"Fiat, no a chiusura fabbriche in Puglia"


BARI. Gli stabilimenti Fiat non possono diventare le fabbriche della paura. Nessuna azienda del Gruppo torinese deve chiudere in Puglia e nessun posto di lavoro deve andare perso. Il deficit di democrazia sindacale, il rischio chiusura che incombe su due siti in Italia e l’attacco ai diritti della maternità sono le preoccupazioni dei lavoratori condivise dal Consiglio regionale. “Abbiamo ascoltato le legittime, giuste, importanti ragioni di apprensione e facciamo nostro, oltre al timore di tagli occupazionali, l’appello contro l’arretramento delle conquiste sindacali e delle prerogative costituzionali nelle fabbriche del gruppo”, ha osservato il presidente dell’Assemblea, Onofrio Introna, che insieme ai capigruppo ha incontrato la Fiom Cgil Puglia.
Per Introna è legittimo preoccuparsi e intervenire tempestivamente, “c’è la consapevolezza di tutti i colleghi del Consiglio di sostenere in Aula argomenti sui quali c’è forte condivisione”. La salvaguardia dei posti di lavoro, il rilancio dei livelli occupazionali, previsto da intese di programma con l’azienda, la tutela della maternità, l’apertura di un tavolo nazionale sui programmi e investimenti Fiat saranno i contenuti di una comunicazione al Consiglio e soprattutto di un ordine del giorno unitario. “Ci auguravamo che le localizzazioni pugliesi fossero risparmiate da un clima interno pesante, ma non è così. Chiederemo al governo regionale di acquisire elementi di chiarimento sulla tenuta dei posti di lavoro in Puglia, alla luce della crisi economica, dei dati di vendita noti e delle linee anticipate dai vertici aziendali in una recente intervista. Lo inviteremo ad assumere le iniziative necessarie”, ha anticipato il presidente.
In tre poli aziendali, sono impegnati in Puglia 3400 dei 66mila lavoratori Fiat in Italia. L’estensione a tutti gli stabilimenti del Gruppo dell’accordo di Pomigliano ha nei fatti sostituito il contratto nazionale di lavoro, incidendo su tutti gli aspetti normativi e salariali. La Fiom lancia l’allarme sui diritti messi in pericolo, a partire dalle libertà sindacali, per passare alle discriminazioni nei confronti delle donne e delle mamme, in particolare. È l’intero impianto della democrazia sui luoghi di lavoro ad rischiare l’arretramento, con un effetto domino che potrebbe estendersi a tutti i lavoratori italiani. Da qui l’esigenza di coinvolgere le Istituzioni per rompere il “silenzio assordante” con il quale si assiste alla cancellazione di diritti storici del mondo del lavoro.
Per il Consiglio regionale, con Introna sono intervenuti il vicepresidente Antonio Maniglio, il consigliere segretario Giuseppe Longo, i capigruppo Anonio Decaro (PD), Angelo Disabato (Puglia per Vendola), Michele Losappio (SeL), Rocco Palese (PdL), Donato Pellegrino (Misto). Con il coordinatore pugliese Fiom c’erano delegati provinciali di Bari e Foggia e lavoratori della Magneti Marelli (zona industriale barese).
Lavoratori pugliesi Fiat, Pastore: “Bene l’iniziativa di Introna di coinvolgere il Consiglio”

PASTORE: BENE INIZIATIVA INTRONA - “Condivido le preoccupazioni del Presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna per la sorte dei lavoratori della Fiat in Puglia, oltre 3.000 addetti, e anche l’idea di redigere un ordine del giorno unitario del Consiglio regionale. Stando a quanto riferito dai delegati Fiom, oltre a essere compromessa la libertà sindacale, con la discriminazione della Fiom, con l’accordo di Pomigliano, sarebbero venute meno le garanzie minime soprattutto per le lavoratrici donne e mamme.

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