BARI. La bandiera del Tibet sul palazzo del Consiglio regionale della Puglia. Il simbolo della libertà tibetana, dichiarato illegale dopo l’occupazione cinese, sventola dalla facciata della sede consiliare di via Capruzzi, a Bari, per ricordare il 53° anniversario dell’insurrezione di Lhasa contro l’invasione, il 10 marzo 1949. Il presidente della massima Assemblea pugliese Onofrio Introna ha aderito all’appello a sostenere il popolo tibetano, lanciato a tutte le istituzioni e raccolto da gruppi e consiglieri regionali. In una nota, il capogruppo SeL Michele Losappio, ha chiesto alla Presidenza di “far sentire la voce del Consiglio regionale a difesa dei diritti e della sovranità del Tibet e del suo popolo, raccogliendo la proposta di esporre la bandiera del Tibet il 10 marzo, avanzata dal Partito Radicale e da un esteso movimento di opinione”.
“Questo coloratissimo rettangolo contornato di giallo (il colore della tolleranza) e con dodici raggi che nascono da un sole splendente – spiega il presidente Introna – è un semplice drappo con un grande significato: esprime solidarietà al popolo del Tibet e alla sua lotta non violenta contro la repressione attuata dalla Repubblica Popolare Cinese, che ha bandito un simbolo antico, la bandiera ufficiale del Tibet indipendente dal 1912 al 1950”.
“Il diritto all’autodeterminazione dei popoli è un valore fondamentale e la richiesta di libertà non può restare inascoltata – osserva il presidente del Consiglio regionale – siamo certi che le autorità cinesi sapranno considerare l’appello fatto proprio da una regione amica come la Puglia, legata alla Cina da una volontà di collaborazione che supera ogni distanza”.
Se quella tra l’Adriatico il mar Giallo non è stata d’ostacolo ad una nuova amicizia, distanze minori, sebbene più storiche e politiche che geografiche, non possono essere d’ostacolo al dialogo e all’ascolto. (
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