110 e lode alla tesi di laurea su Tangentopoli e i corrotti

(Sabrina Sergi)
di Francesco Greco. 7 milioni di vecchie lire nel water: è il 17 febbraio 1992. Comincia Mani Pulite, epopea di fango e vergogna che segue gli anni di piombo e che ha cambiato l’Italia devastandola nell’anima, sottraendo Pil, sviluppo, occupazione, allargando il debito pubblico e rubando la speranza di un futuro a due-tre generazioni. L’amministratore del Pio Albergo Trivulzio di Milano, l’ing. Mario Chiesa, socialista che Craxi scaricò subito (“E’ un mariuolo”), non c’è più. Ma la classe politica protagonista di quella stagione perversa, dalla prima si è riciclata nella seconda e si appresta a farlo, col massimo di arroganza e senso di impunità, nella terza Repubblica. Si propongono come salvatori della patria i suoi assassini implacabili. A quel gelido febbraio seguì una lacerazione della democrazia e il relativismo come arsenico sulla Costituzione. Una stagione di stragi (Capaci, 1000 chili di tritolo per Falcone, la moglie, la scorta), via D’Amelio, Paolo Borsellino e poi le bombe a Firenze, Roma, Milano. Manovre lacrime e sangue (Amato, 90.600 miliardi) e Ciampi, una trentina. I partiti del Novecento dissolti (Dc e Psi), nacque la Lega (alle politiche del ’92 passò dallo 0,48 all’8,6) su input di verginità oggi ridicolizzato tra lauree comprate e diamanti. E ancora: suicidi (Cagliari, già presidente dell’Eni, Raul Gardini, Montedison, Sergio Moroni, socialista). Le monetine a Craxi nel 1993 all’uscita dall’Hotel Raphael e il cappio agitato dalla Lega in Parlamento. Il pm Di Pietro inquisito per una faccenda di prestiti. Senza scordare il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti, passato con percentuali bulgare ma, all’italiana, divenuto “rimborso spese elettorali”: così spendono uno e incassano 5 (meccanismo che piace ai Lusi, ai Trota, ai Penati e alla casta insaziabile di benefit). Poi il berlusconismo: un fil-rouge lo lega a Tangentopoli. Una stagione cupa e squallida di papi, bunga-bunga, leggi per se stessi, in cui i magistrati sono stati aggrediti e delegittimati e una normativa è stata intrecciata attorno a una caduta di etica e legalità sistemici. Oggi, 2012, i magistrati ci dicono che tutto continua più bello e superbo che pria e la casta, con falangi di riciclati, è arroccata a difesa dell’ultimo €: credere che si autoriformi è da ingenui. C’è abbastanza carne al fuoco per farci una bella tesi di laurea da 110 e lode. L’idea è di Sabrina Sergi, di Gagliano, che il 21 marzo s’è laureata all’Università del Salento (Facoltà di Lettere e Filosofia) in Scienze politiche e delle relazioni internazionali (ora è impegnata nella specialistica in Scienze della politica). Ne ha parlato ai venerdì letterari di Salve indetti da “Officina ad altiora” (Carmelo Anastasio e Antonella Oceano). Un pubblico attento ha seguito la relazione della politologa arricchita da vecchi filmati in b/n. Domanda: Dottoressa Sergi, come mai ha scelto per la tesi una materia così difficile e controversa? Risposta: “Ho analizzato il periodo dell’Italia repubblicana che va dal 1991 al 1994, storicamente definito transizione, e giornalisticamente Tangentopoli, perché mi interessava comprendere se effettivamente furono le indagini di Mani Pulite a determinare la fine di un sistema politico che si era stabilizzato da quasi 50 anni, oppure se vi furono fattori endogeni, ovvero interni al sistema, che permisero alla Magistratura di smantellarlo”.

D. Quanti furono gli inquisiti?
R. “2565. Le sentenze definitive sono state circa 670, e nel 1998 i detenuti definitivi soltanto 2”.
D. E quali i reati più contestati?
R. “Corruzione, concussione, finanziamento illecito ai partiti”.
D. Una leggenda metropolitana vuole che Andreotti, senza la strage di Capaci, nel 1992 sarebbe stato salito al Quirinale: dobbiamo crederci?
R. “L’analisi storica parte sempre da fatti che sono avvenuti in maniera certa. Bisogna utilizzare un approccio empirico. Se leggiamo gli articoli dei giornali, fino a quel 22 maggio molti politologi e analisti davano per certa l’elezione di Andreotti. Si ha la sensazione che non c’erano ostacoli. Ma nei giornali del 25 è chiaro che questa prospettiva è irrimediabilmente vanificata”.
D. I giudici dicono che tutto continua: una legge anticorruzione del Parlamento basterebbe o il fenomeno è, come dire, ontologico?
R. “Non penso che sarebbe possibile se non con la sostituzione, attraverso il voto, di coloro che ci rappresentano. La maggioranza politica che tuttora regge il governo tecnico è stata eletta dai cittadini. Dunque, la moralizzazione dovrebbe partire dal basso, dai cittadini che vanno a votare. Il problema è che c’è scarsa partecipazione alla vita politica. Si aspetta sempre che arrivi qualcuno a risolvere i problemi del Paese. Berlusconi riuscì a comprenderlo nel 1994 e vinse le elezioni anche grazie all’effetto di sfiducia nella politica provocato da Tangentopoli”.
D. Anche chi ieri si spacciava per puro oggi si scopre corrotto...
R. “I partiti che nel 1994 si accreditavano come tali e agitavano il cappio contro i corrotti, alla fine sono stati travolti dalle stesse indagini. L’unica soluzione auspicabile sarebbe una più larga e sentita partecipazione dei cittadini alla politica, a partire dalle amministrazioni locali”.
D. I fatti di questi giorni dicono che la situazione è ancora più grave degli anni Novanta…
R. “La corruzione continua e anzi è peggiorata. Ai vari clientelismi si aggiunge il nepotismo delle varie famiglie Bossi, come quello dei coniugi Mastella negli anni scorsi”.
D. Quale programma tv di approfondimento politico segue di più?
R. “Ieri Annozero, oggi Servizio Pubblico. Mi piace anche perchè non si lascia spazio a comizi politici. Bisogna rispondere alle domande senza troppi giri di parole né claques facili di consenso prezzolato”.

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