Il nuovo art.18 che non piace alla Cgil

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di Redazione. Due giorni di fuoco per i sindacati: la riforma del lavoro, piaccia o no, è pronta per il Governo, che si e' detto disponibile ad apportare ''qualche'' limatura all'impianto generale del testo che, in ogni caso, resterà quello, mentre sull'articolo 18 il presidente del consiglio, Mario Monti e' stato chiaro: ''la partita e' chiusa''.

Proprio sull'articolo 18 vi è la levata di scudi della Cgil, con il suo segretario, Susanna Camusso, che promette battaglia. Quella del governo - afferma - e' "una proposta totalmente squilibrata" e - aggiunge - ''e' evidente che faremo tutto cio' che serve per contrastare la modifica dell'articolo 18 e tutte le mobilitazioni che riterremo necessarie''.

Monti, pero', tira dritto e, dopo il vertice di ieri finito in serata, annuncia che l'articolo 18 non e' piu' sul tavolo. ''La Cgil - ha spiegato il premier - ha espresso il proprio dissenso sulla flessibilita' in uscita, sull'articolo 18, mentre gli altri hanno espresso un consenso. Su questo particolare aspetto la questione e' chiusa. La proposta legislativa che stiamo studiando e che il governo presentera' in parlamento non sara' sottoposta piu' ad analisi nella riunione di govedi'. Con questo abbiamo voluto togliere tensione alla trattativa''.

Il governo presentera' dunque la riforma in parlamento senza la firma delle parti sociali ma solo con un ''verbale'' nel quale verranno registrate le posizioni di tutti, anche perche' - precisa lo stesso premier - nel massimo rispetto delle parti sociali ''nessuno ha diritto di veto''. Del resto lo stesso Monti spiega che il governo non aveva alternative: ''per avere il si' della Cgil avremmo svuotato la riforma e perso il sostegno degli altri''.

Ecco i punti essenziali della riforma: il contratto a tempo indeterminato sarà previsto come contratto ''dominante'', con il rafforzamento dell'apprendistato per l'ingresso nel mercato del lavoro; la penalizzazione dei contratti a termine; il no contro le cosidette dimissioni in bianco; l'entrata in vigore del sussidio di disoccupazione (aspi) anche se i nuovo ammortizzatori sociali andranno a regime nel 2017.
Sull'articolo 18 il governo ha proposto la diversificazione delle tutele sui licenziamenti con il reintegro nel posto di lavoro nel caso di licenziamenti discriminatori e il solo indennizzo (fino a 27 mensilita' di retribuzione) nei licenziamenti per motivi economici (giustificato motivo oggettivo) considerati dal giudice illegittimi.
Nel caso di licenziamento cosiddetto disciplinare (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) considerato dal giudice ingiustificato sara' possibile per il magistrato decidere tra il reintegro e l'indennizzo economico con il pagamento al lavoratore ingiustamente licenziato tra le 15 e le 27 mensilita'.

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