BARI. “Il tempo passa, la mobilitazione di lavoratori, legittimamente, si fa sempre più incisiva, ma le cose non cambiano sul versante della risoluzione del problema. La crisi aziendale della congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza, Opera ‘Don Pasquale Uva’, che interessa le case di Bisceglie, Foggia e Potenza, cioè due regioni, Puglia e Basilicata e circa 664 lavoratori, è irreversibile. E questo è noto. Ma da essa si deve pur venire fuori e salvaguardare sia il livello occupazionale sia quello sanitario, di prestazioni necessarie e indispensabili a certe categorie di pazienti. Come già altre volte ho dichiarato, la soluzione, per me, non è quella proposta dall’ente gestore, e cioè la cassa integrazione in deroga, a zero ore, per sei mesi per oltre 600 lavoratori.
Aggiungendo a questo, magari, un finanziamento per appianare i debiti. Questo non è possibile. Se si è arrivati a questo punto è perché il management dell’ente è inadeguato nel gestire le risorse pubbliche e incapace di garantire la salute, dunque nessun risanamento aziendale sarà mai possibile ‘a costo zero’ per quel management. Bisogna scongiurare i licenziamenti e puntare su un piano di risanamento radicale, con dei dirigenti seri e affidabili affiancati da presenze istituzionali che verifichino, controllino e guidino questo processo”.
A riferirlo il consigliere regionale del Gruppo Misto-Psi, Franco Pastore.
Aggiungendo a questo, magari, un finanziamento per appianare i debiti. Questo non è possibile. Se si è arrivati a questo punto è perché il management dell’ente è inadeguato nel gestire le risorse pubbliche e incapace di garantire la salute, dunque nessun risanamento aziendale sarà mai possibile ‘a costo zero’ per quel management. Bisogna scongiurare i licenziamenti e puntare su un piano di risanamento radicale, con dei dirigenti seri e affidabili affiancati da presenze istituzionali che verifichino, controllino e guidino questo processo”.
A riferirlo il consigliere regionale del Gruppo Misto-Psi, Franco Pastore.