BARI. L'inchiesta condotta dalla Dda di Bari che ha portato all'arresto di 10 persone tra le quali esponenti della mafia foggiana e del clan dei casalesi di Caserta, mette in evidenza da un lato l'infiltrazione della camorra nel tessuto pugliese e dall'altro evidenzia come la criminalita' della Capitanata abbia assunto negli ultimi anni una dimensione ben diversa da quella della semplice delinquenza: i mafiosi foggiani potevano interloquire alla pari con i camorristi. Se ne dicono convinti gli inquirenti.
Le accuse, accolte dal gip di Bari, sono di falsificazione di moneta, furto e ricettazione. 'Societa'' foggiana e camorra erano insieme in affari, una sorta di joint venture. Militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza d Bari, in collaborazione con il Gruppo di Barletta e con lo Scico di Roma, hanno sequestrato beni per oltre un milione e mezzo di euro. La mafia di Foggia era considerata dai clan dei casalesi una delle organizzazioni malavitose piu' affidabili tanto che avevano subappaltato ad essa la produzione di banconote false da 20 euro.
Una 'delocalizzazione' dell'attivita' di falsificazione di denaro che la camorra di Casal di Principe aveva dovuto programmare dopo che le loro 'stamperie' erano state smantellate dalle continue operazioni antimafia nel loro territorio. Di qui la necessita' di continuare l'attivita' altrove, con gente fidata e in posti sicuri.
La scelta dei soci in affari e' caduta sulla mafia foggiana, un'alleanza interregionale che da tempo era all'attenzione degli investigatori a livello nazionale. La pressione delle forze dell'ordine e degli inquirenti sul clan dei casalesi e sulla zona di loro influenza ha costretto questi ultimi a trasferire le loro attivita' illecite altrove: la confinante provincia dauna e le garanzie che dava la Societa' foggiana hanno convinto la camorra a scegliere la vicina Puglia. L'indagine che ha portato oggi ai dieci arresti, scaturisce da un primo sequestro di carta filigranata eseguito dalla Guardia di Finanza a Barletta il 3 novembre del 2010.
Costituiva parte di un prezioso carico rubato dalla industria nazionale 'Cartiere Fabriano' (con sede, a Fabriano, in provincia di Macerata), concessionaria in esclusiva per la Banca d'Italia per la fabbricazione della carta per la stampa delle banconote in euro. Le indagini, portate avanti dal Gico di Bari e dal Gruppo Gdf di Barletta, supportate dallo Scico della Guardia di Finanza e dallo Sco della Polizia per quanto riguarda il versante dei casalesi, hanno consentito di accertare la disponibilita', nell'area casertana, di ingenti quantitativi di carta filigranata originale rubata, da parte dei casalesi.
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