BARI. Salvare e rilanciare il Centro Ricerche Bonomo di Castel del Monte. L’appello dei lavoratori dell’organismo consortile andriese è stato raccolto dal presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, che si è rivolto a sua volta alle Amministrazioni provinciali di Bari e della BAT, offrendo la propria disponibilità ad una soluzione efficace dei problemi.
In una nota inviata ai presidenti Schittulli e Ventola, alla vicepresidente della Giunta regionale Loredana Capone, assessore allo sviluppo economico, e all’assessore all’agricoltura Dario Stefàno, Introna ha fatto il punto di un trasferimento di proprietà deciso dalla provincia di Bari e recepito a fine dicembre 2010 dalla sesta provincia, senza che tuttavia al passaggio seguisse l’ingresso nel Consorzio e l’avvio della gestione da parte dell’amministrazione provinciale competente nel territorio andriese.
Questo ha generato la paralisi di una struttura di raccolta e ricerca agroalimentare riconosciuta in campo internazionale e interessata da cospicui finanziamenti, per progetti già definiti. Lo stop ha bloccato le commesse estere, paralizzando ad esempio l’esportazione di foglie di vite in Arabia Saudita, particolarmente apprezzate da consumatori locali.
L’inattività del Centro di Castel del Monte, per effetto del trasferimento incompiuto alla subentrante Provincia BAT, ha indotto l’assemblea dei soci a porre in liquidazione il consorzio nell’ottobre scorso. Il personale è in cassa integrazione da dicembre 2011, con scadenza ormai imminente ad aprile 2012, ma già non riceveva stipendi da giugno. Sono peraltro sospesi finanziamenti di progetti pubblici già stanziati per oltre 1 milione 700mila euro complessivi ed altri, in fase avanzata di programmazione, rischiano di non venire concessi.
“Il Centro Ricerche Bonomo di Andria può vivere”, ha detto il presidente del Consiglio regionale. Per Introna, l’esigenza di non disperdere le professionalità ed il prestigio acquisito dal Bonomo le oggettive prospettive di rilancio esistenti, inducono ad una “forte sollecitazione a trovare una soluzione che rimetta il CRB in condizione di operare”, a cominciare dalla realizzazione dei progetti finanziati e di quelli in itinere, “evitando così qualsiasi eventuale rivalsa da parte dei partners, nell’ipotesi malaugurata dell’annullamento dei programmi per l’impossibilità sopravvenuta di uno dei soggetti attuatori”.
Da qui la richiesta ai presidenti delle due province: “confidando nella sensibilità al problema e nella certezza che non sfuggirà l’esigenza di voler trovare un percorso di comune intesa”.
In una nota inviata ai presidenti Schittulli e Ventola, alla vicepresidente della Giunta regionale Loredana Capone, assessore allo sviluppo economico, e all’assessore all’agricoltura Dario Stefàno, Introna ha fatto il punto di un trasferimento di proprietà deciso dalla provincia di Bari e recepito a fine dicembre 2010 dalla sesta provincia, senza che tuttavia al passaggio seguisse l’ingresso nel Consorzio e l’avvio della gestione da parte dell’amministrazione provinciale competente nel territorio andriese.
Questo ha generato la paralisi di una struttura di raccolta e ricerca agroalimentare riconosciuta in campo internazionale e interessata da cospicui finanziamenti, per progetti già definiti. Lo stop ha bloccato le commesse estere, paralizzando ad esempio l’esportazione di foglie di vite in Arabia Saudita, particolarmente apprezzate da consumatori locali.
L’inattività del Centro di Castel del Monte, per effetto del trasferimento incompiuto alla subentrante Provincia BAT, ha indotto l’assemblea dei soci a porre in liquidazione il consorzio nell’ottobre scorso. Il personale è in cassa integrazione da dicembre 2011, con scadenza ormai imminente ad aprile 2012, ma già non riceveva stipendi da giugno. Sono peraltro sospesi finanziamenti di progetti pubblici già stanziati per oltre 1 milione 700mila euro complessivi ed altri, in fase avanzata di programmazione, rischiano di non venire concessi.
“Il Centro Ricerche Bonomo di Andria può vivere”, ha detto il presidente del Consiglio regionale. Per Introna, l’esigenza di non disperdere le professionalità ed il prestigio acquisito dal Bonomo le oggettive prospettive di rilancio esistenti, inducono ad una “forte sollecitazione a trovare una soluzione che rimetta il CRB in condizione di operare”, a cominciare dalla realizzazione dei progetti finanziati e di quelli in itinere, “evitando così qualsiasi eventuale rivalsa da parte dei partners, nell’ipotesi malaugurata dell’annullamento dei programmi per l’impossibilità sopravvenuta di uno dei soggetti attuatori”.
Da qui la richiesta ai presidenti delle due province: “confidando nella sensibilità al problema e nella certezza che non sfuggirà l’esigenza di voler trovare un percorso di comune intesa”.