di Roberta Calò. "La Costa Crociere fu informata costantemente. Il comandante Schettino lo fece in maniera doverosa. Quello che il comandante Schettino ha detto in prima battuta davanti all'interrogatorio davanti al gip, che avvenne in una situazione drammatica e stressante, è stato poi tutto riscontrato. Quelle sono state dichiarazioni vere. Il comandante Schettino ha dichiarato e continua a dichiarare sempre la verità : lui non abbandonò volontariamente la nave. E se lo avesse fatto volontariamente tutti gli ufficiali avrebbero abbandonato la nave con lui". Questo è quanto dichiara il legale di Schettino, l'ex comandante della Costa Concordia, indagato per il naufragio della nave a seguito dell'impatto con uno scoglio in prossimità dell'isola del Giglio.
La già precaria situazione dell'uomo ritenuto responsabile di aver causato l'impatto, di non aver lanciato l'allarme in tempo utile e di aver abbandonato nave ed equipaggio, ora si aggrava perchè Schettino dovrà rispondere anche della distruzione dell'habitat naturale dell'isola secondo l'articolo 733 bis del codice penale.
Ieri ha avuto luogo la maxi udienza presieduta dal gip del tribunale di Grosseto a cui hanno preso parte solo alcuni dei passeggeri vittime del tragico evento. In aula Schettino non era presente, come già aveva anticipato nei giorni scorsi dal suo stesso legale. In tale occasione il gip ha predisposto una serie di perizie relative alla scatola nera che prenderanno il via il 9 Marzo e dovranno concludersi entro novanta giorni per far luce sui dettagli non ancora emersi che potrebbero fornire un importante aiuto all'attribuzione delle responsabilità . Intanto il legale della compagnia ci ha tenuto a precisare: "La Procura ha escluso responsabilità penali della Compagnia Costa Crociere. Costa Crociere non è più parte offesa ma è parte danneggiata e si costituirà parte civile contro chi sarà ritenuto responsabile". Qualcuno si solleva anche contro la capitaneria di porto; a farlo è proprio l'avvocato di un passeggero della Costa Crociere il quale ha dichiarato: "Se la Capitaneria di porto consente gli inchini di fatto consente tragedie". L'implicazione della capitaneria di Livorno, infatti, si fonderebbe sul permesso storicamente e tacitamente riconosciuto di pratiche pericolose come appunto quella dell'inchino. Lo stesso passeggero avrebbe inoltre affermato relativamente a Schettino: "non è nè scivolato nè caduto sul tetto della scialuppa. Io l'ho visto mentre abbandonava la nave con altre quattro persone". I legali dei passeggeri sono comunque unanime nell'obiettivo da raggiungere: "Vogliamo capire come sia stato selezionato il comandante Francesco Schettino, se siano state adottate tutte le misure per l'emergenza, in particolare i contatti con la Capitaneria di Porto e perché non sia mai stata presa una posizione ufficiale contro la prassi del saluto, il cosiddetto inchino, davanti ai porti più importanti". Altri passeggeri invece inveiscono contro l'equipaggio: " La responsabilita' di quanto e' avvenuto non e' soltanto del comandate Francesco Schettino. Alcune persone che abbiamo visto non ci hanno aiutato". Per alcuni naufraghi Schettino è solo "un criminale".