di Nicola Zuccaro. L'improvvisa scomparsa di Pier Mario Morosini ha riportato sugli schermi televisivi e sulle pagine dei giornali un'altra tragica vicenda della recente storia del calcio italiano. Domenica
30 Ottobre 1977 al Pian di Massano si disputa Perugia - Juventus quando al 5' Renato Curi, attaccante perugino si accascia improvvisamente a terra.
Dopo i disperati tentatvi per rianimarlo giunge per voce di Sandro Ciotti, sulle frequenze di "Tutto il Calcio Minuto per Minuto", la tragica notizia : " Renato Curi è morto". L'ondata emotiva in tutta l'Italia calcistica diventa notevole poichè, eccezion fatta per la morte di Ferraris IV deceduto a 43 ma in una gara per vecchie glorie, non c'era stato alcun precedente così drammatico nel pallone italico.
I corsi e ricorsi storici di vichiana memoria trovano nelle morti di Perugia prima e di Pescara poi l'amara riproposizione, costruendo quel filo rosso lungo 35 anni.
La riprosizione non solo di un dramma con la morte sul campo pari a quella sul lavoro (considerato lo status professionistico riconosciuto ai calciatori), ma anche del triste addio in uno stadio con una doverosa differenza cronachistica; l'addio di Curi fu celebrato con il funerale sul terreno di gioco ove si consumò la tragedia, mentre per Morosini l'ultimo saluto, prima dell'estremo in quel di Bergamo (funerali alle 11 di Giovedì 19 Aprile), è stato rivolto da 8.000 persone accorse al Picchi di Livorno. Dopo 35 anni un feretro ha (ri)fatto il suo ingresso in uno stadio dominando il pomeriggio televisivo. Immagini che non si sarebbero volute rivedere unitamente a quelle del malore occorso al povero Pier Mario. Immagini che, pur contro la volontà dei suoi familiari nella relativa riproposizione, devono far riflettere i vertici del calcio italiano preoccupati (accompagnati da una dose di litigiosità ) più a recuperare perchè, d'altronde, lo spettacolo deve andare avanti piuttosto che a varare, sia pure in via straordinaria, quelle misure preventive atte a evitare che tragedie del genere possano ancora e tragicamente ripetersi nel 2012.
Dopo i disperati tentatvi per rianimarlo giunge per voce di Sandro Ciotti, sulle frequenze di "Tutto il Calcio Minuto per Minuto", la tragica notizia : " Renato Curi è morto". L'ondata emotiva in tutta l'Italia calcistica diventa notevole poichè, eccezion fatta per la morte di Ferraris IV deceduto a 43 ma in una gara per vecchie glorie, non c'era stato alcun precedente così drammatico nel pallone italico.
I corsi e ricorsi storici di vichiana memoria trovano nelle morti di Perugia prima e di Pescara poi l'amara riproposizione, costruendo quel filo rosso lungo 35 anni.
La riprosizione non solo di un dramma con la morte sul campo pari a quella sul lavoro (considerato lo status professionistico riconosciuto ai calciatori), ma anche del triste addio in uno stadio con una doverosa differenza cronachistica; l'addio di Curi fu celebrato con il funerale sul terreno di gioco ove si consumò la tragedia, mentre per Morosini l'ultimo saluto, prima dell'estremo in quel di Bergamo (funerali alle 11 di Giovedì 19 Aprile), è stato rivolto da 8.000 persone accorse al Picchi di Livorno. Dopo 35 anni un feretro ha (ri)fatto il suo ingresso in uno stadio dominando il pomeriggio televisivo. Immagini che non si sarebbero volute rivedere unitamente a quelle del malore occorso al povero Pier Mario. Immagini che, pur contro la volontà dei suoi familiari nella relativa riproposizione, devono far riflettere i vertici del calcio italiano preoccupati (accompagnati da una dose di litigiosità ) più a recuperare perchè, d'altronde, lo spettacolo deve andare avanti piuttosto che a varare, sia pure in via straordinaria, quelle misure preventive atte a evitare che tragedie del genere possano ancora e tragicamente ripetersi nel 2012.