BARI. ''Qualora vi fosse stata un'effettiva e proficua collaborazione e doveroso scambio di informazioni, che non risulta esservi stato, tra i vari magistrati dell'Ufficio del pm assegnatari dei singoli filoni di indagine, la nostra assistita, dottoressa Lea Cosentino, non sarebbe mai stata attinta da alcuna richiesta di misura cautelare, in quanto pacificamente estranea al delineato sodalizio criminoso che, secondo l'impostazione accusatoria, gestiva la sanita' nella Regione Puglia''.
Lo sostengono gli avvocati Francesca Conte e Massimo Roberto Chiusolo, difensori dell'ex direttore generale dell'Asl Bari, Lea Cosentino, indagata in piu' fascicoli di indagine sulla sanita' pugliese da parte della Procura della Repubblica di Bari, compreso quello relativo al concorso per primario di chirurgia toracica dell'Ospedale 'San Paolo', unitamente al governatore Nichi Vendola. Per questo ''ci fa piacere, come pure ha sollecitato il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola - aggiungono i due legali - che venga fatta chiarezza su come siano state gestite e coordinate le inchieste sulla sanita' pugliese. Invero - sottolineano gli avvocati Chiusolo e Conte - la parcellizzazione delle indagini e, circostanza ben piu' allarmante ed incomprensibile, la mancata comunicazione degli esiti investigativi raccolti tra i vari pm, che pure agivano all'interno in un pool, hanno determinato una paradossale frammentazione del quadro di insieme, che, qualora letto unitariamente, avrebbe consentito di apprezzare come la dottoressa Cosentino non fosse coinvolta in alcuna cupola del malaffare''. Secondo i due avvocati, ''la segmentazione delle indagini ha determinato altresi' che i giudici chiamati ad esprimersi sulle singole richieste del pm abbiano avuto, gioco forza, una visione parziale delle vicende, che, invece, andavano inquadrate in una piu' ampia cornice, onde offrire un quadro d'insieme in cui fossero chiari i ruoli e le responsabilita'. Cosicche', a nostro parere, v'e' stata una gravissima lesione del diritto di difesa patito dalla dottoressa Cosentino, che se avesse potuto disporre, sin dal primo momento, di tutti i rilevanti atti di indagine compiuti, che stanno affiorando progressivamente, avrebbe immediatamente dimostrato la propria innocenza e, in quota maggiormente significativa, contrastato efficacemente le domande cautelari, che venivano avanzate nei suoi confronti''.
Infine arriva un attacco alla Procura di Bari. ''In un ufficio delicato come quello della Procura della Repubblica - sostengono i due legali - non e' concepibile che la mano destra non sappia quello che fa la sinistra, specie allorquando siano in gioco valori rilevantissimi quali la liberta' personale e l'onorabilita' di un cittadino''.
Lo sostengono gli avvocati Francesca Conte e Massimo Roberto Chiusolo, difensori dell'ex direttore generale dell'Asl Bari, Lea Cosentino, indagata in piu' fascicoli di indagine sulla sanita' pugliese da parte della Procura della Repubblica di Bari, compreso quello relativo al concorso per primario di chirurgia toracica dell'Ospedale 'San Paolo', unitamente al governatore Nichi Vendola. Per questo ''ci fa piacere, come pure ha sollecitato il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola - aggiungono i due legali - che venga fatta chiarezza su come siano state gestite e coordinate le inchieste sulla sanita' pugliese. Invero - sottolineano gli avvocati Chiusolo e Conte - la parcellizzazione delle indagini e, circostanza ben piu' allarmante ed incomprensibile, la mancata comunicazione degli esiti investigativi raccolti tra i vari pm, che pure agivano all'interno in un pool, hanno determinato una paradossale frammentazione del quadro di insieme, che, qualora letto unitariamente, avrebbe consentito di apprezzare come la dottoressa Cosentino non fosse coinvolta in alcuna cupola del malaffare''. Secondo i due avvocati, ''la segmentazione delle indagini ha determinato altresi' che i giudici chiamati ad esprimersi sulle singole richieste del pm abbiano avuto, gioco forza, una visione parziale delle vicende, che, invece, andavano inquadrate in una piu' ampia cornice, onde offrire un quadro d'insieme in cui fossero chiari i ruoli e le responsabilita'. Cosicche', a nostro parere, v'e' stata una gravissima lesione del diritto di difesa patito dalla dottoressa Cosentino, che se avesse potuto disporre, sin dal primo momento, di tutti i rilevanti atti di indagine compiuti, che stanno affiorando progressivamente, avrebbe immediatamente dimostrato la propria innocenza e, in quota maggiormente significativa, contrastato efficacemente le domande cautelari, che venivano avanzate nei suoi confronti''.
Infine arriva un attacco alla Procura di Bari. ''In un ufficio delicato come quello della Procura della Repubblica - sostengono i due legali - non e' concepibile che la mano destra non sappia quello che fa la sinistra, specie allorquando siano in gioco valori rilevantissimi quali la liberta' personale e l'onorabilita' di un cittadino''.
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