LECCE. Tre ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip del Tribunale di Lecce (ma al momento ne sono state eseguite solo due) per la morte di Michele De Matteis, avvenuta a Lecce la notte del 2 agosto 2011, nel corso di un incendio di vaste dimensioni che la stessa vittima aveva provocato e che aveva interessato un negozio di arredo.
Agli arresti domiciliari sono stati sottoposti, da agenti della Squadra Mobile della Questura, un uomo di 37 anni, ex titolare, un 61enne, secondo gli inquirenti, titolare solo formale dell'esercizio, in pratica un prestanome. Il vero proprietario era in realta' un 48enne, nei cui confronti e' stata emessa un'ordinanza restrittiva in carcere. Al momento risulta irreperibile ma i poliziotti sono sulle sue tracce.
L'incendio provoco' un'esplosione e il conseguente crollo di alcun muri di separazione di diverse unita' immobiliari di un condominio vicino, il danneggiamento di altri due negozi vicini e di alcune auto parcheggiate.
In un primo momento era apparso un incidente ma poi, a fiamme spente, una unita' cinofila ritrovo' il cadavere carbonizzato di De Matteis nell'intercapedine tra la scantinato, dove si era propagato il fuoco e il terreno sottostante il piano stradale. L'uomo impugnava un accendino. Nei pressi c'erano due mazzi di chiavi del negozio e del deposito, segno che era entrato con il beneplacito dei proprietari. Si giunse alla conclusione che qualcosa era andato storto nel tentativo di appiccare il fuoco e che De Matteis ne era rimasto vittima. Esclusa la pista estorsiva, lo stesso procuratore capo di Lecce fece capire che l'incidente poteva rientrare in un tentativo di frode assicurativa.
Gli inquirenti hanno concentrato la loro attenzione su tutte le persone che avevano (o avevano avuto) a che fare con la gestione del negozio. Era stata anche stipulata una polizza assicurativa di durata annuale che tra eventuale incendio dei locali e del contenuto arrivava a una somma massimale di 450 mila euro.
Secondo gli inquirenti sono giunti alla conclusione che l'incendio dei locali era stato commissionato dai due uomini al fine di riscuotere l'indennizzo dalla compagnia assicuratrice grazie al compiacente prestanome. Una tesi suffragata dal fatto che il locale, poco prima dell'esplosione era stato svuotato di ogni oggetto e che la commessa aveva concluso un inventario prima di una lunga chiusura estiva a decorrere dal 20 luglio.