di Barbara Musciagli. Ogni volta che mi fermo a pensare, nella mia testa, si affollano tanti volti, tanti nomi, tanti luoghi... “TANTI” è la quantità di cose, emozioni, ricordi e persone che mi ha regalato l'Africa.
Ogni volta che preparo i bagagli per andare a Kin, le mie valigie sono pesantissime, piene di tutto ciò che può servire ai bambini: dai vestitini, alle medicine, alle pappine agli omogenizzati, alle caramelle ecc.; al ritorno, seppur leggeri, i miei bagagli sono stracolmi e ricchi di una moltitudine di emozioni e ricordi che l'Africa continua a regalarmi e che non restano confinati ad uno o più album di foto e souvenirs congolesi che hanno reso la mia casetta italiana un'appendice del Congo.
“TANTI” è il volto, il suono della voce del mio migliore amico congolese. Siamo nati lo stesso giorno e lo stesso mese, una storia familiare simile, la nostra naturale intesa... il ridere e lo scherzare, le notti in bianco tra caldo e zanzare, ma quanta fatica, quanto impegno, quanta parte di noi abbiamo dovuto mettere in gioco per riuscire a superare i nostri modi di essere e vivere totalmente opposti, intrecciare le nostre culture, senza che nessuno di noi si senta violato ed arricchirsi a vicenda.
“TANTI” è “mon ami méchant” (il mio amico antipatico), quante volte sono dovuta ritornare a Kinshasa prima di riuscire ad incrociare i miei occhi con i suoi, avere un suo sorriso, un suo abbraccio, semplicemente parlare con lui. Una persona sempre indaffarata, con lo sguardo rivolto altrove. Ero veramente convinta che fosse una persona antipatica, superba, con cui non sarei mai riuscita ad andare d'accordo... poi, un saluto “invadente” ed un po' di francese hanno abbattuto il muro tra me e lui e con piacevole stupore ho conosciuto una persona sensibile e disponibile.
“TANTI” sono gli occhi del ragazzo tutto fare, del guardiano notturno della missione e del grande Papa Jean, una persona con il sorriso e dagli occhi lucenti, nonostante tutti i problemi legati alla povertà . Sempre pronto a “coccolarmi”, a non farmi mancare niente, a svegliarmi la mattina con l'aroma del caffè ogni volta che c'è la corrente, addolcire il triste momento della mia partenza con un dolce congolese; è Kintambo, gli studenti, i professori, il giorno della festa, la Primus, le suore, gli alberi, le lucertole dalla testa rossa, la pioggia impetuosa, il caldo, il traffico...
“TANTI” è Mpasa, il quartiere dove sorge Mama Elena, le sue strade sterrate, la 4x4 insabbiata, la paura di andare a finire con l'auto su qualche bancarella; è la voce dei bambini del villaggio Santa Lucia che al mio arrivo intonano un ritornello: “Mundele, Mundele...”; è il volto di Mansur e della sua famiglia, gli occhi spenti di Papa Pio, una persona consumata dalla vita e dalla povertà .
“TANTI” è il mio piccolo “Simba Ngai”, un bambino denutrito di 4 anni che ho conosciuto al villaggio, il suo sguardo triste, il suo non sapersi difendere... un bambino che ogni volta che vado spero di poter rivedere perchè sono consapevole del fatto che in Congo la miseria ti toglie la vita.
“TANTI” è la voce della piccola Celine, i suoi occhi vispi, l'acconciatura africana; è la bambina del villaggio che ogni volta che mi vede mi chiama con la sua dolce vocina “Mundele, Mundele... bon bon” (in lingala “bianca le caramelle”) è la bambina che mi invita ad andare a casa sua; sono gli occhi ed il sorriso di Michel, un bambino di 5 anni che impazzisce per le foto ed i video: non esiste alcuna fotografia in cui non ci sia lui con “il triste sorriso appoggiato sui denti” ( In Africa di Memo Remigi).
