Festival della Gioventù: riflessioni su noi giovani biscegliesi


di Francesco Brescia. Devo ammetterlo: ho sempre aberrato le cerimonie di conferimento di premi, segnalazioni, attestazioni di merito a personalità o associazioni contraddistintesi per questa o quell'altra motivazione nel corso dell'anno o degli anni. Mi sono sempre parse le classiche e ammorbanti serate degli (l'ho detto più volte) “asciugamani che si piegano” (l'espressione rende di più e meglio proferita in dialetto biscegliese. Espressione che comunemente sottolinea la tendenza a scambiarsi reciprocamente elogi o regali non per reale merito ma per buona creanza).
La IV edizione del Festival della Gioventù, tenutasi nella serata di martedì 13 marzo, invece, ha mostrato tutto il buono delle buone intenzione (scusate la cacofonia) del Rotaract biscegliese, realtà associativa cittadina dinamica, attenta al mondo che cambia e con precipui obiettivi da raggiungere: il sano ed efficace mettersi al servizio per la crescita culturale della città, il coinvolgimento dei giovani alla vita attiva operando per il bene del territorio e lanciare un messaggio forte e chiaro ai “seniores”: «I giovani rappresentano certamente il futuro di questo Paese ma soprattutto il presente» come ha tenuto giustamente a sottolineare in apertura di cerimonia il presidente Rotaract Bisceglie Antonio Dell'Olio.
Lodevole la scelta dei giovani meritevoli di menzione: Veronica Sinigaglia per la categoria “Giovani e Musica”, la Sezione Arbitri AIA-FIGC di Molfetta per la categoria “Giovani e Associazionismo” (a premiare l'arbitro internazionale Antonio Damato), Vincenzo Abascià per la categoria “Giovani e Danza” e l'Avv. Pasquale Di Luzio per la categoria “Giovani e Professionalità”.
Risulta evidente che alcune di queste segnalazioni hanno premiato l'impegno e lo sforzo profusi nel raggiungimento di rilevanti obiettivi sotto il profilo umano e professionale, altre invece hanno premiato il palese merito già affermato in campo artistico.
Il presidente Rotary club di Bisceglie, avv. Bruno Logoluso, ha evidenziato l'entusiasmo e l'operosità con cui i giovani rotaractiani, da quattro anni, organizzano in maniera minuziosa e appassionata questo importante evento. A portare il saluto della città alla sala il primo cittadino avv. Francesco Spina il quale, oltre a rimarcare l'importanza dei giovani nella vita associativa, culturale, professionale legata alla crescita della città, ha proposto l'introduzione della categoria “Giovani e Politica”. Suggerimento opinabile. Sarà il Rotaract a vagliarlo e a decidere di conseguenza. Sarebbe bene lasciare invariato il numero di categorie ma soprattutto non snaturare l'essenza della serata aggiungendo tratti che poco (o nulla) hanno a vedere col vero spirito con cui questa idea è nata.
Credo che non sia eresia affermare che dal Rotaract, dal gruppo giovani dell'AVIS, dai giovani soci della Pro Loco e da tutte quelle realtà associative con le idee chiare, non autoreferenziali e costantemente propositive e operative possa venir fuori la futura, pardon, la classe dirigente di questo paese. Per classe dirigente non intendo classe dirigente politica (si correrebbe il rischio di perdere per strada ciò che di buono si detiene a causa dei mille rivoli e dei mille meandri non sempre cristallini in cui spesso, non sempre, la politica conduce), ma classe dirigente in termini di idee e di proposte per una incisiva crescita culturale della nostra città, del nostro territorio.
A comprenderlo devono essere dapprima i giovani stessi (troppo spesso impigriti e rassegnati dal perenne presenzialismo dei veterani over 60, con tutto il rispetto per questi importanti pilastri della vita cultura e professionale della città) e poi gli adulti, i non più giovani, che in parecchi casi sembrano non voler rinunciare all'idea di detenere ancora un controllo magari forte in termini di conduzione e gestione della baracca ma spesso non al passo coi tempi.
Ma sarebbe anche un grande passo avanti se non esistessero più “branche” giovanili nelle realtà associative: sarebbe utile se le associazioni, unite, vivessero soprattutto delle idee innovative e del dinamismo intellettuale e fisico (non dimentichiamo la parte più concreta) degli under 35. Istituire sezioni giovanili di quella o di quell'altra associazione significa non amalgamarsi, non unire l'esperienza e le competenze acquisite dai più grandi con l'innovazione e la freschezza dei più giovani. Due scompartimenti stagni all'interno di una realtà associativa non fanno altro che accentuare la differenza, molto spesso non solo anagrafica, tra seniores e juniores. I consigli direttivi dovrebbero essere il giusto mix tra giovani e adulti. Che senso ha creare due direttivi, uno di giovani e l'altro di meno giovani? Quest'idea non aiuta, anzi, lo ribadisco, aumenta a dismisura la spaccatura generazionale e non porta nessun cambiamento.

(Foto: Serena Ferrara)

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