BARI. “Bisogna far ripartire i cantieri della ricostruzione post terremoto, ma non si può continuare ad operare in un regime di emergenza permanente: serve una legge ordinaria che regolamenti casi di questo genere”. Lo afferma Michele Bordo, deputato del PD, dopo aver presentato una risoluzione per impegnare il Governo a “ripristinare lo Stato di Criticità al fine di garantire la riattivazione delle procedure per la ricostruzione degli edifici pubblici e privati danneggiati dal sisma” che colpì il Molise e la Puglia il 31 ottobre del 2002.
“Il 31 dicembre 2011 ha cessato di produrre ogni effetto di legge la dichiarazione dello Stato di Criticità , a suo tempo adottata con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, a seguito del parere negativo del Ministero dell’Economia, fondato sull’asserita straordinarietà delle procedure adottate dalla struttura commissariale per la gestione dei fondi”, scrive Bordo anche raccogliendo l’appello dei sindaci dei Comuni pugliesi colpiti dall’emergenza. Gli stessi che “a distanza di 10 anni, denunciano i ritardi con cui procedono i programmi di ricostruzione del patrimonio pubblico e privato, particolarmente quello rurale, a causa dell’incerta disponibilità e dell’incapienza complessiva dei fondi stanziati dal Governo negli anni precedenti, e la mancata previsione di risorse da assegnare a compensazione dei tributi locali non versati dai residenti”.
Oggi i cantieri sono bloccati e non si possono pagare le opere già realizzate, perché “il Consiglio dei Ministri non ha individuato la struttura a cui affidare la gestione dei fondi residui, determinando il blocco delle attività di ricostruzione, mediamente giunte al 50% di quelle stimate nei mesi successivi al sisma”. Di qui la richiesta di ripristinare lo Stato di Criticità , cui si aggiungono quelle di: “stanziare le risorse necessarie al completamento del programma di ricostruzione; promuovere l’adozione di una legge ordinaria dello Stato finalizzata a: disciplinare le attività dedicate alla ricostruzione, risolvere il contenzioso in atto tra lo Stato e i Comuni quanto ai tributi non versati nel periodo di sospensione degli stessi, equiparare i dipendenti pubblici a quelli dei soggetti economici privati nella regolamentazione del versamento dei contributi relativi al periodo di sospensione degli stessi”.
“La gestione delle calamità naturali e delle emergenze sociali deve diventare un’attività ordinaria dello Stato, anche per scongiurare i fenomeni di corruttela e illegalità emersi dopo il terremoto che ha colpito l’Abruzzo – conclude Michele Bordo – Nel frattempo non si possono abbandonare al proprio destino le piccole comunità dei Monti Dauni e del Basso Molise che stanno compiendo ogni sforzo per scongiurare il definitivo spopolamento di paesi e campagne”.
“Il 31 dicembre 2011 ha cessato di produrre ogni effetto di legge la dichiarazione dello Stato di Criticità , a suo tempo adottata con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, a seguito del parere negativo del Ministero dell’Economia, fondato sull’asserita straordinarietà delle procedure adottate dalla struttura commissariale per la gestione dei fondi”, scrive Bordo anche raccogliendo l’appello dei sindaci dei Comuni pugliesi colpiti dall’emergenza. Gli stessi che “a distanza di 10 anni, denunciano i ritardi con cui procedono i programmi di ricostruzione del patrimonio pubblico e privato, particolarmente quello rurale, a causa dell’incerta disponibilità e dell’incapienza complessiva dei fondi stanziati dal Governo negli anni precedenti, e la mancata previsione di risorse da assegnare a compensazione dei tributi locali non versati dai residenti”.
Oggi i cantieri sono bloccati e non si possono pagare le opere già realizzate, perché “il Consiglio dei Ministri non ha individuato la struttura a cui affidare la gestione dei fondi residui, determinando il blocco delle attività di ricostruzione, mediamente giunte al 50% di quelle stimate nei mesi successivi al sisma”. Di qui la richiesta di ripristinare lo Stato di Criticità , cui si aggiungono quelle di: “stanziare le risorse necessarie al completamento del programma di ricostruzione; promuovere l’adozione di una legge ordinaria dello Stato finalizzata a: disciplinare le attività dedicate alla ricostruzione, risolvere il contenzioso in atto tra lo Stato e i Comuni quanto ai tributi non versati nel periodo di sospensione degli stessi, equiparare i dipendenti pubblici a quelli dei soggetti economici privati nella regolamentazione del versamento dei contributi relativi al periodo di sospensione degli stessi”.
“La gestione delle calamità naturali e delle emergenze sociali deve diventare un’attività ordinaria dello Stato, anche per scongiurare i fenomeni di corruttela e illegalità emersi dopo il terremoto che ha colpito l’Abruzzo – conclude Michele Bordo – Nel frattempo non si possono abbandonare al proprio destino le piccole comunità dei Monti Dauni e del Basso Molise che stanno compiendo ogni sforzo per scongiurare il definitivo spopolamento di paesi e campagne”.