BARI. Dati Istat alla mano, a gennaio 2012, lo scenario nazionale ha messo in evidenza un tasso di disoccupazione generale che si è attestato al 9,2%, in aumento di un punto percentuale rispetto all’anno precedente. Ne consegue una condizione negativa anche a livello regionale: infatti, in questo senso, anche la Puglia registra un tasso di disoccupazione pari al 14,1%, in pericoloso aumento rispetto all’anno precedente. A subire maggiormente tale condizione di difficoltà occupazionale è la componente giovanile (15-24 anni) il cui tasso di disoccupazione in Italia è pari al 31,1% (in aumento del 2,6% rispetto allo scorso anno), mentre in Puglia è salito fino a toccare punte del 36,4% su base annua.
“E’ chiaro – è il commento del Segretario Generale della UIL di Puglia e di Bari, Aldo Pugliese - che bisogna intervenire in maniera concreta e tempestiva, in quanto si rischia, altrimenti, di continuare a perdere quotidianamente posti di lavoro, con un effetto domino devastante. Solo sciogliendo il cordone delle rigidità burocratiche è possibile rilanciare l’economia nazionale e quindi quella pugliese grazie all’aumento della liquidità che, immessa sul mercato, genererebbe consumi e occupazione. Basti pensare, ad esempio, al Patto di stabilità che, in virtù della criticità normativa, non consente ai Comuni di impiegare le proprie risorse nella costruzione di opere pubbliche. Va da sé che l’apertura di cantieri piccoli e grandi si tradurrebbe in un aumento dei posti di lavoro”.
“E’ chiaro – è il commento del Segretario Generale della UIL di Puglia e di Bari, Aldo Pugliese - che bisogna intervenire in maniera concreta e tempestiva, in quanto si rischia, altrimenti, di continuare a perdere quotidianamente posti di lavoro, con un effetto domino devastante. Solo sciogliendo il cordone delle rigidità burocratiche è possibile rilanciare l’economia nazionale e quindi quella pugliese grazie all’aumento della liquidità che, immessa sul mercato, genererebbe consumi e occupazione. Basti pensare, ad esempio, al Patto di stabilità che, in virtù della criticità normativa, non consente ai Comuni di impiegare le proprie risorse nella costruzione di opere pubbliche. Va da sé che l’apertura di cantieri piccoli e grandi si tradurrebbe in un aumento dei posti di lavoro”.
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