BARI. L’assessore alle politiche della salute, Ettore Attolini, ha presentato in Consiglio regionale una relazione di 42 pagine che riassume le principali azioni del governo in linea con le direttrici fissate dal Piano di rientro.
Attolini sottolinea che il lavoro che sta svolgendo nel suo ruolo tecnico-politico è in assoluta continuità con quello svolto dal suo predecessore, Tommaso Fiore.
“Le prospettive della sanità pugliese – ha detto l’assessore Attolini – vanno inserite all’interno del dibattito generale sulla sanità di tutto il nostro Paese”.
Suscita preoccupazione, infatti secondo l’assessore, l’idea che la proposta di Patto per la salute del ministero preveda ulteriori sacrifici per le Regioni. “Tutto questo, fra l’altro – ho sottolineato Attolini – inserito nel contesto di una manovra nella quale il tema dominante è il definanziamento. Stiamo ragionando all’interno di cifre che si aggirano su una riduzione per i primi tre anni di 18 miliardi di euro”.
“Alla luce di queste considerazioni – ha continuato l’esponente del governo – mi domando (ma come me se lo domandano anche gli assessori delle altre Regioni italiane), quale modello di sanità ha in mente questo governo nazionale. E quali margini di ulteriore contrazione della spesa sanitaria esistono ancora per il nostro Paese”.
Una parte significativa del Piano della salute comprende la lotta agli sprechi. Questo è un capitolo sul quale la Regione Puglia ha lavorato e continua a lavorare, ma secondo l’assessore fare una previsione di recupero di sprechi paragonabile a quella dell’evasione fiscale, può essere una richiesta che desta qualche perplessità.
Un altro tema sul quale Attolini ha puntato l’obiettivo è quello del rischio di cessione di responsabilità che le Regioni corrono, alla luce di questo sistema così congeniato. “Sembra – ha detto – che esista il desiderio di esercitare un controllo in tutti i sistemi regionali”.
“Non mi sembra si tenga conto, fra l’altro – ha continuato l’assessore – del dato che colloca ben 3 milioni di famiglie nella impossibilità di affrontare con le proprie forze economiche, la spesa sanitaria. Alla luce anche di questo dato, quale sarà l’effetto dell’ulteriore definanziamento sulle famiglie e sulla tenuta del sistema. Secondo me esiste un rischio reale di perdita di coesione sociale”.
Attolini ha parlato di preoccupante deriva economicistico-finanziaria della sanità: “un approccio preoccupante di razionalizzazione della spesa collegata solo a scelte di mera ragioneria avulse dal conteso socio-sanitario”.
L’assessore si è soffermato sulla illustrazione della relazione presentata ribadendo che il Piano di rientro non nasce dall’improvvisazione ma è in assoluta coerenza con le linee programmatiche del governo regionale. “In realtà – ha specificato - ha determinato una accelerazione di processi che però erano il tema delle politiche della salute nelle sue direttrici principali”.
Uno dei prossimi argomenti da affrontare sarà quello della riorganizzazione di punti nascita ha aggiunto Attolini - un ulteriore importante passaggio di questa strada virtuosa intrapresa”.
Una strada che condurrà la Regione al superamento del Piano di rientro e l’assessore su questo punto è chiaro: “la mia mission è quella di traghettare la Puglia fuori dal Piano di rientro nel 2012”.
IL DIBATTITO - Un sostanziale apprezzamento per la relazione dell’assessore Attolini in Consiglio regionale e la disponibilità pressoché unanime a intervenire sulle numerose criticità che contraddistinguono la sanità pugliese in un’ottica di condivisione, che porti a dare risposte concrete ai bisogni di salute dei cittadini.
E’ stato questo sostanzialmente lo spirito dei primi interventi nel corso del dibattito subentrato dopo la relazione del responsabile della sanità pugliese.
Il capogruppo del PdL Rocco Palese dando atto del risparmio ottenuto in sede di applicazione del primo anno del Piano di rientro (che ha consentito alla Puglia di ottenere il 60% dei 500 milioni che erano rimasti congelati), ha proposto di utilizzare tali somme per la stabilizzazione del personale. Propedeutica a questo, tuttavia, è la rideterminazione delle piante organiche delle aziende sanitarie. Adempimento che avrebbe dovuto essere già stato fatto in applicazione della legislazione vigente. Secondo Palese ci sono i presupposti per chiudere questa partita entro la fine del maggio prossimo. Occorre dotare il SSR di un modello organizzativo funzionale (che costituisce il presupposto indispensabile per l’atto aziendale), mettendo sotto controllo la gestione in modo da arrivare anche ad una diminuzione dei 338 milioni di euro di tasse aggiuntive che i pugliesi pagano.
