Marò: la polizia indiana, "Chiederemo trasferimento in carcere"

KOCHI. Non si mettono ancora per il verso giusto le cose per i marò pugliesi in stato di fermo in India. Gli inquirenti indiani chiederanno oggi il trasferimento in prigione dei due maro' accusati di aver ucciso due pescatori indiani il 15 febbraio scorso. Lo riferisce il quotidiano Deccan Chronicle, citando il direttore generale della polizia, Jacob Punnoos.

Quest'ultimo ha fatto sapere che il team investigativo speciale - incaricato di indagare sulla complessa vicenda - non chiedera' il prolungamento del fermo di polizia, in essere dal 19 febbraio, sollecitando la sua trasformazione in fermo giudiziario.

Ma c'è anche una buona notizia: il magistrato distrettaule di Kollam ha consentito la presenza di esperti italiani durante la perizia sulle armi solo relativamente a due fasi: l'apertura delle casse e le prove di sparo. Il governo italiano aveva invece chiesto che i due esperti dei Carabinieri partecipassero all'intero esame balistico.

"NO A ACCORDO EXTRAGIUDIZIALE" - Non c'e' alcuna ragione per un accordo extragiudiziale nel caso della morte dei due pescatori indiani per il quale sono stati accusati due militari italiani. A sostenerlo e' stato il Capo Ministro dello Stato del Kerala, Oommen Chandy, che conversando con i giornalisti al termine di una riunione di gabinetto ha detto che nei casi di omicidio la legge indiana non consente accordi extragiudiziali.

Secondo quanto riporta il sito web AsianetIndia.com, Chandy ha accusato la stampa italiana di ''diffondere notizie false'', come quella che gli spari contro il peschereccio sarebbero partiti da un'altra nave e non dalla Enrica Lexie.

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