BARI. “La Puglia di ieri ha detto ‘NO’ e ha reagito alla violenza, quella di oggi dice ‘Mai più’”. Collegando il ricordo dei martiri pugliesi e di origini pugliesi delle Fosse Ardeatine ai recenti episodi di odio razzista e xenofobo in Europa, il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna ha ricordato il contributo della regione alla lotta per la libertà e la democrazia. Una battaglia segnata da rovine e da lutti, che ha visto momenti di grande coraggio e figure di resistenti e combattenti che rappresentano esempi straordinari per le nuove generazioni.
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È ai giovani che si è rivolta la commemorazione del 68° anniversario dell’eccidio nazista del 24 marzo 1944. Una manifestazione promossa dal Consiglio regionale e che avuto come protagonisti i familiari dei caduti alle Ardeatine e il sacrificio dei 19 pugliesi, tra i 335 italiani, uccisi e occultati in una cava di pozzolana a Sud della capitale, come rappresaglia per l’attentato del giorno precedente in via Rasella, al centro di Roma.
Una cerimonia, quella pugliese, seconda per importanza quest’anno solo a quella che si terrà venerdì 23 davanti alle tombe dei caduti, alla presenza del Capo dello Stato. Nell’Aula barese sono intervenuti consiglieri regionali, rappresentanti della Prefettura e della Questura, delle Forze Armate, dei Corpi dello Stato, delle Istituzioni, della Provincia di Bari, dei Comuni dei martiri e dell’Anpi. La relazione storica è stata sviluppata dal prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’Ipsaic, l’Istituto per la storia del ‘900 ospitato presso la Biblioteca del Consiglio. Tutte le province pugliesi sono rappresentate nel sacrario dei martiri delle Fosse, ha ricordato in un intervento senza retorica, come asciutto e significativo è stato il taglio della manifestazione. “Emotivamente coinvolgente”, hanno sottolineato i capigruppo Rocco Palese e Francesco Damone e il consigliere Michele Ventricelli, che si sono detti “emozionati” dagli interventi in particolare di alcuni anziani protagonisti, il partigiano cattolico Mario Napolitano, 92 anni e l’ottantasettenne Alfonso Garzia di Melissano, allora marinaio diciottenne, scampato all’eccidio solo per la dimenticanza di un funzionario.
“In occasioni come queste, il dovere degli adulti di trasferire la memoria incontra la volontà di farla propria delle ragazze e dei ragazzi”, ha detto il presidente Introna, in un emiciclo gremito tra i banchi e nel pubblico dagli studenti del Parlamento regionale dei giovani e dagli scolari e allievi di istituti di Andria, Terlizzi, Ostuni e Bari.
Dei 335 martiri delle Ardeatine 75 erano ebrei, ma “l’antisemitismo è ancora tra noi, c’è un virus che gira per l’Europa – ha fatto notare Introna – si riaffaccia a Tolosa, dove un folle colpito a morte un rabbino e tre bambini e l’episodio ricorda da vicino la strage dell’isola norvegese di Utoya, 77 ragazzi uccisi da un giovane fanatico e quello recente di Firenze, del giovane, poi suicida, che ha freddato due venditori ambulanti senegalesi”.
Da qui il “Mai più” affidato ai cittadini di domani e raccolto a nome di tutti gli studenti, presenti e non, dal presidente del Parlamento pugliese dei giovani, Davide Montanaro: “chi dovrà farsi carico di tenere alta la tensione civile siamo noi”.
Ma il rispetto dei valori, la difesa della libertà e della democrazia da ogni attacco sono una “buona battaglia”, come quella del terlizzese don Pietro Pappagallo, arrestato dalla Ghestapo per aver nascosto sbandati ed ebrei. Avviato verso la grotta in fondo alle cave sulla via Ardeatina, impartiva l’assoluzione ai compagni di sventura e probabilmente anche ai carnefici.
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