La relazione di Attolini rappresenta l’occasione per mettere ordine nella sanità pugliese e reingegnerizzare il sistema – ha affermato Giuseppe Romano (PD) -, considerato peraltro che oramai siamo a un punto di non ritorno visti i vincoli finanziari sempre più pressanti. Di qui l’esigenza di un tavolo politico, anche con l’opposizione, per lavorare con l’assessore in modo da arrivare a soluzioni condivise, sulla base di criteri oggettivi che devono valere per tutte la regione, salvaguardando un principio basilare della legge 833/78: quello della universalità della prestazione al cittadino.
Più critico l’intervento di Giammarco Surico (FLI) che ha contestato i dati citati dall’assessore sull’ammontare reale del disavanzo. Le cifre – ha detto – devono essere corredate da bilanci certificati ed omogenei. Il capogruppo di FLI ha richiamato il caso dell’ospedale Miulli per il quale la Regione è stata condannata al pagamento di 45 milioni per la nuova sede del nosocomio prima riconosciuti e poi revocati in autotutela e i 100 miliioni che dovranno essere versati all’ospedale ecclesiastico fino a tutto il 2008. Al Miulli seguirà - sempre tramite le via del contenzioso - la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Surico, comunque, ha dato la sua disponibilità per soluzioni condivise, invitando il governo regionale a dare risposte più concrete ai pugliesi e meno “di qualità bassa”.
Il disavanzo è stato ridotto a 163 milioni – ha precisato Aurelio Gianfreda (IdV) - in virtù dei risparmi sulla farmaceutica e sul personale (70 milioni). Ma quale risparmio si è ottenuto dalla chiusura di 18 ospedali ? Occorre incalzare – ha aggiunto - il management delle aziende sanitarie per riformulare le dotazioni organiche e capire dove sono le carenze.
Intervenire sulle problematiche di tutti i giorni – ha affermato Massimo Cassano (PdL) - e in particolare sugli ospedali aperti che non danno nessun servizio. Al riguardo ha citato l’ospedale di Santeramo quasi completamente vuoto per il quale sono stati effettuati investimenti fino a pochi mesi fa a fronte di altri nosocomi che, invece, sono presi d’assalto con grossi disagi per l’utenza.
Salvatore Negro ha ricordato il voto favorevole dato a suo tempo dall’UDC al Piano di rientro (considerato come un’occasione per riorganizzare il SSR), a condizione che fosse garantita la contestuale riconversione dei presidi ospedalieri disattivati, l’attuazione del riordino con la previsione delle realizzazione dei nuovi nosocomi attraverso la finanza di progetto ed eliminazione delle aree di spreco. Questi aspetti non sono stati contemperati – ha precisato Negro -, per cui si rende necessaria una urgente rivisitazione in un clima politico (sulla falsariga di quello che contraddistingue il Governo Monti) di condivisione che porti ad affrontare i problemi in positivo.
Attolini sottolinea che il lavoro che sta svolgendo nel suo ruolo tecnico-politico è in assoluta continuità con quello svolto dal suo predecessore, Tommaso Fiore.
“Le prospettive della sanità pugliese – ha detto l’assessore Attolini – vanno inserite all’interno del dibattito generale sulla sanità di tutto il nostro Paese”.
Suscita preoccupazione, infatti secondo l’assessore, l’idea che la proposta di Patto per la salute del ministero preveda ulteriori sacrifici per le Regioni. “Tutto questo, fra l’altro – ho sottolineato Attolini – inserito nel contesto di una manovra
“Alla luce di queste considerazioni – ha continuato l’esponente del governo – mi domando (ma come me se lo domandano anche gli assessori delle altre Regioni italiane), quale modello di sanità ha in mente questo governo nazionale. E quali margini di ulteriore contrazione della spesa sanitaria esistono ancora per il nostro Paese”.
Una parte significativa del Piano della salute comprende la lotta agli sprechi. Questo è un capitolo sul quale la Regione Puglia ha lavorato e continua a lavorare, ma secondo l’assessore fare una previsione di recupero di sprechi paragonabile a quella dell’evasione fiscale, può essere una richiesta che desta qualche perplessità.
Un altro tema sul quale Attolini ha puntato l’obiettivo è quello del rischio di cessione di responsabilità che le Regioni corrono, alla luce di questo sistema così congeniato. “Sembra – ha detto – che esista il desiderio di esercitare un controllo in tutti i sistemi regionali”.
“Non mi sembra si tenga conto, fra l’altro – ha continuato l’assessore – del dato che colloca ben 3 milioni di famiglie nella impossibilità di affrontare con le proprie forze economiche, la spesa sanitaria. Alla luce anche di questo dato, quale sarà l’effetto dell’ulteriore definanziamento sulle famiglie e sulla tenuta del sistema. Secondo me esiste un rischio reale di perdita di coesione sociale”.
Attolini ha parlato di preoccupante deriva economicistico-finanziaria della sanità: “un approccio preoccupante di razionalizzazione della spesa collegata solo a scelte di mera ragioneria avulse dal conteso socio-sanitario”.
