MILANO. Se Davide Boni ha deciso di dimettersi dall'incarico di presidente del Consiglio regionale della Lombardia, lo ha fatto perche' per lui e' ''un imperativo morale'' seguire l'esempio di Bossi. Lo precisa lo stesso Boni in una nota, sottolineando come la decisione sul passo indietro sia stata presa ''in totale autonomia'' dato che ''nessuno me lo ha chiesto''.
''Il triumvirato - spiega il dirigente leghista - sia in precedenza, sia in occasione della riunione con i Consiglieri regionali, durante la quale sono state discusse le dimissioni di Monica Rizzi, non ha mai chiesto le mie dimissioni, rinnovandomi la fiducia''. E anche la segreteria federale della Carroccio, puntualizza, ''mi ha concesso fiducia incondizionata, confermandola nel tempo''.
Ma se si considera che ''il mio segretario federale, Umberto Bossi, ha fatto un passo indietro per agevolare una serena condizione politica per il movimento'', allora ''faccio anch'io un passo indietro, precisando che nessuno me l'ha mai chiesto, in totale autonomia, quindi, ed in assenza di qualsivoglia nuovo elemento riguardante le indagini che mi hanno mio malgrado coinvolto''.
Il riferimento e' all'inchiesta avviata nei suoi confronti dalla Procura di Milano per presunta corruzione. ''Dopo 22 anni di militanza - continua Boni - non posso e non voglio pero' fare altro, ancora una volta, che seguire l'esempio del mio segretario federale, Umberto Bossi, al quale gia' rimisi il mandato un mese fa. Se fa un passo indietro lui, diviene un imperativo morale per me seguirlo''.
''Il triumvirato - spiega il dirigente leghista - sia in precedenza, sia in occasione della riunione con i Consiglieri regionali, durante la quale sono state discusse le dimissioni di Monica Rizzi, non ha mai chiesto le mie dimissioni, rinnovandomi la fiducia''. E anche la segreteria federale della Carroccio, puntualizza, ''mi ha concesso fiducia incondizionata, confermandola nel tempo''.
Ma se si considera che ''il mio segretario federale, Umberto Bossi, ha fatto un passo indietro per agevolare una serena condizione politica per il movimento'', allora ''faccio anch'io un passo indietro, precisando che nessuno me l'ha mai chiesto, in totale autonomia, quindi, ed in assenza di qualsivoglia nuovo elemento riguardante le indagini che mi hanno mio malgrado coinvolto''.
Il riferimento e' all'inchiesta avviata nei suoi confronti dalla Procura di Milano per presunta corruzione. ''Dopo 22 anni di militanza - continua Boni - non posso e non voglio pero' fare altro, ancora una volta, che seguire l'esempio del mio segretario federale, Umberto Bossi, al quale gia' rimisi il mandato un mese fa. Se fa un passo indietro lui, diviene un imperativo morale per me seguirlo''.
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