Brunetta: di solo rigore si muore
BARI. "L’automobile europea è in panne. Alla guida, le istituzioni europee sembrano non capire cosa stia succedendo, il motore (tedesco) sembra girare (pro domo sua) ma la macchina non riparte. Fuori imperversa una tempesta, la strada verso un riparo sicuro è ancora lunga e all’orizzonte non si intravedono schiarite". Così l'ex ministro e deputato del Pdl Renato Brunetta in un editoriale pubblicato oggi da "Il Giornale". "Cosa sta succedendo? In questa metafora - continua - l’automobile rappresenta l’intero sistema economico europeo. Quello che abbiamo finora imparato dalle analisi condotte sulla crisi è che l’origine di tutti i problemi non può essere ottusamente ricondotta alle criticità di singoli fattori nazionali, ma va cercata in cause sistemiche che necessariamente interessano l’intera comunità. Ora, è forse giunto il momento di fermarsi e rivedere profondamente l’approccio utilizzato per rispondere alla crisi. Di solo rigore e austerità si muore". "L'attenzione - sottolinea l'ex ministro - va rivolta anche all’atteggiamento complessivo della governance europea. Persa e in balia degli eventi, è stata spesso succube vittima delle decisioni del più forte, si è lasciata trascinare lungo un sentiero di scelte miopi perdendo, anche questa volta, la possibilità di assurgere a vero soggetto politico. Sono tre i pilastri su cui concretamente è possibile edificare un nuovo percorso di crescita, i primi due di carattere europeo e l’ultimo strettamente italiano. Primo, un nuovo mandato per la Bce. L’adozione di una pseudo politica monetaria espansiva da parte della Bce attraverso le operazionidi prestito agevolato al sistema bancario ( il famigerato quantitative easing in salsa europea) si è rivelata del tutto inefficace. È giunto il momento non solo di ricalibrare gli strumenti d’azione della banca centrale ma forse anche di ripensare dalle fondamenta gli stessi obiettivi programmatici dell’istituto di Francoforte, attribuendogli il ruolo di «prestatore di ultima istanza » e, soprattutto, dotandolo degli stessi poteri delle altre banche centrali. Secondo, rigore in cambio di crescita. L’Italia e gli altri Stati europei non devono supinamente ratificare il fiscal compact senza la contemporanea adozione di una politica di investimenti sostenuta dall’emissione di eurobond e projectbond garantiti dalla Bce. Tale emissione dovrà essere fatta a tassi di rendimento simili non al rendimento degli attuali Bund ma al loro rendimento di qualche tempo fa, prima della tempesta (3-4%, tasso medio negli ultimi 5 anni). Questo permetterebbe di finanziare la ripresa europea ma soprattutto agirebbe da meccanismo capace di frenare l’ampliarsi del gap di competitività tra paesi europei che è oggi effetto e non più causa delle difficoltà europee e dei rischi di dissolvimento dell’unione monetaria. Terzo, «operazione contropiede» sul debito italiano. Nell’attuale situazione macroeconomica del nostro Paese, nella quale il pareggio strutturale è l’obiettivo imprescindibile da perseguire nel breve periodo, è necessario un duplice intervento straordinario di aggressione al debito. Da un lato, un piano di dismissioni diretto ad alimentare un «fondo per la riduzione del debito ». Il valore di mercato stimato delle unità immobiliari censite si attesta tra i 239 e i 319 miliardi di euro. Dall’altro lato, la costituzione di un «fondo per la garanzia e il riscatto del debito pubblico», diretto all’acquisto di titoli di debito nel mercato secondario e alla collateralizzare dei titoli di nuova emissione, potrebbe contribuire ulteriormente ad abbattere il debito per circa 25-35 punti percentuali". "Il problema non è, quindi, dei singoli stati, non è dei singoli debiti, ma è europeo. Le regole e gli strumenti normativi adatti già ci sono, il Trattato di Lisbona prevede una clausola di solidarietà, che impegna l’Unione e gli Stati membri ad agire congiuntamente per prevenire e reprimere attacchi terroristici e calamità naturali, nonché a prestarsi mutua assistenza, e una clausola di mutua difesa, che prevede l’intervento militare in difesa di uno Stato membro che subisca un’aggressione armata nel proprio territorio. È giunto forse il momento di equiparare gli attacchi di tipo finanziario (speculativo) a quelli di natura terroristica, militare o ambientale. La solidarietà - conclude Brunetta - come presupposto dell’esistenza di tutti. Bella agenda per il Consiglio europeo di giugno".
Tags:
Politica