ROMA. Dopo la bagarre sia in Parlamento che dalle parti sociali, il premier Mario Monti non esclude la possibilita' di chiedere la fiducia sul disegno di legge che delinea la riforma del lavoro. In una un'intervista concessa ieri sera all'agenzia Reuters, il presidente del Consiglio si e' detto convinto di poter contare sull'appoggio dell'opinione pubblica e dei partiti che lo hanno sostenuto finora.
''Il voto di fiducia - ha commentato - puo' essere utile, non sarebbe uno strumento eccezionale, vi abbiamo fatto ricorso altre volte''. E' la replica alle polemiche sollevate dopo la diffusione del testo del ddl scaturito dal vertice di maggioranza con i leader di Pdl, Pd e Terzo polo che sembrava aver raggiunto una positiva mediazione anche sull'articolo 18.
Nel testo conclusivo della riforma, rispetto all'impianto varato il 23 marzo alla chiusura del confronto con le parti sociali, le modifiche all'articolo 18 non prevedono piu' solo un indennizzo per i licenziamenti illegittimi per cause economiche, il giudice potra' valutare il reintegro nel posto di lavoro se c'e' ''manifesta insussistenza'' della motivazione. Si tratta di una soluzione che accoglie le richieste dei sindacati.
Monti non si aspettava il giudizio fortemente negativo della Marcegaglia, presidente uscente di Confindustria, che ha parlato di una ''pessima riforma'', avvertendo che se non sara' modificata le aziende ridurranno l'occupazione: ''Mi hanno chiamato molte imprese, mi hanno detto: questa situazione ci porta a non rinnovare contratti a termine e a progetto, e accordi con le partite iva, perche' c'e' rischio di contenzioso e abbiamo paura. Faremo di tutto perche' il Parlamento possa modificare questa riforma''.
Monti ha replicato ricordando che ''il reintegro e' previsto solo in caso di manifesta insussistenza, le aziende non dovrebbero preoccuparsi''. Nel corso dell'intervista alla Reuters, il premier ha inoltre precisato di non credere all'ipotesi che il peggioramento dello spread fra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi si sia verificato per l'incertezza sul varo del ddl: ''Sui mercati ci sono tensioni per ragioni che non hanno nulla a che fare con l'Italia, semmai con qualche altro Stato membro dell'Unione europea e con l'insoddisfazione per le decisioni prese dall'Ecofin sui firewall''.
Per quanto riguarda le reazioni dei partiti al testo del ddl, a quelle positive di Pd e Udc ha fatto seguito quella del Pdl che chiede modifiche sulla flessibilita' del lavoro da realizzare nel corso dell'iter parlamentare della riforma.
Richiesta quest'ultima che rischia di ostacolare l'auspicio del presidente del Consiglio su un percorso del ddl ''sereno e spedito'' in Parlamento, a iniziare dal confronto che iniziera' dopo Pasqua al Senato.