ROMA. La norma sulla responsabilita' civile delle toghe "pone seriamente a rischio l'indipendenza della magistratura riconosciuta e garantita dalla nostra Costituzione". E' così che il Cms prende una netta posizione critica nei confronti dell'emendamento Pini, attualmente all'esame della commissione Giustizia del Senato. Il plenum di Palazzo dei Marescialli ha approvato questo pomeriggio, a larga maggioranza, un parere sulla norma in questione. La norma espone il sistema "al rischio di implosione", rileva il Csm e "il quadro che se ne ricava e' allarmante": il magistrato "potrebbe essere condizionato e influenzato" nella scelta tra tesi contrapposte e "portato a preferire la soluzione che lo possa meglio preservare dal rischio dell'esercizio dell'azione diretta".
Nel parere, inoltre, viene rilevato come "la paventata facolta' di agire direttamente e immediatamente nei confronti del magistrato puo' rendere il sistema giudiziario italiano davvero ingestibile" con la concreta possibilita' di un "intreccio paradossale" fra l'esercizio della funzione e la difesa personale del giudice.
Il rischio e' che le parti "attraverso l'esercizio immediato e diretto dall'azione nei confronti del magistrato - osserva il Csm - possano costringere il giudice non gradito all'astensione, ovvero possano indirettamente scegliersi il proprio giudice". Una possibile rivisitazione della materia, si apprende ancora nel parere, "puo' venire disancorando la responsabilita' dello Stato da quella del magistrato": da un lato dunque assicurare "la piena tutela risarcitoria" in caso di errore, dall'altro non snaturando "i principi di autonomia e di indipendenza".
Intanto il Senato, dopo oltre 12 anni, ha approvato con 243 si' e 5 astenuti la Convenzione di Strasburgo sulla corruzione stipulata il 27 gennaio 1999. Tocchera' alla Camera la ratifica definitiva di una convenzione che impegna l'Italia a introdurre nell' ordinamento penale misure per contrastare la corruzione.
Nel parere, inoltre, viene rilevato come "la paventata facolta' di agire direttamente e immediatamente nei confronti del magistrato puo' rendere il sistema giudiziario italiano davvero ingestibile" con la concreta possibilita' di un "intreccio paradossale" fra l'esercizio della funzione e la difesa personale del giudice.
Il rischio e' che le parti "attraverso l'esercizio immediato e diretto dall'azione nei confronti del magistrato - osserva il Csm - possano costringere il giudice non gradito all'astensione, ovvero possano indirettamente scegliersi il proprio giudice". Una possibile rivisitazione della materia, si apprende ancora nel parere, "puo' venire disancorando la responsabilita' dello Stato da quella del magistrato": da un lato dunque assicurare "la piena tutela risarcitoria" in caso di errore, dall'altro non snaturando "i principi di autonomia e di indipendenza".
Intanto il Senato, dopo oltre 12 anni, ha approvato con 243 si' e 5 astenuti la Convenzione di Strasburgo sulla corruzione stipulata il 27 gennaio 1999. Tocchera' alla Camera la ratifica definitiva di una convenzione che impegna l'Italia a introdurre nell' ordinamento penale misure per contrastare la corruzione.
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