celentano ha intervallato il suo discorso all'esecuzione di brani musicali, di ieri e di oggi, 'alleggerendo' - se si puo' dire - il clima. E poi nuovi affondi: "Ci rattristiamo se un deficiente come Aldo Grasso scrive un'idizia sul Corriere della Sera. Ci rattristiamo per la prima ruga".

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