Petruzzelli: Fuortes, prova d'orchestra


di Antonio V. Gelormini. Dopo il “presto con fuoco”, che ha accompagnato la Fondazione Petruzzelli al controverso approdo commissariale e al conseguente stato d’agitazione delle masse artistiche (che tutt’ora occupano il Politeama barese), adesso è il tempo “dell’adagio, ma non troppo” a scandire le mosse del plenipotenziario ministeriale, Carlo Fuortes.

Esperienza, managerialità ed un pizzico di sana tattica negoziale, lo spingono a non rimanere insensibile alle sollecitazioni in arrivo da ogni parte, ma nel contempo a sottolineare che i tempi, di solito, li detta il direttore d’orchestra. E poiché la bacchetta ora è nelle sue mani, non c’è da sorprendersi se anche quelli degli incontri con il sindacato sembra debbano seguire la cadenza programmatica del nuovo spartito.

Al di là dei bilanci, consuntivi o preventivi che siano, del cartellone o del caleidoscopico ventaglio dei contratti di lavoro, c’è un dilemma di merito da affrontare con coraggio, lungimiranza e adeguata flessibilità, sia tecnica sia di specifica applicazione giuslavorista: che fare dell’Orchestra della Fondazione Petruzzelli di Bari.

Argomento estremamente delicato, dagli imponderabili riflessi valutativi, come ogni qualvolta si ha per le mani questioni relative ad opere d’arte. La realtà con la quale bisognerà confrontarsi, senza alcun giro di valzer, è quella di un’Orchestra e di un Coro affermati, amalgamati, apprezzati e riconosciuti nel mondo. Un patrimonio intangibile di professionalità, al tempo stesso estremamente vivo e concreto, che è diventato la vera cifra artistica identitaria e qualitativa del Teatro Petruzzelli.

Non sappiamo se vulnus ci sia stato all’origine di tale “capolavoro”, ma siamo convinti che sarebbe quantomeno irresponsabile e drammaticamente sciagurato il solo pensare a un suo eventuale smantellamento; alla stregua di un falò di manoscritti ritrovati di Mozart o di una serie di martellate su una scultura di Michelangelo.

Ben venga lo sblocco dei fondi ministeriali ottenuti dal Commissario. Ma a Carlo Fuortes, prim’ancora dei finanziamenti, dell’apertura ai privati o del reperimento di risorse complementari, sarà chiesto di pensare a come non dissipare l’autentico patrimonio del Nuovo Teatro Petruzzelli. A come non vendere l’anima al demone faustiano del rancore. Lo chiederà la città, l’ambito territoriale regionale, nonché il Paese, “ma anche” e soprattutto l’intera comunità musicale internazionale.

(gelormini@affaritaliani.it)

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