di Roberta Calò. Pirandello paventava un possibile pericolo in cui ogni essere umano potrebbe incorrere: "Chi vive, quando vive, non si vede: vive. Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la sta vivendo più: la subisce, la trascina".
Mariangela Dragone e Jack Ciraci hanno voluto porgerci un'ancora di salvezza abbracciandoci mentalmente con il loro spettacolo "La Morsa", che ha colmato di applausi la sala della galleria d'arte BluOrg sita in via Celentano domenica 4 Marzo.
Pochi elementi visivi su una scena solo all' apparenza spoglia, in cui in realtà ogni singolo dettaglio verbale e materiale era sintomo di un attento studio aprioristico. L'interpretazione degli attori che ripercorrevano i passi dell'egregia regia curata da Andrea Cramarossa, non lasciava solo spazio alla riflessione occasionale, ma risucchiava in sé ogni spontaneo traboccare del pubblico trasformando la semplice stimolazione in viva compartecipazione allo spettacolo. Anche questa volta l'obiettivo del regista Cramarossa è stato raggiunto: la singolare disposizione dei posti a sedere chiudeva in un caloroso abbraccio pubblico e attori annientando le distanze e facendo della esistenza il vero palcoscenico su cui far rivivere Pirandello.
Espressioni come "Sei pazzo", "Vuoi ancora negarlo?", "Pietà !Uccidimi", "Ah lo meriteresti, vile!" nate dalle mura delle nostre case, delle nostre stanze, delle nostra strade dipingevano scene già viste da tutti ma mai davvero osservate. Il pubblico era lì, in quei meravigliosi e irripetibili attori che catalizzavano su di sé l'attenzione assorbendo i pensieri di ogni individuo che dinanzi alla messa in scena della realtà doveva fare i conti con il proprio essere; un realismo che si poteva quasi toccare, che si poteva quasi sentire non con gli occhi ciechi della morsa ma con l'anima di una intimistica presa di coscienza.
La verità , inquietante e latente, scivolava attraverso i feroci sguardi di Ciraci, gli eclettici passi di danza della Dragone, i vestiti appesi a mezz'aria tra i silenzi di parole sussurrate e urlate tanto con la bocca quanto con la pancia. La musica faceva il suo corso, recitando il suo ruolo sulle movenze di attori che comunicavano con il detto ma soprattutto con il non detto, con il sottaciuto, come è il linguaggio stesso della vita. Vittima e carnefice si confondevano, la colpa di dissolveva nell'andirivieni ora concitato ora sognante ora timoroso degli attori per far spazio a un orizzonte molto più alto, la consapevolezza che "La coscienza ha curiosi pudori". Ciascuno ha potuto vedere la propria vita prendere forma nelle eccelse performance degli interpreti restando soddisfatto per aver assistito ad un spettacolo di pregevole qualità artistica, ma soprattutto prendendo consapevolezza di esser stato testimone e parte attiva di quello che forse era molto più di un semplice spettacolo teatrale. Un' immersione negli abissi umani librante tra fasi di rispecchiamento e fasi di allontanamento, valsa tanto per il pubblico quanto per gli stessi attori, come la stessa Mariangela Dragone ci ha spiegato nel corso dell'intervista:
-Quali emozioni ha provato e quali difficoltà ha dovuto superare nel mettersi a confronto con un capostipite della letteratura italiana come Pirandello?
Le emozioni sono state incontrollabili e la difficoltà più grande è stata proprio nel controllarle, tenerle strette, ma nello stesso tempo rivelarle, pian piano, come solo Pirandello sa fare. Una difficoltà grande soprattutto nel testo, nelle parole, ogni parola per Pirandello non è mai un caso
-Quanto il ruolo rivestito trovava punti di contatto con la sua vita, con la sua persona e con il suo modo di gestire i rapporti umani?
Il ruolo di Giulia si identifica molto poco con la mia personalità , Giulia è fredda anche se ricca di sentimenti, riesce a controllare e a controllarsi anche a costo della sua stessa vita, io non ci riuscirei mai...
-Come ha reagito il pubblico dinanzi allo svelarsi di realtà molto spesso occultate?
Il pubblico è sempre stato molto attento, cerca di capire i personaggi, di entrare nelle loro teste, ma forse si identifica con ciascuno di loro
-Cosa direbbe del suo compagno di avventura Ciraci nella condivisione di questa esperienza?
Direi che siamo partiti da punti di vista e di sensazione differenti, per questo lavoro,ma poi ci siamo incontrati e abbiamo condiviso insieme Giulia Andrea e Antonio
-I suoi progetti futuri?
Al momento devo niziare a preparare il prossimo spettacolo per la stagione: "L'oiseau plane sur l'infarctus de la neige" in programmazione per il 29 Aprile, poi un nuovo spettacolo per fine Giugno e repliche degli spettacoli del Teatro delle bambole
in giro per l'Italia.
Un invito dunque, visti i programmi e i successi degnamente accumulati tanto in quest'ultimo spettacolo quanto nei pregressi, a seguire il calendario stilato per non perdere mai l'occasione di un appuntamento irripetibile con il teatro, ma soprattutto con la vita per guardare al mondo con occhi sempre critici e diversi; solo così forse potremo trovare la giusta chiave per comprendere e per eventualmente modificare quella tela enigmaticamente dipinta da Pirandello: "Un personaggio, signore, può sempre domandare a un uomo chi è. Perché un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre 'qualcuno'. Mentre un uomo - non dico lei, adesso - un uomo così in genere, può non essere 'nessuno' ".
