Lombardia: lo scandalo tangenti e la cogenza del Ddl anticorruzione


di Redazione. L'inchiesta che vede come protagonisti Davide Boni, presidente leghista dell'Assemblea della Regione Lombardia, e Dario Ghezzi, assieme ad altri indagati per tangenti, ripropone con urgenza il problema di come contrastare con strumenti legislativi ad hoc il fenomeno della corruzione nella P.a..

Secondo il calendario dei lavori della Camera, del Ddl anticorruzione discutera' l'Aula di Montecitorio il prossimo 26 marzo. Il provvedimento, gia' votato dal Senato, e' stato a lungo esaminato dalle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera.

La nuova inchiesta richiama con forza le parole illuminate dello scorso 16 febbraio di Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti, che aveva inaugurato l'anno giudiziario della magistratura contabile con un monito: "Illegalita', corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel paese le cui dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce".

Anche il ministro della Giustizia Paola Severino aveva colto l'occasione per chiedere quindici giorni in piu' per esaminare gli emendamenti al disegno di legge in discussione nelle commissioni della Camera: ''Partire qualche settimana dopo con il piede giusto e con un testo che possa soddisfare le esigenze di completamento della materia potra' in realta' accelerarne l'approvazione''. I quindici giorni sono ormai scaduti.

Il leghista Boni e' dunque il quarto indagato dell'ufficio di presidenza del Consiglio regionale lombardo nell'attuale legislatura.

Prima di diventare presidente del Consiglio regionale, Boni e' stato assessore regionale all'Edilizia e al Territorio.

L'accusa di corruzione riguarda quel periodo. In un'indagine giudiziaria sul piano regolatore di Cassano d'Adda e' emerso un presunto giro di tangenti da un milione di euro, avvenuto tra il 2008 e il 2010, nelle concessioni di aree edificabili e permessi relativi a immobili e aree commerciali.

Secondo la Procura di Milano, parte dei soldi ottenuti con le tangenti - per i pm, almeno un milione di euro, tutti in contanti in modo da non lasciare traccia - sarebbero finiti nelle casse della Lega. Da qui l'eventualita' che possa esserci per gli indagati anche l'imputazione di finanziamento illecito ai partiti. Boni respinge ogni accusa: ''In relazione ai fatti oggetto di contestazione, anticipo fin da ora la mia totale estraneita' e confermo la piena disponibilita' a chiarire la mia posizione''.

Intanto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, fa appello alla presunzione d'innocenza, sottolineando pero' che, nel caso le accuse si rivelassero fondate, la Regione sarebbe pronta a costituirsi parte civile nel processo.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto