TARANTO. “Durante l’evento ‘La città chiede l’università’, organizzato a Taranto dal Comitato Qualità per la Vita, che da anni, mediante i suoi instancabili responsabili profonde il proprio impegno nel sostegno, sviluppo e consolidamento del polo universitario jonico, ho potuto esprimere che totale sarà il mio sostegno affinché i giovani di Taranto possano vedere esaudito il loro diritto allo studio universitario".
Lo sostiene il consigliere regionale de l’Italia dei Valori, Patrizio Mazza.
"Nel pensare all’università - prosegue Mazza - penso ad un luogo in cui c’è fermento scientifico, in cui è possibile una competizione di intelligenze, quindi un sano agonismo di formazione per l’inserimento nel mondo del lavoro, peccato assistere a casi in cui la quantità di strumentazione e mezzi non è commisurata alla qualità di intelligenze.
Nel mio pensare l’Università, da semplice cittadino, la immagino come qualcosa capace di creare vivacità di pensiero, di immettere nel tessuto sociale cultura, libertà, sapere, progresso ma anche economia, quindi lavoro, mediante tutto il suo apparato di studenti, professori, ricercatori, ma accade che per Taranto non assisto propriamente a tale auspicabile virtuosismo.
Infatti, ad esempio, mentre la Regione Puglia ha stanziato 27 milioni di euro per i comuni non capoluogo, e 16 milioni di euro per i comuni capoluogo, da sfruttare per progetti nell’ambito dei rifiuti, e si rinvia la scadenza del bando, che alla fine si è deciso di non chiudere mai sino ad esaurimento delle risorse, da Taranto non giunge un numero significativo di progetti per le finalità del bando. Io, invece mi aspetto che i giovani, siano coadiuvati dall’università, e dalle amministrazioni, per captare tutti i finanziamenti esistenti, ed elaborare progetti da sfruttare al meglio sul territorio, con finalità anche di creazione di economia diversificata ma a quanto pare ciò non accade.
Appena eletto ho fatto un percorso dentro le istituzioni che rivestono rinomato pregio scientifico, come ad esempio lo IAMB di Valenzano, essendo un convinto assertore che Taranto deve rispettare la vocazione territoriale dell’agroalimentare, e tutti, anche codesto, mi hanno riferito che non ricevono da Taranto progetti, per opera delle amministrazioni. Io auspico che l’università si cali in questo ruolo, aiutando i giovani a cogliere queste occasioni, sia come studio, ricerca ma anche e soprattutto come opportunità di lavoro e auspico che l’Università con tutto il suo apparto pretenda collaborazione in questo senso dalle Amministrazioni.
L’Università deve sicuramente formare i giovani, accrescerne la preparazione, valorizzare la loro ricerca ma deve anche costituire, insieme alle amministrazioni, e agli studenti stessi con docenti e ricercatori un sistema virtuoso di sviluppo economico lavorativo perché ciò è possibile sfruttando i canali dei finanziamenti europei diretti ed indiretti. Tale connubio tra Università ed Amministrazioni manca e non voglio pensare che la carenza sia addebitabile ad un gap della nostra Università, oltre che una totale incompetenza delle Amministrazioni eppure inizio a temere tale ipotesi. La città di Taranto chiede a giusta ragione l’Università ed i giovani hanno tutto il diritto a formarsi sul loro territorio e soprattutto a non emigrare altrove per un posto di lavoro”, conclude Mazza.
Lo sostiene il consigliere regionale de l’Italia dei Valori, Patrizio Mazza.
"Nel pensare all’università - prosegue Mazza - penso ad un luogo in cui c’è fermento scientifico, in cui è possibile una competizione di intelligenze, quindi un sano agonismo di formazione per l’inserimento nel mondo del lavoro, peccato assistere a casi in cui la quantità di strumentazione e mezzi non è commisurata alla qualità di intelligenze.
Nel mio pensare l’Università, da semplice cittadino, la immagino come qualcosa capace di creare vivacità di pensiero, di immettere nel tessuto sociale cultura, libertà, sapere, progresso ma anche economia, quindi lavoro, mediante tutto il suo apparato di studenti, professori, ricercatori, ma accade che per Taranto non assisto propriamente a tale auspicabile virtuosismo.
Infatti, ad esempio, mentre la Regione Puglia ha stanziato 27 milioni di euro per i comuni non capoluogo, e 16 milioni di euro per i comuni capoluogo, da sfruttare per progetti nell’ambito dei rifiuti, e si rinvia la scadenza del bando, che alla fine si è deciso di non chiudere mai sino ad esaurimento delle risorse, da Taranto non giunge un numero significativo di progetti per le finalità del bando. Io, invece mi aspetto che i giovani, siano coadiuvati dall’università, e dalle amministrazioni, per captare tutti i finanziamenti esistenti, ed elaborare progetti da sfruttare al meglio sul territorio, con finalità anche di creazione di economia diversificata ma a quanto pare ciò non accade.
Appena eletto ho fatto un percorso dentro le istituzioni che rivestono rinomato pregio scientifico, come ad esempio lo IAMB di Valenzano, essendo un convinto assertore che Taranto deve rispettare la vocazione territoriale dell’agroalimentare, e tutti, anche codesto, mi hanno riferito che non ricevono da Taranto progetti, per opera delle amministrazioni. Io auspico che l’università si cali in questo ruolo, aiutando i giovani a cogliere queste occasioni, sia come studio, ricerca ma anche e soprattutto come opportunità di lavoro e auspico che l’Università con tutto il suo apparto pretenda collaborazione in questo senso dalle Amministrazioni.
L’Università deve sicuramente formare i giovani, accrescerne la preparazione, valorizzare la loro ricerca ma deve anche costituire, insieme alle amministrazioni, e agli studenti stessi con docenti e ricercatori un sistema virtuoso di sviluppo economico lavorativo perché ciò è possibile sfruttando i canali dei finanziamenti europei diretti ed indiretti. Tale connubio tra Università ed Amministrazioni manca e non voglio pensare che la carenza sia addebitabile ad un gap della nostra Università, oltre che una totale incompetenza delle Amministrazioni eppure inizio a temere tale ipotesi. La città di Taranto chiede a giusta ragione l’Università ed i giovani hanno tutto il diritto a formarsi sul loro territorio e soprattutto a non emigrare altrove per un posto di lavoro”, conclude Mazza.