Mariangela Dragone e Jack Ciraci hanno voluto porgerci un'ancora di salvezza abbracciandoci mentalmente con il loro spettacolo "La Morsa", che ha colmato di applausi la sala della galleria d'arte BluOrg sita in via Celentano domenica 4 Marzo.
Pochi elementi visivi su una scena solo all' apparenza spoglia, in cui in realtà ogni singolo dettaglio verbale e materiale era sintomo di un attento studio aprioristico. L'interpretazione degli attori che ripercorrevano i passi dell'egregia regia curata da Andrea Cramarossa, non lasciava solo spazio alla riflessione occasionale, ma risucchiava in sé ogni spontaneo traboccare del pubblico trasformando la semplice stimolazione in viva compartecipazione allo spettacolo. Anche questa volta l'obiettivo del regista Cramarossa è stato raggiunto: la singolare disposizione dei posti a sedere chiudeva in un caloroso abbraccio pubblico e attori annientando le distanze e facendo della esistenza il vero palcoscenico su cui far rivivere Pirandello.
Espressioni come "Sei pazzo", "Vuoi ancora negarlo?", "Pietà !Uccidimi", "Ah lo meriteresti, vile!" nate dalle mura delle nostre case, delle nostre stanze, delle nostra strade dipingevano scene già viste da tutti ma mai davvero osservate. Il pubblico era lì, in quei meravigliosi e irripetibili attori che catalizzavano su di sé l'attenzione assorbendo i pensieri di ogni individuo che dinanzi alla messa in scena della realtà doveva fare i conti con il proprio essere; un realismo che si poteva quasi toccare, che si poteva quasi sentire non con gli occhi ciechi della morsa ma con l'anima di una intimistica presa di coscienza.
La verità , inquietante e latente, scivolava attraverso i feroci sguardi di Ciraci, gli eclettici passi di danza della Dragone, i vestiti appesi a mezz'aria tra i silenzi di parole sussurrate e urlate tanto con la bocca quanto con la pancia. La musica faceva il suo corso, recitando il suo ruolo sulle movenze di attori che comunicavano con il detto ma soprattutto con il non detto, con il sottaciuto, come è il linguaggio stesso della vita. Vittima e carnefice si confondevano, la colpa di dissolveva nell'andirivieni ora concitato ora sognante ora timoroso degli attori per far spazio a un orizzonte molto più alto, la consapevolezza che "La coscienza ha curiosi pudori". Ciascuno ha potuto vedere la propria vita prendere forma nelle eccelse performance degli interpreti restando soddisfatto per aver assistito ad un spettacolo di pregevole qualità artistica, ma soprattutto prendendo consapevolezza di esser stato testimone e parte attiva di quello che forse era molto più di un semplice spettacolo teatrale. Un' immersione negli abissi umani librante tra fasi di rispecchiamento e fasi di allontanamento, valsa tanto per il pubblico quanto per gli stessi attori, come la stessa Mariangela Dragone ci ha spiegato nel corso dell'intervista:
-Quali emozioni ha provato e quali difficoltà ha dovuto superare nel mettersi a confronto con un capostipite della letteratura italiana come Pirandello?
Le emozioni sono state incontrollabili e la difficoltà più grande è stata proprio nel controllarle, tenerle strette, ma nello stesso tempo rivelarle, pian piano, come solo Pirandello sa fare. Una difficoltà grande soprattutto nel testo, nelle parole, ogni parola per Pirandello non è mai un caso
-Quanto il ruolo rivestito trovava punti di contatto con la sua vita, con la sua persona e con il suo modo di gestire i rapporti umani?
Il ruolo di Giulia si identifica molto poco con la mia personalità , Giulia è fredda anche se ricca di sentimenti, riesce a controllare e a controllarsi anche a costo della sua stessa vita, io non ci riuscirei mai...
-Come ha reagito il pubblico dinanzi allo svelarsi di realtà molto spesso occultate?
Il pubblico è sempre stato molto attento, cerca di capire i personaggi, di entrare nelle loro teste, ma forse si identifica con ciascuno di loro
-Cosa direbbe del suo compagno di avventura Ciraci nella condivisione di questa esperienza?
Direi che siamo partiti da punti di vista e di sensazione differenti, per questo lavoro,ma poi ci siamo incontrati e abbiamo condiviso insieme Giulia Andrea e Antonio
-I suoi progetti futuri?
Al momento devo niziare a preparare il prossimo spettacolo per la stagione: "L'oiseau plane sur l'infarctus de la neige" in programmazione per il 29 Aprile, poi un nuovo spettacolo per fine Giugno e repliche degli spettacoli del Teatro delle bambole
in giro per l'Italia.
Un invito dunque, visti i programmi e i successi degnamente accumulati tanto in quest'ultimo spettacolo quanto nei pregressi, a seguire il calendario stilato per non perdere mai l'occasione di un appuntamento irripetibile con il teatro, ma soprattutto con la vita per guardare al mondo con occhi sempre critici e diversi; solo così forse potremo trovare la giusta chiave per comprendere e per eventualmente modificare quella tela enigmaticamente dipinta da Pirandello: "Un personaggio, signore, può sempre domandare a un uomo chi è. Perché un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre 'qualcuno'. Mentre un uomo - non dico lei, adesso - un uomo così in genere, può non essere 'nessuno' ".
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Cultura e Spettacoli