“TANTI” è' il guardiano della Parrocchia di St. Eloi che, ancor prima del sorgere del sole, sveglia tre dei suoi figli e sistema un giaciglio di cartoni vicino alla fogna per farli chiedere l'elemosina. Una scenetta perfetta che mi ha commosso e che ogni mattina mi fa andare a portare qualcosa da mangiare a quei tre ragazzi.
“TANTI” è la maestosità del fiume Congo, il mercato, la gente per strada intenta a far qualcosa... cosa non sono ancora riuscita a capirlo; sono le donne che vanno a prendere l'acqua dal fiume, e' il suono del ragazzo che vende il pane, l'acqua o tanti disparati oggetti: a Kinshasa tutto ha un “suo suono”.
“TANTI” è lo sguardo cattivo ed impenetrabile della “Police”, i manganelli e i mitra, è la paura che ho provato la prima volta che ho messo piede a Kinshasa, la stessa paura che ho provato quando alcuni ragazzi di strada hanno tentato di rapinare me e Raffaele.
"TANTI” è il ragazzo che all'angolo della missione vende schede telefoniche e cambia i dollari in franchi congolesi ed aspetta con ansia il mio arrivo dall'Italia perchè per lui sono un modo per guadagnare.
“TANTI” sono le strade sporche della città , lo smog soffocante, ma è anche il piacevole venticello che ti accarezza sulla collina dove sorge il Museo Nazionale, lo splendido orizzonte con Brazzaville (capitale della Repubblica del Congo) sulla sinistra e Kinshasa (capitale della Repubblica Democratica del Congo) sulla destra divise da una sottile striscia d'acqua.
“TANTI” è il sapore della coca cola che, chissà perchè, a Kin è più buona; è alzarsi la mattina e sapere che il tempo può scorrere così lento che puoi trascorrere un'intera giornata senza far niente; è il suono delle campane, la messa mattutina, la musica dei ragazzi dell'Ista (Istituto superiore tecnica applicata), le caldi notti trascorse a chiacchierare e a bere una Primus, mentre le lucciole spuntano qua e la fra i fili d'erba con i loro flash di luce...
“TANTI” è il gallo che canta ogni mattina, le galline e i pulcini che raspano il terreno, uno vicino all'altro, uno dietro l'altro... immagini di fantasia ma che in Africa diventano reali.
“TANTI” è il mercatino degli artisti, con tutti i colori, le maschere i suoni e gli oggetti congolesi... si viene letteralmente ipnotizzati.
“TANTI” è il momento del pranzo o della cena... un momento di pura e reale condivisone in cui si ride per le cose semplici, un momento in cui riesci ad essere contento anche quando ogni sera, puntualmente, manca la luce e non riesci a vedere nè dove sta il piatto nè cosa ci sia nel piatto, e mentre gli amici congolesi hanno già iniziato a cenare, io e Valeria, Mwana Mundele (donne bianche), provenienti dall'Europa, ci industriamo con la luce fioca dei nostri cellulari attempati per tentare di vedere cosa c'è da mangiare, senza renderci conto che il cellulare e solo un impiccio perchè la sua luce è così debole che non serve.
“TANTI” è la moltitudine di zanzare che ti accompagna giorno e notte; è alzarsi la mattina presto e farsi la doccia con l'acqua fredda, è lo stupore nello scoprire che l'acqua che scorre dalla doccia è nera, come nero è il colore prevalente a Kinshasa.
“TANTI” è dedicare un solo giorno a fare una piccola gita per conoscere i posti belli del paese e trovare un taxi con il lunotto anteriore lesionato, i sedili con le molle di fuori e la ruota forata; è cambiare auto per arrivare a Lukaya e dover spingere la macchina per metterla in moto e dopo un pò doversi fermare perchè esce fumo dal motore.
“TANTI” è dover rinegoziare costantemente con me stessa il confine tra la mia cultura e la cultura congolese; è il dover rendermi conto che non tutto ciò che vedo corrisponde alla mia costruzione sociale della realtà tipicamente europea e a volte troppo beghina.
“TANTI” è rendersi conto che tutto questo, per quanto strano, per quanto scomodo e non appartenente alla mia cultura, mi è entrato dentro e non riesco a farne a meno.