BARI. ''Condivido con i parenti delle vittime dell'amianto di Casale Monferrato l'emozione di aver avuto ragione nella battaglia durissima che hanno dovuto sostenere in questi anni e che continuano a fare. Loro sono un grande esempio per tutti noi e per quanti come noi in Italia si battono su vicende come questa. Li abbraccio davvero di cuore tutti''. Lo dice Nicola Brescia, portavoce del Comitato cittadino Fibronit di Bari, l'azienda per la produzione di amianto, chiusa dalla meta' degli anni ottanta, che si trova all'intersezione di tre popolosi quartieri del capoluogo pugliese (Madonnella-Japigia-San Pasquale).
Si calcola, secondo le cifre ufficiali, che circa 360 persone tra residenti e lavoratori, siano morti a causa delle fibre diffuse nell'ambiente. ''Sicuramente e' una sentenza storica - aggiunge Brescia - finalmente viene riconosciuta la responsabilita' di chi in questi anni ha consentito questa tragedia. Vengono confermati i danni provocati dall'amianto. Mi ha colpito sentire dalle prime notizie che la sentenza e' stata accolta tra le lacrime'' perche' cio' dimostra ''la violenza con cui si sono lasciate morire migliaia di persone inconsapevoli mentre i responsabili erano al corrente dei pericoli. Cosa - prosegue Brescia - che e' successa anche qui a Bari''. Ovviamente ''la perdita di queste persone non potra' essere mai risarcita''.
Insomma chi dirigeva queste realta' avrebbe saputo dei rischi e ha taciuto. E cio' sarebbe avvenuto anche a Bari. Nel capoluogo pugliese da dodici anni il Comitato cittadino si e' battuto e continua a battersi con alcuni successi per la bonifica della ex Fibronit. Recentemente la Conferenza di servizi presso il Ministero dell'Ambiente ha approvato il progetto di messa in sicurezza definitiva dell'area che poi, una volta bonificata, dovrebbe trasformarsi nel 'Parco della Rinascita'.
Da due anni si e' costituita una associazione dei familiari e delle vittime dell'amianto che sta raccogliendo dati epidemiologici e testimonianze affinche' si proceda in sede giudiziaria come e' stato fatto in Piemonte. ''Purtroppo la strada e' aperta in questo senso - spiega Brescia - perche' la responsabilita' e' dimostrabile dal punto di vista giuridico. Occorre essere in tanti. Su Bari non c'e' una iniziativa come quella di Casale Monferrato".
"Ci sono delle associazioni - aggiunge - che stanno raccogliendo i familiari delle vittime dell'amianto e al termine di questa ricerca, che non e' semplice tra casi ufficiali e casi reali, probabilmente si provera' a fare qualcosa di simile. Quando si parla di numeri, a Bari come a Casale - sottolinea - ci si riferisce sempre a cifre ufficiali ma quelle reali sono superiori''. Sulla questione dei risarcimenti e della contrapposizione con il sindaco del comune piemontese, Brescia afferma che ''la protesta dei cittadini di Casale e' stata straordinaria''.
Si calcola, secondo le cifre ufficiali, che circa 360 persone tra residenti e lavoratori, siano morti a causa delle fibre diffuse nell'ambiente. ''Sicuramente e' una sentenza storica - aggiunge Brescia - finalmente viene riconosciuta la responsabilita' di chi in questi anni ha consentito questa tragedia. Vengono confermati i danni provocati dall'amianto. Mi ha colpito sentire dalle prime notizie che la sentenza e' stata accolta tra le lacrime'' perche' cio' dimostra ''la violenza con cui si sono lasciate morire migliaia di persone inconsapevoli mentre i responsabili erano al corrente dei pericoli. Cosa - prosegue Brescia - che e' successa anche qui a Bari''. Ovviamente ''la perdita di queste persone non potra' essere mai risarcita''.
Insomma chi dirigeva queste realta' avrebbe saputo dei rischi e ha taciuto. E cio' sarebbe avvenuto anche a Bari. Nel capoluogo pugliese da dodici anni il Comitato cittadino si e' battuto e continua a battersi con alcuni successi per la bonifica della ex Fibronit. Recentemente la Conferenza di servizi presso il Ministero dell'Ambiente ha approvato il progetto di messa in sicurezza definitiva dell'area che poi, una volta bonificata, dovrebbe trasformarsi nel 'Parco della Rinascita'.
Da due anni si e' costituita una associazione dei familiari e delle vittime dell'amianto che sta raccogliendo dati epidemiologici e testimonianze affinche' si proceda in sede giudiziaria come e' stato fatto in Piemonte. ''Purtroppo la strada e' aperta in questo senso - spiega Brescia - perche' la responsabilita' e' dimostrabile dal punto di vista giuridico. Occorre essere in tanti. Su Bari non c'e' una iniziativa come quella di Casale Monferrato".
"Ci sono delle associazioni - aggiunge - che stanno raccogliendo i familiari delle vittime dell'amianto e al termine di questa ricerca, che non e' semplice tra casi ufficiali e casi reali, probabilmente si provera' a fare qualcosa di simile. Quando si parla di numeri, a Bari come a Casale - sottolinea - ci si riferisce sempre a cifre ufficiali ma quelle reali sono superiori''. Sulla questione dei risarcimenti e della contrapposizione con il sindaco del comune piemontese, Brescia afferma che ''la protesta dei cittadini di Casale e' stata straordinaria''.