BARI. Una dichiarazione del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che interviene sul ruolo e le funzioni della Protezione civile, anche alla luce delle polemiche di questi ultimi giorni legate all’emergenza neve in Italia. Ricordiamo che legge n.10 del 2011 condiziona pesantemente le Regioni costrette, qualora chiedessero al Governo centrale di dichiarare lo stato di emergenza, ad aumentare l’accisa sulla benzina.
“A volte sembra di essere afflitti da un sortilegio: depotenziare ciò che andrebbe potenziato. È il caso della Protezione civile nazionale, come con puntualità attirato alla nostra attenzione dalle equilibrate e sagge dichiarazioni rese oggi dal Capo dipartimento, Prefetto Franco Gabrielli, nel corso di un'audizione resa al Senato. Nel corso degli ultimi mesi e su giustificazioni inquadrate nelle necessità di finanza pubblica, abbiamo dovuto accogliere innovazioni legislative che non ci consentono neppure di rivolgere una domanda di aiuto straordinario al Governo nazionale per esigenze di umanità e tutela della vita umana, perché il semplice domandare determina l'autoapplicazione di una sanzione: l'incremento della imposizione fiscale regionale. Una disgrazia, un alluvione, una frana, la perdita di un raccolto, il crollo di una abitazione, sono divenuti inciampi fastidiosi che non hanno bisogno di essere alleviati. Si preferisce la forma legislativa della dissuasione nel domandare, piuttosto che il risarcimento o il mero ristoro.
Su questa scelta disastrosa cadutaci addosso, organizzata paradossalmente sulle sciagure, abbiamo deciso di seguire le uniche strade che l'ordinamento ci consente, il ricorso alla Corte costituzionale, nella speranzosa attesa che i nostri motivi siano accolti.
Nel frattempo il Dipartimento nazionale di Protezione civile e il Prefetto Gabrielli, hanno fatto il possibile per accompagnare l'intero sistema nazionale e regionale di Protezione civile in questo assurdo slalom, offrendoci i migliori suggerimenti e consigli per poter conseguire i piccoli risultati quotidiani, all'interno del cunicolo stretto scavato dal legislatore nazionale.
Oggi però la misura è colma.
Leggere le dichiarazioni di un funzionario come il Prefetto Gabrielli, reso inerme dalla normativa, in tempi in cui i fenomeni naturali assumono il ruolo di una radiografia capace di scandagliare a fondo la rottura dell'armonia naturale compiuta dall'uomo, non può esimermi da richiedere la ricostituzione di una Protezione civile forte, autorevole e dotata di tutti gli strumenti per intervenire prontamente, così come Gabrielli chiede, e non esposta agli umori di qualsiasi uomo politico, magari in cerca di risalire la china di una popolarità irrimediabilmente perduta.
Noi non pensiamo alla Protezione civile dei grandi eventi, che pure ha avuto il suo senso e la sua utilità, ma almeno vorremo poter fare affidamento sulla Protezione civile capace di governare gli eventi che si scatenano in grande: per far ciò è tuttavia necessario che il Governo Monti ripristini ciò che è stato insensatamente distrutto, e lo faccia rapidamente, ponendo la struttura nazionale e il Prefetto Gabrielli nelle condizioni di operare al meglio.
Governo una regione che sulla Protezione civile, ben sette anni fa, scommise il tutto della propria voglia di buon governo, ed in qualche modo i risultati sono venuti, anche quando la nostra vocazione all'accoglienza è stata corrisposta, ed in tempi recenti, solo con l'intervento della Protezione civile, peraltro in ritardo e dopo lo sperpero di ingenti risorse, riportando sul giusto binario ciò che si voleva amministrare come questione di ordine pubblico. Sono ancora sotto gli occhi di tutti l'insuccesso dell'esperienza del campo di Manduria e il successo del Piano pugliese dell'accoglienza.
Anche queste buone pratiche mi sembra che si vogliano mutare, con la ventilata proposta di riorganizzare la Protezione civile sotto la responsabilità del Ministero dell'Interno.
Questa ipotesi, ove portata a compimento, determinerebbe lo spirare della Protezione civile così come l'abbiamo apprezzata, almeno nel parere non secondario di tutte le regioni italiane, nessuna esclusa, che sul tema si sono interrogate negli ultimi mesi.
