Berlusconi: non penso al Quirinale
ROMA. "Non e' vero che penso al Quirinale come al mio futuro. Quello che spero e' che, profittando della pausa della contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra, si possa arrivare a un cambiamento dell'assetto istituzionale che renda finalmente governabile questo Paese. Il mio impegno in politica potrebbe concludersi con questo successo". E' quanto rilasciato in un'intervista esclusiva a "Gente", in edicola da lunedi' 30 aprile, dall'ex premier Silvio Berlusconi, che parla anche del passato e del suo "passo indietro".
"Per cambiare davvero l'Italia occorre qualcosa di eccezionale, un accordo tra maggioranza e opposizione che, profittando di un comune sostegno a un governo di tecnici, realizzi quelle riforme che una parte politica da sola non puo' realizzare". Cosi' Silvio Berlusconi. "Chi vede la situazione politica dal di fuori non puo' immaginare quanto siano contorti i meccanismi che la regolano e la paralizzano" prosegue il Cavaliere, per il quale "Abbiamo un numero esagerato di piccoli partiti, che non pensano all'interesse comune ma solo a quello dei loro piccoli leader. Di conseguenza i due partiti piu' grandi devono per forza allearsi con i piu' piccoli, che poi li condizionano. Ogni provvedimento del governo deve affrontare un percorso di guerra: si discute nelle commissioni, si cambia, si vota. Quando finalmente, dopo molti mesi, il disegno di legge arriva in aula con una moltitudine di emendamenti e viene approvato, passa al Senato. Qui deve affrontare lo stesso calvario gia' percorso, e il testo che ne esce e' sempre diverso da quello votato dalla Camera. Allora si torna alla Camera e si ricomincia da capo. Alla fine, se va bene in 18-24 mesi, i due rami del Parlamento si mettono d'accordo, ma se all'inizio il provvedimento era un focoso destriero purosangue, alla fine ci si ritrova con un ippopotamo".
"Per cambiare davvero l'Italia occorre qualcosa di eccezionale, un accordo tra maggioranza e opposizione che, profittando di un comune sostegno a un governo di tecnici, realizzi quelle riforme che una parte politica da sola non puo' realizzare". Cosi' Silvio Berlusconi. "Chi vede la situazione politica dal di fuori non puo' immaginare quanto siano contorti i meccanismi che la regolano e la paralizzano" prosegue il Cavaliere, per il quale "Abbiamo un numero esagerato di piccoli partiti, che non pensano all'interesse comune ma solo a quello dei loro piccoli leader. Di conseguenza i due partiti piu' grandi devono per forza allearsi con i piu' piccoli, che poi li condizionano. Ogni provvedimento del governo deve affrontare un percorso di guerra: si discute nelle commissioni, si cambia, si vota. Quando finalmente, dopo molti mesi, il disegno di legge arriva in aula con una moltitudine di emendamenti e viene approvato, passa al Senato. Qui deve affrontare lo stesso calvario gia' percorso, e il testo che ne esce e' sempre diverso da quello votato dalla Camera. Allora si torna alla Camera e si ricomincia da capo. Alla fine, se va bene in 18-24 mesi, i due rami del Parlamento si mettono d'accordo, ma se all'inizio il provvedimento era un focoso destriero purosangue, alla fine ci si ritrova con un ippopotamo".
Tags:
Politica