Lavoro: Bersani non ci sta all'ultimatum, rompere a quel tavolo vuol dire liberi tutti


ROMA. ''Rompere a quel tavolo vuol dire liberi tutti'': lo sostiene il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, nel corso di una conferenza stampa di presentazione del suo prossimo viaggio in Italia, in cui ha voluto richiamare l'attenzione sulla delicatezza di questo tema che si sta facendo tra governo e parti sociali in tema di lavoro.

Bersani ha spiegato, inoltre, che quando richiama questa ''attenzione'' non si riferisce, come e' stato scritto da piu' parti, al rapporto con la Cgil ma all'accordo complessivo tra governo e parti sociali di fronte a un paese che e' in recessione. A chi poi gli ha chiesto cosa accadrebbe se non si raggiungesse questo accordo, ''noi - ha affermato Bersani - abbiamo detto che Monti deve arrivare al 2013 ma abbiamo anche puntualizzato che diremo la nostra e noi poniamo in testa al confronto il lavoro, la precarieta', l'evoluzione degli ammortizzatori. E il prius per noi e' la corresponsabilita' per affrontare i problemi per l'Italia''.

Per quanto riguarda i retroscena di questi giorni, Bersani ha detto di essere rimasto ''esterrefatto''. Parlando in generale dell'esecutivo guidato da Monti, Bersani ha assicurato di volere ''aiutare questo governo, col quale abbiamo un patto di lealta' che manterremo, ad arrivare al 2013'' e a chi gli ha chiesto se vede Monti anche oltre il 2013, Bersani ha risposto che ''e' del tutto assurdo, infondato e immotivato questo 'Monti si' o Monti no'. Noi abbiamo detto Monti si', punto''. Bersani ancora una volta ha sottolineato che ''Monti non viene dopo il partito, viene dopo Berlusconi''.

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