"A chi appartieni": duro racconto dei tempi moderni

di Francesco Brescia. La prima del mediometraggio “A chi appartieni” prodotto dai giovani biscegliesi Gianluigi Belsito e Michele Caricola tenutasi presso il Politeama Italia di Bisceglie lunedì 16 aprile non poteva che avere luogo nel bel mezzo della Settimana della Cultura (14 – 22 aprile 2012) per un paio di semplicissimi motivi.

Primo: il cinema rientra a pieno titolo nel novero delle arti che “producono cultura”, stimolano senso critico, intrattengono, divertono e fanno riflettere. Secondo: “A chi appartieni” è un chiaro e inconfutabile prodotto culturale, una sintesi dura ma realistica della quotidianità, spesso mortificante, dei tempi moderni. Belsito e Caricola, insieme a tutto il cast, ai tecnici e ai Broken Cords che hanno impreziosito con alcuni dei loro brani il mediometraggio sono riusciti pienamente a ritrarre un mondo (non tanto sommerso) fatto di disagio nel trovare un'occupazione che permetta di sbarcare il lunario, di mille difficoltà attraversate e vissute nel corso dei diversi (e mesti) colloqui di lavoro, di proposte indecenti che mortificano l'animo e la dignità ma gonfiano il portafoglio.

Luigi Di Schiena, Claudia Lerro e Francesco Paolo Palmese, i tre interpreti principali del mediometraggio, oltre a palesare una lodevole qualità artistica, hanno saputo trasmettere tutti quei messaggi che, sicuramente, Belsito e Caricola intendevano comunicare: amicizie che svaniscono, sesso facile e remunerativo, difficoltà economiche, il sottobosco tetro della provincia, bellezza usata come strumento discutibile.

Gli altri interpreti sono Francesco Carrassi, Giustina Buonuomo, lo stesso Gianluigi Belsito, Pia Ferrante, Massimiliano Tedeschi, Francesca Cangelli, Enzo Soldani, Daniela Capriati, Antonio Todisco, Anna Lozito, Mauro Todisco, Nicoletta Tangaro, Nicola Ambrosino, Sergio Ragno, Maria Lanciano, Daniele Pugliese, Giandomenico Veneziani, Nicoletta Ferrante e Damiano Dilillo. A esprimere il gradimento del pubblico, a mio avviso, sono stati stati i secondi intercorsi tra la chiusura dei titoli di coda e l'applauso non scrosciante ma raccolto e sentito: in quei secondi il pubblico ancora rifletteva sui contenuti e sui messaggi chiari lanciati dal lavoro cinematografico e quell'applauso non dilagante ma composto è stato il chiaro ed evidente segnale di un apprezzamento vivo nei confronti di un'opera che mostra, ribadisce e fa riflettere. Un duro racconto dei tempi moderni.

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