L’assessore si è soffermato sulla illustrazione della relazione presentata ribadendo che il Piano di rientro non nasce dall’improvvisazione ma è in assoluta coerenza con le linee programmatiche del governo regionale. “In realtà – ha specificato - ha determinato una accelerazione di processi che però erano il tema delle politiche della salute nelle sue direttrici principali”.
Uno dei prossimi argomenti da affrontare sarà quello della riorganizzazione di punti nascita ha aggiunto Attolini - un ulteriore importante passaggio di questa strada virtuosa intrapresa”.
Una strada che condurrà la Regione al superamento del Piano di rientro e l’assessore su questo punto è chiaro: “la mia mission è quella di traghettare la Puglia fuori dal Piano di rientro nel 2012”.
IL DIBATTITO - Un sostanziale apprezzamento per la relazione dell’assessore Attolini in Consiglio regionale e la disponibilità pressoché unanime a intervenire sulle numerose criticità che contraddistinguono la sanità pugliese in un’ottica di condivisione, che porti a dare risposte concrete ai bisogni di salute dei cittadini.
E’ stato questo sostanzialmente lo spirito dei primi interventi nel corso del dibattito subentrato dopo la relazione del responsabile della sanità pugliese.
Il capogruppo del PdL Rocco Palese dando atto del risparmio ottenuto in sede di applicazione del primo anno del Piano di rientro (che ha consentito alla Puglia di ottenere il 60% dei 500 milioni che erano rimasti congelati), ha proposto di utilizzare tali somme per la stabilizzazione del personale. Propedeutica a questo, tuttavia, è la rideterminazione delle piante organiche delle aziende sanitarie. Adempimento che avrebbe dovuto essere già stato fatto in applicazione della legislazione vigente. Secondo Palese ci sono i presupposti per chiudere questa partita entro la fine del maggio prossimo. Occorre dotare il SSR di un modello organizzativo funzionale (che costituisce il presupposto indispensabile per l’atto aziendale), mettendo sotto controllo la gestione in modo da arrivare anche ad una diminuzione dei 338 milioni di euro di tasse aggiuntive che i pugliesi pagano.
La relazione di Attolini rappresenta l’occasione per mettere ordine nella sanità pugliese e reingegnerizzare il sistema – ha affermato Giuseppe Romano (PD) -, considerato peraltro che oramai siamo a un punto di non ritorno visti i vincoli finanziari sempre più pressanti. Di qui l’esigenza di un tavolo politico, anche con l’opposizione, per lavorare con l’assessore in modo da arrivare a soluzioni condivise, sulla base di criteri oggettivi che devono valere per tutte la regione, salvaguardando un principio basilare della legge 833/78: quello della universalità della prestazione al cittadino.
Più critico l’intervento di Giammarco Surico (FLI) che ha contestato i dati citati dall’assessore sull’ammontare reale del disavanzo. Le cifre – ha detto – devono essere corredate da bilanci certificati ed omogenei. Il capogruppo di FLI ha richiamato il caso dell’ospedale Miulli per il quale la Regione è stata condannata al pagamento di 45 milioni per la nuova sede del nosocomio prima riconosciuti e poi revocati in autotutela e i 100 miliioni che dovranno essere versati all’ospedale ecclesiastico fino a tutto il 2008. Al Miulli seguirà - sempre tramite le via del contenzioso - la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Surico, comunque, ha dato la sua disponibilità per soluzioni condivise, invitando il governo regionale a dare risposte più concrete ai pugliesi e meno “di qualità bassa”.
Il disavanzo è stato ridotto a 163 milioni – ha precisato Aurelio Gianfreda (IdV) - in virtù dei risparmi sulla farmaceutica e sul personale (70 milioni). Ma quale risparmio si è ottenuto dalla chiusura di 18 ospedali ? Occorre incalzare – ha aggiunto - il management delle aziende sanitarie per riformulare le dotazioni organiche e capire dove sono le carenze.
Intervenire sulle problematiche di tutti i giorni – ha affermato Massimo Cassano (PdL) - e in particolare sugli ospedali aperti che non danno nessun servizio. Al riguardo ha citato l’ospedale di Santeramo quasi completamente vuoto per il quale sono stati effettuati investimenti fino a pochi mesi fa a fronte di altri nosocomi che, invece, sono presi d’assalto con grossi disagi per l’utenza.
Salvatore Negro ha ricordato il voto favorevole dato a suo tempo dall’UDC al Piano di rientro (considerato come un’occasione per riorganizzare il SSR), a condizione che fosse garantita la contestuale riconversione dei presidi ospedalieri disattivati, l’attuazione del riordino con la previsione delle realizzazione dei nuovi nosocomi attraverso la finanza di progetto ed eliminazione delle aree di spreco. Questi aspetti non sono stati contemperati – ha precisato Negro -, per cui si rende necessaria una urgente rivisitazione in un clima politico (sulla falsariga di quello che contraddistingue il Governo Monti) di condivisione che porti ad affrontare i problemi in positivo.
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