La Protezione civile è materia intersettoriale per eccellenza e per questo deve rimanere sotto la responsabilità politica ed amministrativa della Presidenza del Consiglio. Diversamente da così la strada compiuta sin ora, costellata di buoni risultati, è segnata e per la responsabilità del vertice basterebbe un ragioniere, il quale temo non potrebbe occuparsi d'altro se non di contare le vittime”.
“A volte sembra di essere afflitti da un sortilegio: depotenziare ciò che andrebbe potenziato. È il caso della Protezione civile nazionale, come con puntualità attirato alla nostra attenzione dalle equilibrate e sagge dichiarazioni rese oggi dal Capo dipartimento, Prefetto Franco Gabrielli, nel corso di un'audizione resa al Senato. Nel corso degli ultimi mesi e su giustificazioni inquadrate nelle necessità di finanza pubblica, abbiamo dovuto accogliere innovazioni legislative che non ci consentono neppure di rivolgere una domanda di aiuto straordinario al Governo nazionale per esigenze di umanità e tutela della vita umana, perché il semplice domandare determina l'autoapplicazione di una sanzione: l'incremento della imposizione fiscale regionale. Una disgrazia, un alluvione, una frana, la perdita di un raccolto, il crollo di una abitazione, sono divenuti inciampi fastidiosi che non hanno bisogno di essere alleviati. Si preferisce la forma legislativa della dissuasione nel domandare, piuttosto che il risarcimento o il mero ristoro.
Su questa scelta disastrosa cadutaci addosso, organizzata paradossalmente sulle sciagure, abbiamo deciso di seguire le uniche strade che l'ordinamento ci consente, il ricorso alla Corte costituzionale, nella speranzosa attesa che i nostri motivi siano accolti.
Nel frattempo il Dipartimento nazionale di Protezione civile e il Prefetto Gabrielli, hanno fatto il possibile per accompagnare l'intero sistema nazionale e regionale di Protezione civile in questo assurdo slalom, offrendoci i migliori suggerimenti e consigli per poter conseguire i piccoli risultati quotidiani, all'interno del cunicolo stretto scavato dal legislatore nazionale.
Oggi però la misura è colma.
Leggere le dichiarazioni di un funzionario come il Prefetto Gabrielli, reso inerme dalla normativa, in tempi in cui i fenomeni naturali assumono il ruolo di una radiografia capace di scandagliare a fondo la rottura dell'armonia naturale compiuta dall'uomo, non può esimermi da richiedere la ricostituzione di una Protezione civile forte, autorevole e dotata di tutti gli strumenti per intervenire prontamente, così come Gabrielli chiede, e non esposta agli umori di qualsiasi uomo politico, magari in cerca di risalire la china di una popolarità irrimediabilmente perduta.
Noi non pensiamo alla Protezione civile dei grandi eventi, che pure ha avuto il suo senso e la sua utilità, ma almeno vorremo poter fare affidamento sulla Protezione civile capace di governare gli eventi che si scatenano in grande: per far ciò è tuttavia necessario che il Governo Monti ripristini ciò che è stato insensatamente distrutto, e lo faccia rapidamente, ponendo la struttura nazionale e il Prefetto Gabrielli nelle condizioni di operare al meglio.
Governo una regione che sulla Protezione civile, ben sette anni fa, scommise il tutto della propria voglia di buon governo, ed in qualche modo i risultati sono venuti, anche quando la nostra vocazione all'accoglienza è stata corrisposta, ed in tempi recenti, solo con l'intervento della Protezione civile, peraltro in ritardo e dopo lo sperpero di ingenti risorse, riportando sul giusto binario ciò che si voleva amministrare come questione di ordine pubblico. Sono ancora sotto gli occhi di tutti l'insuccesso dell'esperienza del campo di Manduria e il successo del Piano pugliese dell'accoglienza.
Anche queste buone pratiche mi sembra che si vogliano mutare, con la ventilata proposta di riorganizzare la Protezione civile sotto la responsabilità del Ministero dell'Interno.
Questa ipotesi, ove portata a compimento, determinerebbe lo spirare della Protezione civile così come l'abbiamo apprezzata, almeno nel parere non secondario di tutte le regioni italiane, nessuna esclusa, che sul tema si sono interrogate negli ultimi mesi.
La Protezione civile è materia intersettoriale per eccellenza e per questo deve rimanere sotto la responsabilità politica ed amministrativa della Presidenza del Consiglio. Diversamente da così la strada compiuta sin ora, costellata di buoni risultati, è segnata e per la responsabilità del vertice basterebbe un ragioniere, il quale temo non potrebbe occuparsi d'altro se non di contare le vittime”.
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