di Stefania De Matola. Il desiderio di indagare gli aspetti della personalità di uno scrivente attraverso l’analisi della sua grafia ha origini molto antiche. In tutte le epoche storiche e presso tutti i popoli, sin dall’antico Egitto, gli appassionati si sono succeduti nel tentativo di capire il carattere delle persone dalla scrittura. In Grecia se ne occupò Aristotele; nell’antica Roma, lo storiografo Svetonio dedusse alcune interpretazioni del carattere dell’imperatore Cesare Augusto studiando la sua grafia. Ancora dal Medio Evo sono pervenuti studi di correlazioni tra personalità e scrittura, ma il vero studio sistematico dei segni grafici risale al XIX secolo in Francia.
Fu l’abate Jean Hippolyte Michon (1806-1881) che iniziò il metodo di ricerca a cui diede il nome di grafologia.
Michon effettuò uno studio su quaranta mila scritture catalogando i segni ricorrenti e, nonostante il limite dovuto alla meccanicità della tipizzazione, il suo prezioso e faticoso lavoro aprì la strada al suo allevo Jules Crépieux-Jamin che è considerato il vero padre della disciplina. Nel 1871 Michon fondò la Société Françase de Graphologie ancora oggi organizzazione più importante per la grafologia francese. Partendo dallo studio di Michon, Crépieux-Jamin (1859-1940) elaborò un sistema gerarchico di categorie dominanti, detti Generi, da cui derivano le Specie, cioè le diverse modalità in cui i generi si posso esprimere. Ogni segno grafico, secondo il suo metodo, non ha un valore fisso, ma va interpretato nell’ambito generale della scrittura.
In Germania, il filosofo Ludwig Klages (1872-1956) introduce nella grafologia il concetto di Formniveau che rappresenta il livello di energia vitale espressa nella scrittura.
In Svizzera è Max Pulver (1889-1952), filosofo e autore di derivazione junghiana, che utilizza il criterio dell’approccio globale nell’esame della scrittura ed introduce i primi concetti psicoanalitici nel metodo grafologico. Fondamentale il suo contributo con la teoria del simbolismo nella scrittura, in particolar modo nello studio della direzione e dello spazio.
In Italia il caposcuola della grafologia è Padre Girolamo Moretti (1874-1963); il suo metodo si basa sulla misurazione dei segni grafici che, secondo Moretti, rappresentano le forze dinamiche presenti nella psiche che possono agire in sintonia, in contrasto o autonomamente.
Altri importantissimi studiosi che hanno contribuito a far crescere la grafologia sono: Rudolph Pophal, grafologo e neurologo tedesco che effettuò studi sulla tensione del tratto mettendolo in relazione con grado di adattamento sociale e Ania Teillard, allieva di Jung che per prima elaborò le correlazioni grafologiche con i tipi psicologici junghiani.
Nel tempo, attraverso l’opera di altri capiscuola e dei loro seguaci, la grafologia si è poi diffusa nel mondo e ha ormai raggiunto la dignità di scienza umana.
Fu l’abate Jean Hippolyte Michon (1806-1881) che iniziò il metodo di ricerca a cui diede il nome di grafologia.
Michon effettuò uno studio su quaranta mila scritture catalogando i segni ricorrenti e, nonostante il limite dovuto alla meccanicità della tipizzazione, il suo prezioso e faticoso lavoro aprì la strada al suo allevo Jules Crépieux-Jamin che è considerato il vero padre della disciplina. Nel 1871 Michon fondò la Société Françase de Graphologie ancora oggi organizzazione più importante per la grafologia francese. Partendo dallo studio di Michon, Crépieux-Jamin (1859-1940) elaborò un sistema gerarchico di categorie dominanti, detti Generi, da cui derivano le Specie, cioè le diverse modalità in cui i generi si posso esprimere. Ogni segno grafico, secondo il suo metodo, non ha un valore fisso, ma va interpretato nell’ambito generale della scrittura.
In Germania, il filosofo Ludwig Klages (1872-1956) introduce nella grafologia il concetto di Formniveau che rappresenta il livello di energia vitale espressa nella scrittura.
In Svizzera è Max Pulver (1889-1952), filosofo e autore di derivazione junghiana, che utilizza il criterio dell’approccio globale nell’esame della scrittura ed introduce i primi concetti psicoanalitici nel metodo grafologico. Fondamentale il suo contributo con la teoria del simbolismo nella scrittura, in particolar modo nello studio della direzione e dello spazio.
In Italia il caposcuola della grafologia è Padre Girolamo Moretti (1874-1963); il suo metodo si basa sulla misurazione dei segni grafici che, secondo Moretti, rappresentano le forze dinamiche presenti nella psiche che possono agire in sintonia, in contrasto o autonomamente.
Altri importantissimi studiosi che hanno contribuito a far crescere la grafologia sono: Rudolph Pophal, grafologo e neurologo tedesco che effettuò studi sulla tensione del tratto mettendolo in relazione con grado di adattamento sociale e Ania Teillard, allieva di Jung che per prima elaborò le correlazioni grafologiche con i tipi psicologici junghiani.
Nel tempo, attraverso l’opera di altri capiscuola e dei loro seguaci, la grafologia si è poi diffusa nel mondo e ha ormai raggiunto la dignità di scienza umana.