Fondi per beni archeologici e museali: così si rifonda la Puglia

di Luigi Laguaragnella. Quanti pugliesi sanno che nella nostra regione sono presenti circa 213 realtà museali? E’ un dato che conferma l’assessore con delega ai beni culturali Angela Barbanente. Si tratta di musei appartenenti ad enti comunali, provinciali o ecclesiastici e addirittura nel numero censito mancano quelli statali. Anche se molti di questi musei non possono ritenersi concrete realtà essendo chiusi al pubblico o non garantiscono un solido apparato di gestione legate alla conservazione nelle teche. Ma qualcosa potrebbe cambiare per molti di questi musei pugliesi.

La Regione ha emesso un bando per favorire un miglioramento e adeguamento degli strumenti di sicurezza e permettere l’apertura di molti siti museali al pubblico, che spesso è vittima delle varie beghe finanziarie e burocratiche legate al settore culturale. La Regione Puglia garantirà una quota di 25 milioni di euro per i musei che parteciperanno al bando. Sono, infatti, 144 le candidature pervenute (30 della provincia di Bari, 12 del brindisino, 15 della Bat, 11 della provincia di Taranto, 36 di Foggia e 40 del leccese) e che gli uffici competenti valuteranno in graduatoria per finanziare i progetti più meritevoli.

 La graduatoria, poi, verrà suddivisa in tre fasce: i musei già istituiti e in corso di allestimento potranno concorrere fino ad un massimo di 800mila euro; 500mila euro andranno ai musei ad inizio attività, mentre quelli in fase ormai avanzata e mediamente funzionanti usufruiranno fino a un massimo di 350mila euro. E’ una suddivisione pensata per valorizzare il maggior numero di progetti. Tra i musei da segnalare nel bando: quello di Torre Alemanna, vicino Cerignola, il polo archeologico di Herdonia, in provincia di Foggia; il museo diocesano di Trani, in provincia Bat, per la sezione dedicata alla civiltà ebraica; la fondazione Pino Pascali, museo d’arte contemporanea di Polignano a mare, in provincia di Bari; il museo civico di Civiltà preclassiche di Ostuni, in provincia di Brindisi, che custodisce i resti della cosiddetta “Donna di Ostuni”, risalente a circa 25mila anni fa e poi i musei diocesano e nicolaiano di Bari. E’ un bando che permetterà un aiuto concreto alla cultura pugliese che latita soprattutto in attrattività turistica. Settore che solo il periodo estivo riempie le coste pugliesi. Sicuramente le numerose realtà museali possono rendersi più costantemente operative e visibili. L’elevata presenza di enti conferma che la Puglia eredita un patrimonio artistico, archeologico e architettonico da invidiare ed è per questo che diventa centrale il ruolo dell’attrattività sulla quale, fino ad ora si è lavorato poco, rendendo ignote a cittadini e turisti le bellezze storico-artistiche regionali. Occorre investire sulla riqualificazione dei poli archeologici in chiave turistica. E a questo bando per favorire l’attività museale si aggiungono, fortunatamente, i 60 milioni di euro che il ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi ha promesso durante la scorsa settimana in visita a Bari: si tratta di fondi europei Poin “Attrattori naturali, culturali e turistici” che la Puglia dovrà utilizzare nei tre poli di Manfredonia (Daunia, castello di Manfredonia e il sito di Siponto), Bari (lavori concentrati nel museo di Santa Scolastica) e Taranto (Magna Grecia, marina di Leporano e il parco archeologico di Manduria). Grazie ai poli molte zone circostanti delle città connetteranno i loro sistemi culturali migliorando quel lavoro di rete che può rappresentare fonte di progresso per tutto il Mezzogiorno.

Rientra nel programma europeo, infatti creare “un’area geograficamente circoscritta in cui si concentrano attrattori culturali e naturali e paesaggistici di particolare pregio e qualità intrinseca, tale da rappresentare - se adeguatamente valorizzata con riferimento sia agli attrattori in essa localizzati, sia alle condizioni e servizi che ne determinano la relativa fruizione - una destinazione capace di attrarre visitatori e di determinare impatti positivi, diretti ed indiretti, sul sistema socio-economico complessivo”. La Puglia, quindi, ha la possibilità di riprendere in mano il suo patrimonio culturale ed essere consapevole della propria ricchezza. Il ministro Ornaghi ha già indicato il tacco d’Italia come apripista per il piano paesaggistico per cambiare il sistema di pianificazione urbanistica. Tra arte, storia e paesaggio, un giorno si potrà essere in tanti … a “venire a ballare in Puglia”.

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