Finanziamento partiti: arriva la bocciatura del Consiglio d'Europa

ROMA. Mancava solo la conferma europea: nel Belpaese non c'è una legge efficace contro la corruzione e, i pochi casi perseguiti, sono a rischio di prescrizione. Per di piu' il controllo sul finanziamento pubblico dei partiti e' solo formale e privo di adeguate sanzioni. E' questo il giudizio contenuto in un rapporto sulla corruzione in Italia stilato dal Greco (Gruppo di Stati del Consiglio d'Europa contro la corruzione) frutto di un sopralluogo effettuato in Italia e pubblicato oggi dopo il consenso di rito e le dovute annotazioni del governo italiano. Il Greco, spiega il Coe in una nota, ''ha rilevato profonde carenze nel sistema di finanziamento pubblico dei partiti politici e invita l'Italia a migliorarne la trasparenza''. Secondo gli esperti indipendenti di Strasburgo ''il problema deve essere affrontato e risolto con assoluta priorita', essendo i controlli da parte delle autorita' praticamente formali e frammentarie, senza una vera penalizzazione per le deviazioni, ne' un organismo preposto all'applicazione della legge. Le tre istituzioni di controllo hanno poteri molto limitati, oltre che nessun coordinamento tra loro''. Inoltre, il Greco esorta i partiti a ''sviluppare propri sistemi di controllo interno e sottoporre i loro conti a revisione contabile indipendente'' e raccomanda pure ''una maggiore trasparenza delle proprie finanze. Per esempio, sarebbe opportuno una consistente riduzione della soglia di 50.000 euro al di sotto della quale l'identita' del donatore rimane sconosciuta. Allo stesso modo, devono essere proibite le donazioni anonime. Ma bisogna soprattutto introdurre sanzioni appropriate per la violazione delle norme di finanziamento, che non siano solamente simboliche ma realmente applicate''. Per il Greco ''reprimere con determinazione la corruzione e' un'esigenza impellente. Ecco perche' si sottolinea l'urgente necessita' per l'Italia di ratificare la Convenzione penale sulla corruzione, con i relativi protocolli addizionali, e perche', pienamente integrati nel diritto nazionale, diventino legge dello stato. L'Italia e', infatti, uno dei pochissimi Stati membri del Consiglio d'Europa che non si serve di tali strumenti''. Infine, il Gruppo di Stati del Consiglio d'Europa contro la corruzione si dice ''particolarmente preoccupato per la scarsa efficacia del regime sanzionatorio per i reati di corruzione in Italia e soprattutto del rischio elevato di prescrizione per i casi perseguiti''.

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